C’è una particolare e importantissima funzione del santo spirito divino. Dio genera figli spirituali. “Dio ci ha preparati per questo, e come caparra ci ha dato il suo Spirito” (2Cor 5:5, PdS). La resurrezione a vita eterna è data da Dio a chi ha ricevuto il suo spirito santo: “Se invece Cristo agisce in voi, voi morite, sì, a causa del peccato, ma Dio vi accoglie e il suo Spirito vi dà vita. Se lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, lo stesso Dio che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche a voi, sebbene dobbiate ancora morire, mediante il suo Spirito che abita in voi”. – Rm 8:10,11, PdS.
Con il suo santo spirito Dio trasmette a chi chiama le caratteristiche e gli attributi spirituali divini, la forza spirituale e la capacità di autocontrollo con cui è possibile cambiare, superando difetti e debolezze. “Il Signore mi riempie con il suo Spirito, mi dà forza, coraggio”. – Mic 3:8, PdS.
Ciò che lo spirito santo di Dio produce nella vita del credente è meraviglioso: “Amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine, dominio di sé” (Gal 5:22,23, PdS). Il primo “frutto” dello spirito che è menzionato è l’“amore”. Non si tratta di amore alla maniera umana e neppure di filantropia. La parola greca del testo – ἀγάπη (agàpe) – non può ridursi al significato che ne dà il vocabolario ovvero “amore fraterno, affezione, amore, benevolenza”. Di là dal significato, occorre cogliere il senso che la parola ha nella Scrittura. Si tratta qui dell’amore di Dio che viene posto nei credenti in modo soprannaturale. “L’amore di Dio è stato versato nei nostri cuori mediante lo spirito santo, che ci è stato dato”. – Rm 5:5, TNM.
Con l’azione del suo santo spirito Dio rende i credenti partecipi della natura divina: “Dio, il quale ci ha chiamati con la sua gloria e la sua potenza. Egli ci ha donato quelle cose grandi e preziose che erano state promesse, perché anche voi, fuggendo la corruzione dei vizi di questo mondo, diventiate partecipi della natura di Dio” (2Pt 1:3,4, PdS). Ricevuto lo spirito santo, il credente inizia gradualmente a crescere; nel processo di cambiamento si arriva a pensare come Dio pensa, ad amare come Dio ama, si giunge ad avere l’autocontrollo necessario per ubbidire alla sua santa Legge. Questo cambiamento avviene con la continua comunione con Dio e con la preghiera. “Noi dunque non ci scoraggiamo. Anche se materialmente camminiamo verso la morte, interiormente, invece, Dio ci dà una vita che si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4:16, PdS). Anche la fede è frutto dello spirito (Gal 5:22). Dio dà la fede e la forza con cui avviene il cambiamento interiore duraturo che influirà sul carattere, sulla mente e sulla personalità del credente. “Non adattatevi alla mentalità di questo mondo, ma lasciatevi trasformare da Dio con un completo mutamento della vostra mente. Sarete così capaci di comprendere qual è la volontà di Dio, vale a dire quel che è buono, a lui gradito, perfetto”. – Rm 12:2, PdS.
Il vero credente, trasformato dall’azione dello spirito di Dio, non assomiglia davvero a quelli che “conserveranno l’apparenza esterna della fede, ma avranno rifiutato la sua forza interiore” (1Tm 3:5, PdS). La persona davvero credente lascia che la forza santa di Dio possa operare nella propria vita. La dottrina pagana della trinità è stata talmente assimilata che i cosiddetti cristiani neppure comprendono che per diventare figli di Dio occorre ricevere il suo spirito santo. Di conseguenza, non comprendono neppure le condizioni che devono soddisfare per riceverlo. La prima di queste condizioni è il passo indispensabile che Pietro indicò alle persone presenti al suo discorso il giorno di Pentecoste, quando “all’udire queste parole, i presenti si sentirono come trafiggere il cuore e chiesero a Pietro e agli altri apostoli:
‘Fratelli, che cosa dobbiamo fare?’ Pietro rispose: ‘Cambiate vita’” (At 2:37,38, PdS). Nel testo originale greco, Pietro dice: μετανοήσατε (metanoèsate), “pentitevi / ravvedetevi / cambiate la vostra idea / correggetevi e aborrite i vostri peccati passati”. Questo è il primo passo. Occorre ripudiare i propri comportamenti peccaminosi. Cos’è il peccato? La Bibbia lo definisce chiaramente, in 1Gv 3:4: “Il peccato è violazione della legge” (ND); ovviamente della Legge di Dio, perché la violazione della legge umana è un illecito o un reato, non un peccato. Consapevoli e pentiti d’aver trasgredito i Comandamenti e la Legge di Dio, si deve poi essere ubbidenti a Dio, perché il suo spirito santo è “dato a quelli che gli ubbidiscono”. – At 5:32, PdS.
