Nel precedente Excursus abbiamo esaminato gli errori interpretativi dell’americana Watchtower circa la profezia dei 70 anni. Qui esaminiamo i suoi tentativi di delegittimare le fonti storiche che stabiliscono il 587 a. E. V. (e non il 607) quale anno della distruzione di Gerusalemme.
Si legge ne La Torre di Guardia del 1° giugno 1978, a pag. 30:
“Quanto è accurata la cronologia dell’antico Impero Babilonese attualmente accettata? Per molti anni i cronologi hanno preso molto seriamente l’elenco dei re compilato da Tolomeo Claudio, studioso greco del secondo secolo, considerato spesso il più grande astronomo dell’antichità. Tuttavia, nel suo nuovo libro ‘The Crime of Claudius Ptolemy’, il noto fisico Robert R. Newton dell’Università John Hopkins presenta la prova che Tolomeo ‘inventò di proposito’ molte osservazioni astronomiche per dimostrare certe teorie da lui formulate, ‘onde poter asserire che le osservazioni convalidavano le sue teorie’. La rivista ‘Scientific American’, nei suoi commenti sul libro di Newton, osserva: ‘In tale falsificazione Tolomeo può essere giunto a inventare la durata del regno dei re babilonesi. Dato che la moderna ricostruzione della cronologia babilonese è stata basata in gran parte su una lista di re di cui Tolomeo si servì per precisare le date di presunte osservazioni babilonesi, secondo Newton ‘tutta la cronologia di una certa importanza deve ora essere riesaminata senza più riporre alcuna fiducia nella lista tolemaica [dei re]’’. — Ottobre 1977, pag. 80.”.
Nel marzo del 1979 però la stessa Scientific American trattava di nuovo del libro di Newton per dire: “Storici ed astronomi hanno studiato il libro [di Newton] e parecchi hanno concluso che l’accusa di frode rivolta a Tolomeo è infondata”, “Il processo di Newton contro Tolomeo crolla perché esso si basa su una imperfetta analisi statistica e sull’inosservanza dei metodi dell’antica astronomia”.
Di quest’aggiornamento l’editore americano dei Testimoni di Geova non dava però mai notizia, e ancor oggi l’opinione obsoleta riportata da Scientific American e da essa stessa successivamente corretta, viene ancora citata come prova.
Come poté il fisico Robert R. Newton giungere alle sue conclusioni sbagliate? Lo zampino della Watchtower si svela nella prefazione del suo libro, in cui lui ringrazia un collaboratore che gli ha fornito chiarimenti sul rapporto tra la cronologia e l’astronomia: un Testimone di Geova. Ecco così spiegati gli errori in cui incorse e che fecero dichiarare a Scientific American che “il processo di Newton contro Tolomeo crolla” (Numero di marzo 1979). Il fisico Newton in seguito ammise onestamente: “La cronologia babilonese non è il mio campo”.
La citata Torre di Guardia commentava così la citazione poi rivelatasi priva di consistenza: “Queste scoperte illustrano come non ci sia da fidarsi della storia e dei calcoli cronologici secolari quando contrastano con la Bibbia. A differenza degli storici secolari, gli scrittori della Bibbia non avevano nulla da guadagnare presentando i fatti sotto falsa luce” (Ibidem). Noi osserviamo che alla luce dei fatti le scoperte non “contrastano con la Bibbia” (Ibidem), ma che di certo l’interpretazione della Watchtower contrasta con la Bibbia. Gli scrittori della Bibbia non hanno mai presentato i fatti sotto falsa luce, ma dobbiamo prendere atto che la Watchtower lo fa, proprio come nel caso della citazione di Scientific American, mai da essa aggiornata.
Eccola la citazione aggiornata e definitiva di Scientific American:
L’accusa mossa da Newton è inconsistente. Tolomeo è considerato il maggiore astronomo dell’antichità. La sua opera ‘E Matematike Syntaxis (Trattato di Matematica), rinominata Almagesto (Il più grande) dai dotti arabi del secolo nono, espone un’ampia teoria dei moti planetari che fu accettata per 1400 anni. Sulla base di tale teoria Tolomeo elaborò un sistema matematico che permetteva di prevedere le posizioni future dei pianeti. Nella Sintaxis Tolomeo incluse anche il più esteso catalogo stellare dell’antichità. La Sintaxis contiene numerosi riferimenti ai precursori di Tolomeo e particolarmente a Ipparco (il compilatore del primo catalogo stellare), e in parecchi casi gli scritti di Tolomeo sono per gli storici l’unica fonte di informazione sulla antica astronomia greca e sulla cronologia babilonese. Questi scritti, per esempio, contengono l’unica lista della durata dei regni babilonesi che sia giunta fino a noi.
