In questo studio continuiamo l’analisi della profezia delle 70 settimane, iniziata nello studio precedente.

   Si noti che l’angelo Gabriele non parla di giorni, ma di “settanta settimane” (Dn 9:24). È vero che 70 settimane sono composte da 490 giorni (70 x 7 = 490), ma perché allora non dire ‘490 giorni’? Inoltre, la ricostruzione di Gerusalemme richiese ben più tempo di 490 giorni. Deve trattarsi dunque di anni: 490 anni. Abbiamo perciò:

“Settanta settimane”

Dn 9:24

70 x 7 = 490 anni

“sette settimane”

Dn 9:25

7 x 7 = 49 anni

“sessantadue settimane”

Dn 9:25

62 x 7 = 434 anni

“una settimana”

Dn 9:27

7 anni

   Non ci resta ora che sapere da quando far partire i 490 anni. Alla morte di Ciro il Grande, re di Persia, gli succedette il figlio Cambise II. Dopo la morte di Cambise il regno successivo durò sette mesi, e sembra che durante questo breve regno un’accusa contro gli ebrei venisse presentata all’allora re di Persia, chiamato nella Bibbia “Artaserse” (forse un nome o titolo regale). Questa volta le accuse sfociarono nell’interdetto reale che intimò di sospendere la costruzione del Tempio decretata da Ciro (Esd 4:7-23). Salì quindi al trono di Persia Dario I (Dario il Grande, figlio di Istaspe). I lavori del Tempio rimasero fermi “fino al secondo anno del regno di Dario, re di Persia” (Esd 4:24). A Gerusalemme, con l’approvazione di Dario, furono poi ripresi i lavori del Tempio, che fu completato nel sesto anno del suo regno (Esd 6:1-15). Fu poi la volta di Serse, figlio di Dario. E arriviamo così ad Artaserse Longimano, successore di Serse.

   Artaserse Longimano ci interessa per aver autorizzato Esdra a tornare a Gerusalemme con un’ingente contribuzione per il Tempio. Questo avvenne nel settimo anno del regno di Artaserse (Esd 7:1-26;8:24-36). Durante il 20° anno di Artaserse, Neemia ebbe il permesso di tornare a Gerusalemme per ricostruire la città:

“Parole di Neemia, figlio di Acalia. Nel mese di Chisleu del ventesimo anno, mentre mi trovavo nel castello di Susa, Anani, un mio fratello, e alcuni altri uomini arrivarono da Giuda. Io li interrogai riguardo ai Giudei scampati, superstiti della deportazione, e riguardo a Gerusalemme. E quelli mi risposero: ‘I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in gran miseria e nell’umiliazione; le mura di Gerusalemme restano in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco’”. – Nee 1:1-3.

“Il ventesimo anno del re Artaserse, il vino stava davanti al re; io lo presi e glielo versai. Io non ero mai stato triste in sua presenza. Il re mi disse: ‘Perché hai l’aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che per una preoccupazione’. Allora fui colto da grande paura, e dissi al re: ‘Viva il re per sempre! Come potrei non essere triste quando la città dove sono le tombe dei miei padri è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco?’. E il re mi disse: ‘Che cosa domandi?’. Allora io pregai il Dio del cielo; poi risposi al re: ‘Se ti sembra giusto e il tuo servo ha incontrato il tuo favore, mandami in Giudea, nella città dove sono le tombe dei miei padri, perché io la ricostruisca’. Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: ‘Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?’. La cosa piacque al re, che mi lasciò andare, e gli indicai una data. Poi dissi al re: ‘Se il re è disposto, mi si diano delle lettere per i governatori d’oltre il fiume affinché mi lascino passare ed entrare in Giuda, e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, affinché mi dia del legname per costruire le porte della fortezza annessa al tempio del Signore, per le mura della città, e per la casa che abiterò’. Il re mi diede le lettere, perché la benefica mano del mio Dio era su di me”. – Nee 2:1-8.

   Nel “ventesimo anno del re Artaserse” fu quindi emanato il decreto di cui parla Dn 9:25: “Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme”.

   Non è così scontato identificare il “ventesimo anno del re Artaserse”. Gli storici, infatti, non sono pienamente concordi. Diversi storici additano l’anno tradizionale del 445 a. E. V. come 20° anno di regno. Altri il 455 a. E. V.. Ci sono però validissimi motivi per propendere per il 455 a. E. V.: duplici testimonianze storiche delle fonti greca e babilonese.