Con il suo spirito Dio rende i veri credenti suoi figli. “Tutti quelli che sono condotti dallo spirito di Dio, questi sono figli di Dio. Poiché . . . avete ricevuto uno spirito di adozione come figli, mediante il quale spirito gridiamo: “Abba, Padre!” Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che siamo figli di Dio”. – Rm 8:14-16, TNM.
Pochi comprendono che mediante il suo spirito Dio genera i suoi figli. Scioccamente, si pensa che tutti siano figli di Dio; Yeshùa invece fece distinzione tra la paternità divina e quella diabolica (Gv 8:42-44). Per essere figli di Dio occorre essere generati da lui tramite il suo spirito (Gv 3:5-8; Rm 8:14-17,23; Tit 3:5; Eb 6:4,5). Lo spirito santo è un “dono” di Dio (At 2:38); ciò che è tradotto “dono” è nel testo biblico δωρεάν (dorèan), un avverbio che significa “liberamente, immeritevolmente”, cui il testo antepone l’articolo determinativo (τὴν, ten, “la”). La frase è: λήμψεσθε τὴν δωρεὰν τοῦ ἁγίου πνεύματος (lèmpsesthe ten dorèan tu aghìu pnèumatos), letteralmente “afferrate la [cosa data] in maniera immeritata del santo spirito”.
“Chiedete e riceverete! Cercate e troverete! Bussate e la porta vi sarà aperta. Perché, chiunque chiede riceve; chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto. Se vostro figlio vi chiede un pesce, voi gli dareste un serpente? Oppure se vi chiede un uovo, voi gli dareste uno scorpione? Dunque, voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli. A maggior ragione il Padre, che è in cielo, darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono”. – Lc 11:9-13, PdS.
Per avere lo spirito di Dio, che egli dà liberamente, occorre la giusta disposizione interiore verso di lui: “Dio che conosce il cuore degli uomini ha mostrato di accoglierli volentieri: infatti ha dato anche a loro lo Spirito Santo” (At 15:8, PdS). È poi importante conoscere e rispettare le esigenze della sua Legge, perché il suo spirito è dato “a quelli che gli ubbidiscono’” (At 5:32, PdS). Dopo averlo ricevuto in dono, va seguito il consiglio di Paolo in Ef 4:30: “Non contristate [μὴ λυπεῖτε (me lüpèite) “non rattristate / addolorate / offendete”] lo spirito santo di Dio”. Lo spirito di Dio è una forza impersonale ma esprime la personalità santa di Dio, tanto che è definito in Rm 1:4 “spirito di santità”. Quando esso opera nel credente, produce santità o purezza. Praticare il peccato spegne quindi l’azione dello spirito. Ecco il perché dell’invito di 1Ts 5:19: “Non spegnete il fuoco dello spirito” (TNM). Degli ebrei disubbidienti, Is 63:10 spiega che “essi furono ribelli, contristarono il suo spirito santo”. Impegnandosi a ubbidire a Dio, il fedele prega: “Non rigettarmi d’innanzi alla tua faccia; e il tuo santo spirito, oh, non togliere da me”. – Sl 51:11, TNM.