L’estasi si produce in varie forme, e queste sono dovute alla differenza di grado e alle varie cause che la possono provocare.
- Tra le varie religioni dell’antichità (e anche attualmente, presso alcune sette), l’estasi più diffusa era l’estasi orgiastica. Era provocata generalmente con musica, danze, bevande inebrianti (oggi anche con sostanze stupefacenti). In questo tipo di estasi possono essere inclusi i fachiri dell’India, l’estasi degli orgiasti greci e delle baccanali, l’estasi dei dervisci arabi, il comportamento dei sacerdoti siri presentati dai classici, i culti di Dioniso e di Cibele, la trance del Shamàn tra i samoiedi in Siberia e tra i lapponi, le donne estatiche che predicano in Finlandia, i profeti dei Cevennes nel 17° e 18° secolo.
Un vasto movimento di questo genere – con forma collettiva – nacque in Frigia per poi passare in Canaan e toccare Israele verso il secolo 11° a. E. V., per dilatarsi successivamente da lì fino alla Grecia e all’India. In Frigia si rese concreto nel culto della grande Cibele (di origine forse anatolica, in Asia Minore – moderna Turchia -, dove esisteva sin dal tempo preistorico), trapiantatosi lì prima ancora dell’arrivo dei frigi (circa 950 a. E. V.). Dall’Asia si diffuse in Tracia e nelle isole per giungere in Grecia unitamente al culto di Rea, “la madre degli dèi”. Nel 205 a. E. V. un oracolo sibillino ne conferma la presenza a Roma. Il culto era accompagnato da manifestazioni orgiastiche ad opera soprattutto dei coribanti (che prima erano considerati demòni che ne formavano il corteo), che con danze e musiche seguivano la dea al lume di torce nelle foreste e sulle montagne. L’eccitazione orgiastica, le orge e le musiche provocavano un’eccitazione indicibile che giungeva perfino all’auto-ferimento e al supremo atto di consacrazione totale alla dea: la mutilazione sessuale che rendeva gli uomini eunuchi. Si notino le somiglianze con il culto di Ashtoret in Fenicia, anche se qui i ferimenti non portavano alla mutilazione sessuale. – Cfr. Apuleio, Metamorfosi 8,27;2,52.
Residuo di tale fenomeno può essere considerato il montanismo, tanto più se si considera che Montano era stato un seguace e un sacerdote della dea Cibele prima di convertirsi al “cristianesimo”, e che proveniva proprio da quella Frigia che era il centro di tale culto. Era quindi ovvio che egli si sentisse più di altri portato a esagerare l’influsso dello spirito santo che, secondo lui, scendendo su una persona le toglieva ogni coscienza.
- Nei culti orfici v’era l’estasi mistica. Qui, anziché provocare l’estati con intossicazioni, si cercava di ottenere il medesimo effetto con l’astensione da ciò che era terreno e con riti di purificazione. Questa esperienza passò poi ai neoplatonici (Plotino, Filone) e si diffuse tra i mistici cosiddetti cristiani, tra i sufi dell’Islam e in parte anche tra i movimenti dello Yoga (India). Nelle manifestazioni più alte, tale concentrazione giungeva perfino – dicono gli adepti – ad una temporanea pretesa separazione tra anima e corpo (un’anima separata dal corpo non è una concezione biblica: per la Scrittura l’anima è il corpo). L’“anima” di Ermotino di Clazomene si dice che lasciasse a lungo il corpo senza alcun movimento, come se fosse morto, per visitare lo spazio e carpirne i misteri e i segreti. Si narra che una volta i suoi amici ne bruciarono il corpo, così che lui non poté più rientrare in esso. – Erodoto, Storie 4,13-15.