   Fonte greca. Temistocle, un politico e generale ateniese, cadde in disgrazia presso i suoi concittadini e cercò scampo in Persia. Secondo lo storico greco Tucidide (I, CXXXVII, 3), noto per la sua accuratezza, in quel tempo Temistocle “inviò una lettera al re Artaserse figlio di Serse, che era salito al trono da poco”. Il biografo greco Plutarco (Vita di Temistocle, XXVII, 1) afferma che “Tucidide, e Carone di Lampsaco, riferiscono che dopo che Serse era morto Temistocle incontrò il figlio, Artaserse”. Carone era un suddito persiano che visse nel periodo del passaggio del regno da Serse ad Artaserse. Dalle testimonianze di Tucidide e di Carone di Lampsaco si desume che quando Temistocle arrivò in Persia, Artaserse aveva da poco cominciato a regnare. Questo è un dato importante perché possiamo stabilire quando Artaserse cominciò a regnare mediante un calcolo a ritroso, partendo dalla morte di Temistocle. Lo storico Diodoro Siculo (XI, 54, 1; XI, 58, 3) descrive la morte di Temistocle insieme ad altri avvenimenti verificatisi “quando Prassiergo era arconte in Atene”. Prassiergo fu arconte ad Atene nel 471/470 a. E. V. (Alan E. Samuel, Greek and Roman Chronology, Monaco, 1972, pag. 206). Secondo Tucidide, l’arrivo di Temistocle in Persia fu seguito da un anno di studio della lingua in preparazione dell’udienza con Artaserse. Dopo ciò, il re gli concesse di stabilirsi in Persia. Dato che Temistocle morì nel 471/470 a. E. V., non può essersi stabilito in Persia più tardi del 472 a. E. V., e deve esservi arrivato un anno prima, nel 473 a. E. V.. A quel tempo Artaserse “era salito al trono da poco”. M. de Koutorga così riassume: “Abbiamo visto che, secondo la cronologia di Tucidide, Serse morì verso la fine del 475 a.E.V., e che, secondo il medesimo storico, Temistocle arrivò in Asia Minore poco dopo l’ascesa al trono di Artaserse Longimano” (Mémoires présentés par divers savants à l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres de l’Institut Impérial de France, prima serie, vol. VI, parte II, Parigi, 1864, pag. 147). Ed E. Levesque osserva: “È pertanto necessario, stando al Chronicon Alexandrinum, collocare la morte di Serse nel 475 a. E. V., dopo undici anni di regno. Lo storico Giustino [Giuniano], III, 1, conferma questa cronaca e le affermazioni di Tucidide. Secondo lui, all’epoca dell’assassinio di Serse, il figlio Artaserse non era che un fanciullo, puer, il che è vero se Serse morì nel 475. Artaserse aveva allora 16 anni, mentre nel 465 ne avrebbe avuti 26, e ciò non giustificherebbe più l’espressione di Giustino. Secondo questa cronologia, giacché Artaserse cominciò a regnare nel 475, il 20° anno del suo regno dev’essere stato il 455 e non il 445 come abbastanza spesso si sente dire”. – Revue apologétique, Parigi, 1939, vol. 68, pag. 94.

