Scorrendo il calendario è normale trovare per ciascun giorno la commemorazione di uno o più “santi”. Vi sono poi “santi” particolari che assurgono al ruolo di patroni. Si hanno così – ad esempio – il protettore degli automobilisti, il protettore dei papà, la protettrice degli aviatori e perfino una protettrice dell’autostrada. I più famosi tra questi ricevono il culto, con tanto di statue e santuari. Vengono venerati e pregati. Il culto dei santi è un fenomeno assai diffuso nel cattolicesimo.
Cosa dice però la Bibbia in merito? La Scrittura parla di santi? Sì, ne parla. Ma chi sono i santi? Un esame della parola di Dio su questo soggetto ci rivelerà cosa Dio dice della santità e dei santi. Vogliamo anche domandarci anche se è corretto che i fedeli abbiano delle immagini o delle statue cui rivolgere il loro omaggio, bruciare incenso e accendere lumi.
Leggendo i Vangeli ci si accorge prima di tutto che gli apostoli non facevano nessuna distinzione tra santi e non santi. Per loro, tutti i discepoli di Yeshùa erano indistintamente santi. Ad esempio, Paolo e Timoteo – rivolgendosi ai seguaci di Yeshùa che abitavano a Filippi, città della Macedonia – scrivono: “Paolo e Timoteo, servi di Gesù Cristo, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi” (Flp 1:1). Tutti i credenti in Yeshùa erano santi, dunque. Ma cosa significa “santo”? È il caso, anzitutto, di definire la parola con il suo significato biblico. “Santo” è la traduzione italiana del termine ebraico קֹדֶשׁ (qòdesh), che denota qualcosa di separato, esclusivo o riservato a Dio; indica la condizione di chi o di ciò che è messo da parte per il servizio di Dio. Nella parte greca delle Scritture il termine corrispondente che viene impiegato è ἅγιος (hàghios), che pure denota la stessa idea di separazione.
La Bibbia riferisce la parola “santo” a una serie di soggetti: luoghi (Es 3:5), il Tempio (2Cron 8:11), Gerusalemme (Ger 4:17), il cortile dei sacerdoti (Ez 42:14), offerte e sacrifici (Lv 21:22), il bottino (Gs 6:19), sacerdoti (Nm 6:20), la nazione di Israele (Ger 2:3), il sabato (Es 16:23), il giubileo (Lv 25:12), Dio e ciò che gli appartiene (Am 2:7), tutti i fedeli credenti (1Pt 1:16; Lv 11:44). Santo è dunque qualsiasi oggetto o persona riservata al servizio di Dio, appartata per lui.
Per il credente fedele la differenza non è tra bene e male, ma tra bene e santità. Di persone ritenute “buone” ce ne sono tante, si tratta di persone dall’animo buono. La risposta che la Bibbia dà al male non è però il bene, ma la santità: “Santificatevi dunque e siate santi, perché io [Dio] sono santo”. – Lv 11:44.
È secondo questo concetto di santità o di essere appartati per Dio che Yeshùa pregò il Padre circa i suoi discepoli: “Io ti prego, non di toglierli dal mondo, ma di vigilare su di loro a causa del malvagio. Essi non fanno parte del mondo, come io non faccio parte del mondo. Santificali per mezzo della verità” (Gv 17:16,17a). E Paolo, sulla stessa riga, dice ai discepoli di Yeshùa che non devono uscire effettivamente dal mondo, ma che devono rimanere appartati e non mischiarsi ad esso. – 1Cor 5:9-11.
Come nacque allora la distorsione del concetto di santità? E come si iniziò a rendere culto ai “santi”?
Per circa trecento anni dalla nascita di Yeshùa non si fece alcuna distinzione tra seguaci di Cristo e seguaci di Cristo, tra seguaci santi e seguaci non santi. Né si invocò mai, in tutto quel periodo, un defunto. Le preghiere erano riservate solo a Dio nel nome di Yeshùa, come la Bibbia stessa richiede (Flp 4:6; Gv 14:6). Ma nel quarto secolo il cosiddetto “cristianesimo” era già divenuto cattolicesimo; molti pagani si convertirono in massa. Con Costantino (312 E.V.) i “cristiani” non furono più perseguitati. La loro religione divenne poi, con Teodosio, la religione dello Stato. Venne così a crearsi un fenomeno di conversione di massa in cui gli antichi pagani conservarono pressoché integralmente le loro tradizioni contrarie alla Scrittura, la parola di Dio. Proprio in quel periodo iniziò il culto dei santi che sostituì il politeismo pagano. Vennero anche adottate festività pagane: il 25 dicembre, da festa del dio sole divenne la natività di Yeshùa; il 29 giugno, da festa pagana delle due divinità Quirino e Romolo (ritenuti protettori di Roma) divenne la festa dei “santi” Pietro e Paolo (presunti protettori della chiesa di Roma). I pagani erano soliti invocare nelle malattie Feronia od Esculapio; i cattolici sostituirono a questi i “santi” da invocare nelle malattie; man mano, secondo le epoche, furono introdotti: S. Andrea Avellino contro la apoplessia, S. Venanzio contro le cadute, S. Rita donatrice di prole, S. Pasquale Baylon capace di assicurare un marito a una zitella, e così via. Nacquero in questo modo i santi tutelari o protettori che presero il posto delle corrispondenti divinità pagane tutelari. I pagani erano abituati ad avere un dio tutelare per ogni categoria di lavoratori; diventati “cristiani” non fecero altro che sostituire i loro dèi pagani con speciali “santi cristiani”. Anziché rivolgersi a Diana, protettrice dei cacciatori, si rivolsero a S. Uberto; anziché invocare Minerva, patrona della scienza e degli studi, si rivolsero a S. Caterina di Alessandria. Spesso si rasentò il ridicolo: Giovanni Battista, che andava vestito di rozza pelle di cammello, divenne patrono dei pellicciai; S. Bernardino da Siena, che scriveva il nome di “Gesù” su speciali tavolette e le diffondeva, divenne patrono dei pubblicitari; l’angelo Gabriele, che aveva portato l’annuncio di Dio a Maria futura madre di Yeshùa, divenne per volere di un papa il protettore dei postelegrafonici; S. Lucia divenne patrona degli orologiai; S. Cristoforo patrono degli automobilisti; S. Benedetto, dato che rimase tre anni in una grotta, divenne protettore degli speleologi.
