Il concordismo è la tendenza ad interpretare il testo biblico sulla creazione del mondo in modo tale da mostrare la sua concordia fondamentale con i risultati delle moderne indagini scientifiche; in senso più ampio è il tentativo di convalidare il credo religioso mediante affermazioni scientifiche oppure di trovare pieno accordo fra l’uno e le altre.
Le continue scoperte di questi ultimi secoli crearono in diversi esegeti entusiasmo e fiducia indiscussa nella scienza. Costoro cercarono perciò di accordare la Bibbia con le nuove scoperte scientifiche e pretesero di affermarne l’ispirazione con la pretesa che essa avrebbe precorso, perché ispirata, le scoperte della scienza moderna. L’apogeo di questo metodo concordistico si ebbe alla fine del 19° secolo e all’inizio del 20°, quando pullularono moltissime opere del genere. – Cfr. M.de Serres, De la cosmogonie de Moïse, Paris, 1831.1841.1860; F. Moigno, Les splendeurs de la foi, Paris, 1877; F. Vigouroux, Les lives saintes et la critique rationaliste, Paris, 1886.1890; Belot, Ensignements de la cosmogonie moderne, Bloud, 1832, pagg. 117-126, riguardo all’accordo tra Genesi e scienza; A Stoppani, Sulla cosmogonia mosaica, Milano, 1887, opera anticoncordista; P. Hamard, Cosmogonie mosaique, in Doctionnaire de la Bible II, pagg. 1034-1054; F. Vigouroux, Les lives saintes et la critique rationaliste Vol III, Paris, 1901, pagg. 235-265.
La Bibbia precorse gli scienziati? Riguardo all’idea non scritturale della fantasiosa teoria che la Bibbia abbia precorso la scienza, basti qualche esempio che si può leggere nei libri del 19° secolo o, perfino, in corsi biblici anche contemporanei (di informazione superata). Mattheo Fontaine Maury, fondatore dell’oceanografia, si trova raffigurato in un monumento con la Bibbia in una mano e le carte dell’oceano nell’altra, mentre dietro di lui sta un gigantesco globo terrestre. Ecco come sorse la sua vocazione: stando a letto ammalato si faceva leggere la Bibbia dal figlio, quando udì nel Salmo 8 queste parole: “Tu l’hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l’hai coronato di gloria e d’onore. […] Hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi: […] i pesci del mare, tutto quel che percorre i sentieri dei mari” (vv. 5,6,8). Maury allora disse: “Leggilo di nuovo; se la parola di Dio dice che nel mare esistono dei sentieri, essi ci devono essere e io li voglio trovare”. In pochi anni egli stabilì le principali linee o sentieri del mare che sono tuttora seguite nelle loro rotte dalle navi odierne perché più sicure. Tuttavia va notato che i sentieri di cui parla il Salmo riguardano i pesci e non le navi e vogliono solo indicare che quelli vi guizzano per la loro strada, così come gli uomini seguono la loro.
“Sei entrato nei depositi della neve”?, domanda Dio a Giobbe (Gb 38:22, TNM), e l’autore sacro pensava ai “serbatoi” posti sotto la volta del cielo dai quali la neve usciva come l’acqua posta sotto il cielo vi scende attraverso delle apposite grate. Ma il Dr. Frank T. Schutt del dipartimento canadese dell’agricoltura ha dimostrato che nel loro movimento centrifugo i nitrati esistenti nell’aria si raccolgono con l’ammoniaca libera e l’albuminoide per formare la neve. Essi ne sarebbero quindi i serbatoi. Siamo ai soliti tentativi di volere ad ogni costo dimostrare una scientificità della Bibbia che alla Scrittura per prima non interessava affatto.
Le stelle erano meno di 3000 per Ippareo; poco più di 3000 per Tolomeo (150 E. V.); ma lo scrittore sacro disse che sono innumerevoli come la sabbia (Gn 13:16;15:5; Ger 33:22), il che è stato rivelato dai moderni telescopi assai potenti. In realtà questa interpretazione dimentica lo stile iperbolico degli orientali, che si applica, non solo alle stelle, ma anche al popolo ebraico, il quale si può calcolare.
Parlando di un vuoto a settentrione e di terra sospesa nel vuoto (Gb 26:7), Giobbe avrebbe previsto il vuoto che i moderni telescopi trovano verso il nord, e la legge della gravità. Quando gli altri popoli parlavano della terra come di un piatto galleggiante, la Bibbia già lo presentava come “un globo”, il che solo ai nostri giorni è stato rivelato dalla scienza (Is 40:22; Pr 8:27). I soliti lettori occidentali che leggono alla lettera e pretendono di difendere la loro idea della Scrittura prendono la cosa al volo: “Armonia della Bibbia con la scienza. La Bibbia, in Giobbe 26:7, dice che Dio ‘sospende la terra sul nulla’. La scienza dice che la terra rimane nella sua orbita nello spazio principalmente grazie all’interazione tra gravità e forza centrifuga”. – Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 2, pag. 1097.
In realtà la Bibbia parla della “volta” celeste rotonda posta al di sopra della terra dalla quale Dio vede gli uomini muoversi come locuste (Is 40:22 ne è parallelo):
“Egli distende il nord sullo spazio vuoto, sospende la terra sul nulla”. – Gb 26:7, TNM.
“C’è Uno che dimora sul circolo della terra, i cui abitanti sono come cavallette, colui che distende i cieli proprio come un fine velo, che li spiega come una tenda in cui dimorare”. – Is 40:22, TNM.
