Si può oggi trovare la Verità? Prima di rispondere occorre osservare che se una domanda è posta male la vera risposta è compromessa. Parlare di ricerca di verità ci pone a un livello d’intelligenza umana. Iniziare un’indagine della Verità esaminando, ad esempio, le varie religioni, ci mette in una posizione in cui il nostro intelletto è il metro di misura. Anche con la Bibbia alla mano, il rischio è quello di percorrere la strada delle religioni, che altro non sono che il tentativo umano di conoscere Dio. La sincerità e la buona fede non garantiscono il raggiungimento dello scopo. Si può allora trovare la Verità? O – forse, meglio – Colui che è Verità troverà noi? La domanda giusta, allora, non è: ”Conosciamo Dio?”, ma: “Dio conosce noi?”. A che servirebbero tutti i nostri sforzi per conoscere una persona che stimiamo moltissimo se quella persona non si cura di noi? A ben poco ci servirebbe leggere le sue biografie e sapere tutto ciò che si può sapere di lui e della sua vita, se poi quella persona ci ignora. Ma allora Dio ci ignora? Sì e no.
Dio non ignora, ma può ignorarci. “Colui che ha fatto l’orecchio forse non ode? Colui che ha formato l’occhio forse non vede? . . . Il Signore conosce i pensieri dell’uomo” (Sl 94:9,11). “Tutte le cose sono nude e apertamente esposte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto” (Eb 4:13). Per Dio nulla è nascosto. Ma Dio può essere nascosto a noi: “Tu sei un Dio che si tiene nascosto” (Is 45:15). Dio può nascondersi al punto da risultare assente: “Perché tieni nascosta la tua medesima faccia? Perché dimentichi la nostra afflizione? (Sl 44:24). Dio può quindi ignorarci: “Quando stendete le palme delle mani, nascondo i miei occhi da voi. Quantunque facciate molte preghiere, non ascolto”. – Is 1:15.
La cosa importante quindi non è conoscere Dio, ma essere conosciuti da lui: “Ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto ora che siete stati conosciuti da Dio” (Gal 4:9). A che valgono i nostri sforzi se poi non siamo un pensiero di Dio?
Eppure Dio cerca tuttora l’uomo. Ancora risuona quella prima domanda fatta da Dio al nostro primogenitore: “Dove sei?” (Gn 3:9). A questo serve la testimonianza dei discepoli di Yeshùa: a far conoscere la meravigliosa buona notizia della salvezza di Dio tramite Yeshùa il Messia. Ma alla fine è Dio che sceglie: “Il Signore conosce quelli che gli appartengono” (2Tm 2:19, TNM). A noi spetta il compito di cercare Dio, ma è lui che ci trova: “Lidia […] ascoltava, e il Signore le aprì pienamente il cuore” (At 16:14). Non è una questione di conoscenza mentale. La conoscenza secondo la Scrittura non è una conoscenza intellettuale ma una conoscenza sperimentale, fatta di relazione.