Ancora oggi si continuano a creare nuovi “santi”. E, di nuovo, si sfiora il ridicolo: S. Chiara è stata eletta protettrice della televisione perché essendo a letto ammalata aveva avuto una visione di funzioni liturgiche che si celebravano a distanza; S. Giuseppe da Copertino, che cadeva in estasi e si sollevava dal suolo, divenne protettore dei paracadutisti. Ogni città ha il proprio protettore, che sostituì l’originario semidio pagano.
Secondo la Bibbia, nessuno ha l’autorità di elevare al rango di “santo” (a cui rendere culto), qualcuno. Nei primi secoli della nostra èra, nessuno – nemmeno un papa (del resto, allora inesistente) – era autorizzato a canonizzare prima del tempo, il tempo futuro che spetta solo a Dio. Paolo scrisse: “A me, poi, pochissimo importa d’essere giudicato da voi o da un tribunale umano: anzi, non mi giudico neppure da me stesso. Poiché non ho coscienza di colpa alcuna; non per questo sono giustificato; ma colui che mi giudica è il Signore. Così, non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore che metterà in luce le cose occulte delle tenebre e manifesterà i pensieri del cuore, e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio” (1Cor 4:3-5). Stefano, il discepolo di Yeshùa ucciso lapidato, non fu mai venerato dai discepoli di Yeshùa. La Bibbia dice: “Degli uomini timorati seppellirono Stefano, e fecero gran cordoglio per lui” (At 8:2). Non vi è traccia di culto né che le sue reliquie venissero ricercate a scopo di venerazione, ma i cattolici – dato che Stefano morì a colpi di sassi – ne hanno fatto il protettore dei selciaiuoli.
Dove mai sta scritto nella Bibbia che i santi morti possono essere invocati nel bisogno o fungere da mediatori tra noi e Yeshùa o tra noi e Dio? Piuttosto, la Bibbia dice che vi è un solo mediatore: “C’è un solo Dio, e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù”. – 1Tm 2:5.
La nostra analisi non può tralasciare la questione delle immagini e delle statue dei “santi” che vengono venerati. Viene usata in ambito cattolico la parola “venerazione” per evitare la parola “adorazione”. Ma la domanda è: che differenza c’è mai tra prostrarsi davanti ad una statua “venerandola” anziché “adorandola”? In cosa differiscono i gesti tra venerazione e adorazione? Forse che, uccidendo una persona, non si commette assassinio se si dice che non la si ammazza ma le si spara solo al cuore? Costruirsi una statua o un’immagine, inchinarsi di fronte ad essa, “venerarla”, pregarla, costituisce una violazione del secondo Comandamento, il secondo di quelli veri e originali contenuti nella Bibbia, al capitolo 20 di Esodo. (Nei decalogo cattolico il secondo Comandamento è stato fatto sparire, smembrando poi il decimo in due per far tornare i conti). Ecco il secondo Comandamento: “Non ti farai scultura alcuna né immagine […] Non ti prostrerai davanti a loro”. – Es 20:4,5.
I profeti biblici derisero coloro che si costruivano una statua per porsi a pregare di fronte ad essa: “Quelli che fabbricano gli idoli sono gente da nulla. I loro dèi preziosi non servono a niente. Quelli che li adorano non vedono e non si rendono conto: perciò saranno coperti di vergogna. Chi fabbrica un idolo o fonde una statua si illude di averne un vantaggio. Quelli che li prendono sul serio saranno umiliati, perché gli idoli sono stati fatti da semplici uomini. Il falegname prende le misure, disegna l’immagine con il gesso, misura il pezzo con il compasso e lo lavora con lo scalpello. Gli dà una forma umana, una bella figura d’uomo, che metterà in casa. […] Usa una parte dell’albero per accendere il fuoco, e una parte per costruire un idolo. Mette la prima in un braciere per riscaldarsi e cuocere il pane; con l’altra invece fa la statua di un dio e la adora con grande rispetto. Con un po’ di legna fa il fuoco; arrostisce la carne, se la mangia ed è sazio. Poi si riscalda e dice: Che bel calduccio! Che bel fuocherello! Poi con il resto si costruisce un dio, il suo idolo, lo adora, si inchina e lo prega così: Tu sei il mio Dio, salvami! Questa gente è troppo stupida per capire cosa sta facendo: hanno gli occhi e l’intelligenza chiusi alla verità. Nessuno di loro riflette, nessuno ha il buon senso o l’intelligenza di dire: Ho bruciato metà di un albero; sulla brace ho cotto il pane e arrostito la carne che mangio. Dell’altra metà ho fatto un idolo inutile. Mi prostro davanti a un pezzo di legno! Il loro idolo non li può salvare, ma essi non riescono a pensare: È evidente che quello che ho in mano è un falso dio”. – Is 44:9-20.