   Fonte babilonese. Scavi eseguiti in Babilonia hanno portato alla luce un palazzo di Serse ultimato nel 496 a. E. V.. A. T. Olmstead scrive: “Apprendiamo che il 23 ottobre del 498 a Babilonia era in corso di costruzione la casa del figlio del re [il figlio di Dario, Serse]; senza dubbio si tratta del palazzo di Dario nella parte centrale che abbiamo già descritto. Due anni dopo [nel 496 a. E. V.], un documento commerciale della vicina Borsippa fa riferimento al ‘nuovo palazzo’ come già ultimato” (History of the Persian Empire, pag. 215). Altre due tavolette d’argilla costituiscono un’ulteriore testimonianza della coreggenza di Serse e Dario. Una è un testo commerciale relativo all’affitto di un edificio nell’anno di accessione di Serse. Questa tavoletta porta la data del primo mese dell’anno, nissàn (R. Campbell Thompson, A Catalogue of the Late Babylonian Tablets in the Bodleian Library, Oxford, Londra, 1927, pag. 13, tavoletta A. 124). L’altra tavoletta – fatto degno di nota – non attribuisce a Serse il titolo di “re di Babilonia, re di paesi”, che era comune a quel tempo (M. San Nicolò e A. Ungnad, Neubabylonische Rechts- und Verwaltungsurkunden übersetzt und erläutert, Lipsia, 1934, vol. I, parte 4a, pag. 544, tavoletta n. 634, classificata VAT 4397). Queste due tavolette fanno pensare, perché di solito l’anno di ascensione di un re comincia dopo la morte del suo predecessore. Tuttavia ci sono testimonianze che il predecessore di Serse (Dario) visse fino al settimo mese del suo ultimo anno, mentre questi due documenti concernenti l’anno di ascensione di Serse recano date anteriori al settimo mese. Questi documenti, quindi, non si riferiscono a un periodo di ascensione di Serse posteriore alla morte del padre, ma a un anno di ascensione durante la sua reggenza con Dario. Se tale anno di ascensione fu il 496 a. E. V., quando il palazzo di Serse a Babilonia era stato ultimato, il suo primo anno come coreggente sarebbe iniziato il nissàn successivo, nel 495 a. E. V., e il suo 21° e ultimo anno di regno avrebbe avuto inizio nel 475 a. E. V.. In tal caso Serse avrebbe regnato 10 anni con Dario (dal 496 al 486 a. E. V.) e 11 anni da solo (dal 486 al 475 a. E. V.). Si consideri anche che gli storici sono concordi nel dire che il primo anno di regno di Dario II iniziò nella primavera del 423 a. E. V.. Una tavoletta babilonese indica che nel suo anno di ascensione Dario II era già sul trono il 4° giorno dell’11° mese, cioè il 13 febbraio del 423 a. E. V. (R. A. Parker e W. H. Dubberstein, Babylonian Chronology, 626 B.C.–A.D. 75, 1971, pag. 18). Altre due tavolette mostrano che Artaserse continuò a regnare dopo il 4° giorno dell’11° mese del suo 41° anno. Una porta la data del 17° giorno dell’11° mese del suo 41° anno (Ibidem). L’altra reca la data del 12° mese del suo 41° anno (Old Testament and Semitic Studies, a cura di Harper, Brown e Moore, 1908, vol. 1, pag. 304, tavoletta n. 12, classificata CBM, 5505). Perciò Artaserse non fu sostituito nel trono durante il suo 41° anno di regno, ma regnò per l’intero anno. Questo indica che Artaserse deve aver regnato più di 41 anni e che il suo primo anno di regno non deve quindi contarsi dal 464 a. E. V.. Una prova che Artaserse Longimano continuò a regnare dopo il suo 41° anno è data da un documento commerciale di Borsippa datato al 50° anno di Artaserse (E. Leichty e A. K. Grayson, Catalogue of the Babylonian Tablets in the British Museum, vol. VII: Tavolette provenienti da Sippar 2, 1987, pag. 153; tavoletta classificata B. M. 65494). Una delle tavolette che collegano la fine del regno di Artaserse con l’inizio del regno di Dario II è così datata: “51° anno, anno di ascensione, 12° mese, giorno 20, Dario, re di paesi” (Albert T. Clay, The Babylonian Expedition of the University of Pennsylvania, Series A: Cuneiform Texts, 1908, vol. VIII, parte I, pagg. 34, 83, e tavola 57, tavoletta n. 127, classificata CBM 12803). Dato che il primo anno di regno di Dario II fu il 423 a. E. V., il 51° anno di regno di Artaserse dev’essere stato il 424 a. E. V. e il suo primo anno di regno il 474 a. E. V..

   Perciò, le testimonianze storiche provenienti dalle fonti greca e babilonese concordano nell’additare il 475 a. E. V. come anno di ascensione di Artaserse e il 474 a. E. V. come suo primo anno di regno. Di conseguenza il 20° anno di Artaserse, anno da cui cominciano a contarsi le 70 settimane di Dn 9:24, fu il 455 a. E. V..

   Abbiamo così il seguente schema:

Settanta settimane (Dn 9)

“Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme”.

– V. 25.

Iniziano le “settanta settimane”,

nel 455 a. E. V.

“Fino a Messia [il] Condottiero, ci saranno sette settimane, anche sessantadue settimane”. – V. 25, TNM.