Si volle trovare l’anticipo delle dottrine di Pasteur sulla prescrizione per il lebbroso di scostarsi dai sani gridando: “Impuro, impuro”, onde evitare il pericolo del contagio (Lv 13:45). Ma ora si sa che la lebbra non è di per sé contagiosa (salvo rari casi particolari).
Si è pure voluto vedere l’anticipazione della diversa struttura cellulare dei vari animali nell’affermazione paolina che diversa è “la carne dell’uomo, delle bestie, degli uccelli e dei pesci” (1Cor 15:39). Ma Paolo, senza scendere a particolari così sottili, vuole solo presentare l’esperienza dei sensi che nota le diversità delle singole bestie nella loro costituzione differente. “Carne” nella Bibbia indica tutto l’essere visibile, perituro, destinato alla morte, e non la semplice parte carnale (ora, al contrario, i laboratori di Berkeley in California hanno mostrato le affinità cellulari tra l’uomo e alcuni primati).
Secondo lo Schmidt, l’accordo tra la preistoria e il racconto biblico di Caino e Abele starebbe nel fatto che l’iniziale cultura della “raccolta” si sarebbe suddivisa in pastorizia (Abele) e agricoltura (Caino). Ma ciò è ora posto in discussione da altri etnologi (cfr. Pettazzoni), che non ammettono tale divisione contemporanea nelle due classi.
Si volle vedere la prova geologica del Diluvio nelle varie conchiglie depositate entro le montagne alte, dimenticando che un’alluvione durata solo 40 giorni non poteva lasciare tracce così diffuse e profonde. Si è cercato (cfr. Ibero) di rendere più verosimile il racconto dell’arca supponendo che Noè vi abbia raccolto in gran quantità piccoli animali che sarebbero poi stati nutriti dal latte degli animali più adulti. Si farneticò poi di residui dell’arca sul monte Ararat, che di tanto in tanto tornano di moda e provocano diverse spedizioni, che però non li trovano mai. A ragione il Parrot in un suo studio archeologico sul Diluvio, edito dall’editrice Delachause (Le Deluge, Neuchâtel), dice che le spedizioni sull’Ararat rientrano nel dominio dell’alpinismo, ma non nel regno dell’archeologia.
Si dimenticò pure di dire che la massa d’acqua necessaria per ricoprire le più alte montagne terrestri, non si potrebbe trovare sulla terra, per cui Dio avrebbe dovuto crearla appositamente e poi disintegrarla nel nulla per porre fine al Diluvio. Nonostante questo, i Testimoni di Geova insistono nel voler leggere alla lettera la Scrittura: “Poiché, come dice Genesi, ‘tutti gli alti monti’ furono coperti d’acqua, dov’è ora tutta quell’acqua? Evidentemente proprio qui sulla terra. Si ritiene che un tempo gli oceani fossero più piccoli e i continenti più grandi di quanto non siano adesso, com’è reso evidente da alvei di fiumi che si prolungano sotto gli oceani. Va pure notato che secondo alcuni scienziati in passato i monti erano molto meno alti di ora, e alcune montagne sono persino emerse dal mare. In quanto alla situazione attuale, si dice che ‘il volume dell’acqua marina è dieci volte superiore a quello delle terre emerse. Scaricate in modo uniforme tutta questa terra nel mare, e due chilometri e mezzo d’acqua coprirebbero tutto il globo’. (National Geographic, gennaio 1945, p. 105) Quindi, dopo che le acque del Diluvio erano cadute, ma prima che le montagne si alzassero e il letto del mare si abbassasse, e prima che si formassero ai poli le calotte glaciali, c’era acqua più che sufficiente per coprire ‘tutti gli alti monti’, come dice la testimonianza ispirata” (Perspicacia nelle studio delle Scritture Vol 1, pag. 694, alla voce “Diluvio”, sottotitolo “Le acque del diluvio”). È incredibile. Qui si confonde la situazione attuale con quella primordiale. E si mistificano le cose. I 2,5 km d’acqua che coprirebbero il nostro pianeta lo farebbero se la terra fosse appiattita scaricando le montagne negli oceani. Far credere che durante il Diluvio avvenissero sconvolgimenti tali da far emergere le montagne, questo sì che è antiscientifico. Ciò avvenne, sì, ma chissà quanti milioni o miliardi di anni fa. Se fosse avvenuto al Diluvio, probabilmente non saremmo qui, dato lo spostamento dell’asse terrestre.
Non fa quindi meraviglia che dopo l’entusiasmo concordistico dei primi tempi se ne siano viste le difficoltà. La scienza poi va continuamente mutando, per cui non sarebbe mai possibile avere l’interpretazione esatta di alcuni passi biblici che muterebbero sempre di senso con il progresso scientifico. Non saremmo mai sicuri di intendere bene la Sacra Scrittura, poiché potrebbe essere oggi interpretata secondo gli errori degli scienziati odierni, poiché le verità di oggi potrebbero divenire errori domani. Di più, anche se si potesse intendere qualche passo biblico in accordo con le moderne scoperte bibliche, tutto il complesso scientifico supposto dalla Bibbia è pur sempre in stridente contrasto con l’odierna presentazione scientifica del cosmo. Si tratta quindi di accordi più apparenti che reali, che per di più comportano il pericolo di screditare maggiormente la Bibbia con affermazioni del tutto gratuite.