Nel suo libro The Crime of Claudius Ptolemy Newton accusa l’astronomo di avere inventato sistematicamente i dati che sono alla base della sua teoria dei moti planetari. Questo, scrive il Newton, ha reso Tolomeo “il più fortunato impostore della storia della scienza” e l’autore del testo che “ha arrecato all’astronomia più pregiudizio di qualunque altra opera che sia mai stata scritta”. La base del processo intentato da Newton è l’analisi statistica, un procedimento per mezzo del quale egli ha voluto dimostrare che la precisione di alcune osservazioni che Tolomeo dice di avere effettuato è talmente levata che le probabilità che egli le abbia fatte realmente con gli strumenti che egli descrive sono una su un miliardo. D’altra parte, laddove le osservazioni di Tolomeo risultano imprecise in base alle teorie odierne, Newton sostiene che Tolomeo con gli strumenti che dice di avere utilizzato avrebbe dovuto essere in grado di fare osservazioni più precise. Anche in questo caso Newton ha calcolato le probabilità che Tolomeo possa avere commesso simili errori, e avendo trovato che tali probabilità sono di una contro 1092, è giunto alla conclusione che le osservazioni di Tolomeo sono fraudolente.
Noel M. Swerdlow, dell’Università di Chicago, in un articolo che apparirà su The American Scholar, sostiene che l’analisi statistica di Newton non ha nessun valore. Per calcolare quante probabilità un certo evento possa verificarsi per un determinato numero di volte, Newton ha spesso fatto affidamento su quella che viene definita la regola del prodotto: si moltiplica la probabilità che un certo evento si verifichi per il numero dei casi possibili. Per esempio la probabilità di ottenere 1 con un dado è una su sei, o 1/6; la probabilità di ottenere 1 due volte di seguito è 1/6 per 1/6, ossia 1/36, e la probabilità di ottenere 1 tre volte di seguito è 1/6 per 1/6 per 1/6, ovvero 1/126.
Per poter applicare la regola del prodotto è necessario conoscere la probabilità che si produca un singolo evento e il numero totale di casi possibili. Inoltre la regola funziona soltanto a condizione che gli eventi siano indipendenti fra loro. In altre parole la regola del prodotto vuole che il verificarsi o meno di un evento in un caso determinato non influisca sulla probabilità che esso si verifichi in un caso successivo. Questa condizione vale riguardo al dado: se ad una determinata gettata esce l’1, questo non influirà sulla probabilità che esca ancora l’1 ad ogni gettata seguente.
Secondo Swerdlow la regola del prodotto non si può applicare alle antiche osservazioni astronomiche, come quelle fatte da Tolomeo, per la ragione che non sussiste nessuna delle condizioni necessarie per poterla applicare. Newton non ha semplicemente nessuna possibilità di determinare la probabilità che una qualunque delle osservazioni di Tolomeo abbia un dato valore. Inoltre Newton non è in grado di sapere se le osservazioni siano state o meno indipendenti le une dalle altre come richiede la regola del prodotto. Perciò, conclude Swerdlow, Newton applica in modo arbitrario i metodi statistici quando prima di tutto presume una probabilità iniziale dell’ordine di 1 su 10, ossia di 1/10, che un’eclisse lunare non sia fraudolenta e poi moltiplica per 1/1012 questo fattore per calcolare la probabilità che 12 osservazioni di eclissi lunari siano fraudolente.
Le osservazioni di Tolomeo confermano con tale precisione i suoi calcoli teorici che, dal punto di vista della scienza moderna, può nascere il sospetto che siano state costruite ad arte. Victor E. Thoren dell’Università dell’Indiana e Owen J. Gingerich dell’Università di Harvard hanno fatto notare indipendentemente l’uno dall’altro che una tale precisione è perfettamente comprensibile dal punto di vista della scienza antica. Gli uomini che si occupavano di astronomia ai tempi di Tolomeo erano dei matematici e ad essi la dimostrazione, il rigore e la logica premevano più che la precisione delle osservazioni. Riferire soltanto le osservazioni che confermavano le teorie e scartare tutto il resto faceva parte dell’etica comunemente accettata dalla scienza antica. Questa consuetudine spiega l’armonia perfetta esistente tra le osservazioni di Tolomeo e il suo lavoro teoretico. Non prima dello sviluppo dei metodi statistici e probabilistici nel XVIII secolo i filosofi naturalisti cominciarono a prendere in considerazione le osservazioni casuali, poiché soltanto in quel tempo essi poterono disporre delle tecniche necessarie per interpretare quantità notevoli di dati imprecisi col calcolo della media, dei mediani, delle deviazioni e simili. In breve, secondo Swerdlow, Thoren e Gingerich, il processo di Newton non sta in piedi, perché si basa su un’analisi statistica difettosa e non tiene conto dei metodi dell’antica astronomia. – Scientific American, Vol. 240, n.3, marzo 1979, pagg. 90-94.