7 + 62 settimane = 69 settimane

69 x 7 = 483 anni

> 28 E. V.

    L’anno cui si arriva è il 28 E. V.: l’anno in cui Yeshùa si presentò pubblicamente, iniziando il suo ministero. Il calcolo è matematico: 455 + 28 = 483.

   La profezia di Dn continua: “Egli stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta” (9:27). “Una settimana” è una settimana di anni, per cui si tratta di sette anni. “In mezzo alla settimana” indica il periodo dopo tre anni e mezzo.

Evento

Anno E. V.

Termine delle 7 + 62 = 69 settimane = 483 anni (69 x 7)

a partire dal 455 a. E. V.

28

U

L

T

I

M

A

S

E

T

T

I

M

A

N

A

1

Primo giorno = anno dell’ultima settimana

Dopo nissàn 28

2

Secondo giorno = anno dell’ultima settimana

Dopo nissàn 29

3

Terzo giorno = anno dell’ultima settimana

Dopo nissàn 30

½

Morte di Yeshùa, “agnello di Dio”

14 nissàn 30

4

Quarto giorno = anno dell’ultima settimana

Dopo nissàn 31

5

Quinto giorno = anno dell’ultima settimana

Dopo nissàn 32

6

Sesto giorno = anno dell’ultima settimana

Dopo nissàn 33

7

Settimo giorno = anno dell’ultima settimana

Dopo nissàn 34

   “In mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta”: con la sua morte Yeshùa pose fine ai sacrifici e alle offerte previste dalla Legge. Yeshùa “è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna”. – Eb 9:12.

   Cosa accadde alla fine dell’ultima settimana di anni? “Egli stabilirà un patto con molti, per una settimana”. Gli ebrei, nel loro insieme, non accettarono Yeshùa come Messia. Yeshùa poté stabile “un patto” solo con “molti” giudei, ma non con tutti. Dopo la sua morte, la via era ancora aperta per i giudei, e solo per loro. Ma venne il tempo in cui la porta fu aperta anche ai non ebrei. Alla fine delle 70 settimane di anni – dopo il nissàn del 34 E. V. -, l’apostolo Pietro ricevette il comando di predicare a un gentile, Cornelio (At 10:1-48). Ora il “patto con molti” non era più circoscritto ai giudei. La salvezza veniva predicata anche agli incirconcisi gentili.

   Il direttivo dei Testimoni di Geova sbaglia i conti, affermando: “Dal 455 a.E.V. all’1 E.V. ci sono 455 anni interi. Aggiungendo i rimanenti 28 anni (per fare 483 anni) si arriva al 29 E.V., l’anno esatto in cui Gesù di Nazaret fu battezzato in acqua e unto con spirito santo, e in cui cominciò il suo ministero pubblico come Messia, o Cristo. — Lu 3:1, 2, 21, 22” (Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 2, pag. 573). L’errore sta nell’affermare che “Dal 455 a.E.V. all’1 E.V. ci sono 455 anni interi” (Ibidem). La matematica non è un’opinione. Dal 455 all’1 a. E. V. compreso ci sono 455 anni interi. Se s’include l’1 E. V. occorre aggiungere un anno. Ai 455 anni a. E. V. occorre aggiungere i primi 28 anni dell’E. V. per ottenere i 483 anni delle 69 settimane (69 x 7 = 483). Si potrebbe osservare che è dopo la fine del 483° anno che si deve verificare l’evento, poiché Dn dice: “Fino a Messia [il] Condottiero, ci saranno sette settimane, anche sessantadue settimane” (9:25, TNM). Vero. E le 69 settimane terminano nell’anno 28 E. V.. Ma dopo le 69 settimane non si entra automaticamente nell’anno 29. Gli anni biblici non iniziano a gennaio, ma con il 1° di nissàn. Nell’anno 28, quindi, abbiamo sia il termine di 483 anni completi che l’inizio del 484° anno o primo anno dell’ultima settimana di anni.

   Il direttivo americano sembra voler far tornare i conti a tutti i costi, adottando l’idea tradizionale che Yeshùa sarebbe morto nel 33 E. V. e che il suo ministero pubblico sarebbe durato circa tre anni e mezzo. È partendo da questi dati errati che a ritroso si è costretti a risalire al 29 E. V., data errata come conseguenza delle premesse errate.