Si noti Mt 3:11: “Egli vi battezzerà con spirito santo e con fuoco” (TNM). Lo spirito santo è menzionato con il fuoco; sarebbe davvero strano che, oltre a battezzare qualcuno con una persona, questa fosse poi sullo stesso piano del fuoco. Si noti anche Mr 1:8: “Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà con spirito santo” (TNM). Valgono qui le stesse considerazioni, che in questo passo sono ancora più forti perché Giovanni il battezzatore fa un chiaro parallelo tra l’acqua e lo spirito santo. Non si può battezzare qualcuno con una persona, che addirittura sia, in più, sostitutiva dell’acqua. Si noti, ancora, Ef 5:18: “Non vi ubriacate di vino, in cui è dissolutezza, ma continuate ad essere pieni di spirito” (TNM). L’esortazione di Paolo a sostituire l’inebriarsi di vino con l’essere ripieni di spirito santo, ha senso solo ammettendo che lo spirito è una forza attiva e non una persona.
Lo spirito santo è equiparato nella Bibbia ad altre qualità caratteristiche dei credenti: “Pieni di spirito e sapienza” (At 6:3, TNM), “Stefano, uomo pieno di fede e spirito santo” (At 6:5, TNM), “Pieno di spirito santo e di fede” (At 11:24, TNM), “I discepoli erano pieni di gioia e di spirito santo” (At 13:52, TNM). Questi abbinamenti biblici dello spirito santo con cose impersonali, sono frequenti nella Scrittura. “In purezza, in conoscenza, in longanimità, in benignità, in spirito santo, in amore” (2Cor 6:6, TNM). Qui Paolo sta elencando i modi con cui si avvalora l’essere servitori di Dio (cfr. v. 4). Ora, si tenti una prova, riferendoci però al testo tradotto correttamente. TNM tende sempre al letterale, sacrificando spesso il buon italiano. Una traduzione migliore del passo è: “Con purezza, con conoscenza, con pazienza, con bontà, con spirito santo, con amore”. Ora si provi a sostituire “spirito santo” con Dio e Yeshùa, che indubbiamente sono persone. Si provi. Ad esempio, a far dire a Paolo: “In ogni cosa raccomandiamo noi stessi come servitori di Dio” (v. 4) ‘con purezza, con conoscenza, con pazienza, con bontà, con Yeshùa, con amore’. Una persona, nell’elenco di tutte quelle qualità, striderebbe e apparirebbe subito estranea al contesto. Eppure, il trinitario è così condizionato dalla sua falsa dottrina che non trova obiezioni a leggere in NR: “Con purezza, con conoscenza, con pazienza, con bontà, con lo Spirito Santo, con amore”, non sospettando neppure che l’articolo “lo” messo davanti a “spirito” è un’inserzione del traduttore, oltre all’aggiunta delle maiuscole. Più corretta, qui, CEI: “Con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore”.
Dio è una Persona, anche Yeshùa è una persona. Nella Bibbia troviamo descrizioni della personalità sia di Dio sia di Yeshùa. Non esiste però alcuna descrizione di una presunta personalità dello spirito santo. Si noti cosa afferma in merito un’autorevole fonte cattolica:
“Molto raramente gli scrittori dell’Antico Testamento attribuiscono allo Spirito di Dio delle emozioni o un’attività intellettiva . . . Quando vengono usate tali espressioni, esse hanno solamente un senso figurato, il quale viene spiegato dal fatto che il ruach [spirito] veniva considerato anche come sede degli atti e delle emozioni intellettuali. Né in tutto l’Antico Testamento, né nella letteratura rabbinica si può trovare il concetto secondo il quale lo Spirito di Dio sarebbe una specie d’intermediario fra Dio e il mondo. Quest’attività è propria degli angeli”. – Nuova Enciclopedia Cattolica, edizione inglese, Vol. 11, pag. 574.
In tutta la Bibbia non esiste una sola preghiera, un solo inno, un solo salmo, neppure una singola esclamazione di lode rivolta allo spirito santo. Mai. È solo nelle religioni che si trovano inni e preghiere composti da uomini che si rivolgono allo spirito santo come se fosse una persona divina.
È molto rilevante che nelle 17 epistole o lettere che nelle Scritture Greche iniziano con i saluti, mai venga menzionato lo spirito santo. Come esempio, citiamo l’inizio della seconda lettera di Paolo ai corinti: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione” (2Cor 1:3). Davvero strano, se lo spirito santo fosse una persona, la terza di una presunta trinità, non menzionarlo insieme al Padre e al Figlio. Del tutto normale, però, che Paolo non lo menzioni, perché persona non è. Questa non è un’eccezione. È sempre così. “Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo” (Gal 1:3). “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo” (Ef 1:3). Ciascuno può verificare nella propria Bibbia tutti gli inizi delle lettere presenti nella Scrittura. L’unico luogo in cui compare un riferimento allo spirito santo è l’inizio della prima lettera di Pietro: “Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai residenti temporanei dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, agli eletti secondo la prescienza di Dio Padre, con la santificazione mediante lo spirito, affinché siano ubbidienti” (1Pt 1:1,2, TNM); si noti che qui lo spirito non è indicato come fonte di grazia ma solo come mezzo di Dio per la santificazione. Gli inizi delle lettere contengono appelli ai fedeli fatti nel nome di Dio e di Yeshùa, mai in nome dello spirito santo.
Non essendo una persona, è del tutto ovvio che il martirizzato Stefano, “fissati gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra”, senza ovviamente vedere lo spirito santo (At 7:55). La stessa cosa vale per Giovanni, che nella sua visione apocalittica vide Dio sul suo trono; vide anche un gruppo di ventiquattro anziani, quattro bestie, diversi angeli e Yeshùa sotto forma d’agnello, ma non lo spirito santo (Ap 5 e 6); se lo spirito fosse una persona uguale a Dio, non dovremmo trovarlo seduto sul trono con lui? Si noti Ap 7:10: “Gridavano a gran voce, dicendo: ’La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all’Agnello’”.
Secondo la trinità, Dio, Yeshùa e lo spirito santo sarebbero tre persone uguali essendo ciascuna Dio. Secondo la Bibbia, invece, “il capo di Cristo è Dio” (1Cor 11:3) e perfino “quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta [da Dio], allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa” (1Cor 15:28). Dio è quindi il capo supremo e Yeshùa stesso riconobbe: “Il Padre è maggiore di me” (Gv 14:28). Ora, stando alla trinità, lo spirito santo dovrebbe essere Dio esattamente come il Padre. Nella Bibbia, però, appare che lo spirito santo di Dio è amministrato da Yeshùa: “Il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre” (Gv 15:26). Yeshùa, quindi, è più grande dello spirito santo (che non è una persona), perché è lui che lo amministra. E Yeshùa è inferiore a Dio.