I tentativi della Watchtower di manipolare le fonti storiche sono confessati da un ex autorevole membro del suo corpo direttivo, Raymond Franz. Già Testimone di Geova all’età di 16 anni, rimase nell’organizzazione fino al 1980; fu membro del corpo direttivo (la massima posizione) dal 1971 fino al suo abbandono nel 1980. Per la sua fede nel gruppo di Brooklyn subì carcere e percosse; rinunciò ad avere figli per seguire la direttiva che J. Rutherford, allora presidente della Società americana, aveva imposto (Face the Facts, pag. 46, 193; cfr. Children, 1941, pag. 366). Il Franz fu “pioniere speciale” dal 1941 al 1944, e in seguito fu missionario in varie zone del pianeta fino al 1965 quando venne chiamato alla sede centrale di Brooklyn. Ricoprì incarichi come “sorvegliante di zona” (coordinatore viaggiante di vaste zone mondiali che includono molte nazioni). Partecipò attivamente alla stesura del libro Ausiliario per capire la Bibbia e nel 1971 fu nominato membro del corpo direttivo della società americana. Nel 1980 diede le dimissioni dal corpo direttivo per motivi che lui definì di coscienza. Come d’uso in quel gruppo religioso, il Franz subì quindi il trattamento disumano dell’isolamento totale cui sono costretti tutti coloro che escono dall’organizzazione: amici, parenti e familiari voltano le spalle a chi si dissocia.
R. Franz sentì allora il bisogno di scrivere un libro: Crisi di coscienza, pubblicato anche in italiano da Edizioni Dehoniane, Roma, 1989. In esso svela i retroscena che riguardano la fissa dell’organizzazione per il 607 a. E. V.:
La principale dottrina dei Testimoni di Geova è che la profezia biblica additi l’anno 1914 come la fine dei “tempi dei Gentili” di Luca 21:24 e che in quell’anno Cristo Gesù abbia assunto il potere regale e abbia iniziato a governare in maniera invisibile. I riferimenti ad un periodo di “sette tempi” in Daniele cap. 4 costituirebbero la base dei calcoli che portano a quella data e, mediante altri testi, questi “sette tempi” si trasformerebbero in un periodo di 2.520 anni, iniziatisi nel 607 a.E.V. e finiti nel 1914 E.V. L’anno d’inizio, il 607 a.E.V., fu scelto come l’anno della distruzione di Gerusalemme per mano del conquistatore babilonese Nabucodonosor. Sapevo che la data del 607 a.E.V. appariva una peculiarità delle nostre pubblicazioni, ma non ne conoscevo veramente il motivo. Solo per l’articolo “Cronologia” si impiegarono mesi di ricerche e ne risultò la voce più lunga di tutto l’Ausiliario. La maggior parte del tempo trascorse nel tentativo di trovare qualche prova, qualche sostegno nella storia, per il 607 a.E.V., una data cruciale nei nostri calcoli che approdavano al 1914. Charles Plonger, membro del personale del quartier generale, che collaborava con me in quel periodo come segretario, effettuò ricerche in tal senso nelle biblioteche di tutta la città di New York alla ricerca di qualunque cosa potesse confermare quella data dal punto di vista storico. Non trovammo proprio niente a sostegno del 607 a.E.V. Tutti gli storici additavano una data posteriore di 20 anni. Tra le decine e decine di migliaia di tavolette cuneiformi di terracotta, trovate nell’area mesopotamica e risalenti al tempo dell’antica Babilonia, di cui, prima di dedicarmi alla raccolta per la voce Archeologia sull’Ausiliario ignoravo la consistenza numerica, nessuna comprovava per l’impero Neo-babilonese (epoca in cui è fissato il regno di Nabucodonosor) una durata tale da permettere di includerci il 607 a.E.V., la data da noi sostenuta, come quella della distruzione di Gerusalemme. Tutto additava un periodo più breve di 20 anni rispetto a quello sostenuto nella nostra cronologia pubblicata in vari libri. Sebbene considerassi questo fatto inquietante, ero disposto a credere che la nostra cronologia fosse corretta malgrado tutta l’evidenza contraria. Così, nella stesura del materiale per l’Ausiliario, furono dedicati molto spazio e tempo nel tentativo di togliere credibilità alle evidenze archeologiche e storiche che attestavano l’erroneità della nostra data del 607 a.E.V. e che fornivano un diverso punto di partenza per i nostri calcoli e, conseguentemente, un punto d’arrivo differente dal 1914. Charles Plonger ed io ci recammo alla Brown University di Providence, Rhode Island, per intervistare il professor Abraham Sachs, uno specialista in antichi testi cuneiformi. Volevamo cercare di ottenere qualche informazione attestante qualche falla o un qualsiasi lato debole nelle indicazioni astronomiche contenute in molte tavolette, indicazioni che provavano l’infondatezza del nostro 607 a.E.V. Alla fine fu evidente che, se davvero la nostra data fosse stata quella giusta, si sarebbe verificata una teorica cospirazione da parte degli antichi scribi – senza alcuna ragionevole giustificazione – per falsificare i fatti. E allora, come un avvocato di fronte a una prova che non può annullare, il mio tentativo fu quello di screditare o ridurre la credibilità degli antichi testimoni che avevano presentato quella prova: l’evidenza dei testi storici relativi all’Impero neo-babilonese» – Raymond Franz, Crisi di coscienza, pagg. 47,48.
Illuminante e sconvolgente è anche l’esperienza di un ex Testimone di Geova svedese, C. Olof Jonsson. Egli narra che quando era “pioniere” (predicatore di casa in casa a tempo pieno) nel 1968, fu sfidato da una persona cui teneva uno studio biblico a dimostrare la storicità dell’anno 607 a. E. V. quale presunta data della distruzione di Gerusalemme. In conseguenza di ciò dovette fare ricerche che durarono fino al 1975, quando ebbe l’evidenza che la Watchtower era in errore. Preparò allora uno studio accurato e lo inviò alla sede centrale di New York nel 1977. Una lettera della sede centrale americana datata 17 gennaio 1978 gli diceva: “A prescindere dalla validità degli argomenti portati a sostegno di codeste tesi, queste al momento devono essere considerate come un tuo personale punto di vista. Non è una questione della quale tu dovresti parlare con altri membri della congregazione o che dovresti cercare di divulgare tra loro”. Di nuovo, il 15 maggio 1980 gli scrivevano: “Siamo certi che comprenderai che non sarebbe opportuno divulgare i tuoi punti di vista e le tue deduzioni sulla cronologia, divergenti da quelli resi pubblici dalla Società, provocando tra i fratelli l’insorgere di questioni e problemi gravi”. Sperando in un esame del suo studio da parte del corpo direttivo, il Jonsson si attenne a quanto gli veniva chiesto e attese. Il 2 settembre 1978 intanto era stato convocato da rappresentanti della Watchtower che gli dissero di aver ricevuto l’incarico di convocare quell’udienza perché a Brooklyn erano seriamente preoccupati per le sue ricerche. Fu di nuovo diffidato di divulgare le sue ricerche e gli fu detto chiaramente che la Società non desiderava né aveva bisogno che dei Testimoni si occupassero di ricerche di questo genere. Jonsson si dimise allora dall’incarico di “anziano” di congregazione. In seguito fu costretto a denunciare a Albert Schroeder, membro del corpo direttivo, il trattamento cui fu sottoposto da vari “anziani” e “sorveglianti viaggianti” sia nelle adunanze che nelle assemblee: fu definito ribelle, eretico, schiavo malvagio, elemento pericoloso, posseduto dal demonio, uno che doveva essere disassociato da un pezzo. Nessuna confutazione allo studio di Jonsson arrivò mai, se non un breve accenno in appendice al libro Venga il tuo regno (pagg. 186-189), che non faceva altro che ribadire gli argomenti precedenti sul 607 a. E. V.. Jonsson fu infine espulso dall’organizzazione. Il suo studio lo ha pubblicato nel suo libro intitolato The Gentile Times Reconsidered, tradotto anche in italiano con il titolo I tempi dei gentili, la profezia senza fine dei testimoni di Geova, Edizioni Dehoniane, Roma, 1989.