Geremia è uno dei libri più compositi delle Scritture Ebraiche. Si apre con un magnifico squarcio che narra la vocazione del profeta, cui segue un gruppo abbastanza omogeneo di oracoli in forma poetica. Seguono poi gli elementi più disparati, ora in prosa e ora in versi: oracoli ora brevissimi, ora molto estesi; intramezzati da sentenze, parabole, racconti storici, profezie d’intonazione apocalittica e da frammenti personali.
Quest’apparente disordine non è dovuto al fatto che il libro segua una successione cronologica. Il capitolo 26 (scritto da Baruc) e 7:1-15 si riferiscono ad uno stesso fatto. La predicazione di Geremia nel Tempio risale ai primi anni del re Ioiachim, mentre il capitolo 34 si riferisce ad un evento di una dozzina d’anni dopo. Di solito si riparte il libro nel modo che qui segue.
- Prima parte (capitoli 1-25). Predominano brani poetici. Si tratta di detti di Geremia espressi generalmente in modo mordace, concreto, immaginoso. Questi brani sono di grandissimo valore per conoscere la personalità del profeta.
- Seconda parte (capitolo 26-45). Si tratta di memorie compilate da Baruc, segretario di Geremia. Essenzialmente contengono la descrizione delle vicissitudini e delle sofferenze subite dal profeta da parte della classe dirigente: motteggi, persecuzioni, imprigionamenti e oltraggi di ogni genere. Nei capitoli 26-35 gli oracoli geremiani scritti in poesia sono inquadrati in racconti biografici compilati in prosa. I capitoli 36-45, tutti in prosa, contengono racconti riguardanti la vita del profeta.
- Terza parte. Non si tratta di una successione di capitoli dopo il 45° che chiude la seconda parte. Si tratta di un’ulteriore divisione che abbraccia brani particolari tratti dalle due precedenti parti. Perché alcuni studiosi (al seguito di Mowinkel) hanno visto la possibilità di quest’ulteriore divisione? Perché questa serie di brani presenta uno stile particolare che assomma sia i tratti tipici di Geremia che quelli di Baruc. Di solito questi brani sono introdotti con la formula: “La parola del Signore mi fu rivolta in questi termini”. Gli studiosi pensano ora di attribuire questi brani a una fonte unica. I brani che vi apparterrebbero sono i seguenti (quelli in rosso non sono ammessi da tutti gli studiosi, gli altri sono riconosciuti da tutti): 1:4-10; 1:11-17; 3:6-13; 7:1-8:3; 11:1-14; 16:1-13; 17:19-27; 18:1-12; 19:1,2; 19:10,11; 22:1-5; 24; 25:1-14; 27; 32; 34:8-22; 35.
In Ger 36:32 si fa riferimento ad una raccolta profetica distrutta da Ioiachim: “Geremia prese un altro rotolo e lo diede a Baruc, figlio di Neria, segretario, il quale vi scrisse, a dettatura di Geremia, tutte le parole del libro che Ioiachim, re di Giuda, aveva bruciato nel fuoco”. Di quale raccolta si tratta? Generalmente si pensa a quella che qui abbiamo indicato come “prima parte” (capitoli 1-25). Ma ci sono studiosi (come Eissfeldt e Robinson) che pensano si tratti della “terza parte” che qui stiamo considerando, ovviamente nella parte essenziale (sarebbero naturalmente esclusi i capitoli 24, 27, 32, 34 e 35 che si riferiscono ad avvenimenti posteriori al re Ioiachim). Questa ipotesi pare più credibile; infatti, si spiegherebbero meglio quattro particolari che ora consideriamo.
- La raccolta poteva essere letta tre volte in circa mezza giornata (la prima parte contenente i capitoli 1-25 sarebbe stata troppo lunga). Le tre volte in cui la raccolta fu letta sono chiaramente menzionate: “Baruc lesse dal libro le parole di Geremia in presenza di tutto il popolo” (Ger 36:10), “’Prendi in mano il rotolo dal quale tu hai letto in presenza del popolo e vieni’. Baruc, figlio di Neria, prese in mano il rotolo e andò da loro. Essi gli dissero: ‘Siediti e leggilo qui a noi’. Baruc lo lesse in loro presenza” (Ger 36:14,15), “Ieudi lo lesse in presenza del re e in presenza di tutti i capi che stavano in piedi a fianco del re”. – Ger 36:21.
- La raccolta conteneva solo minacce: “Forse quelli della casa di Giuda, udendo tutto il male che io penso di far loro, si convertiranno ciascuno dalla sua via malvagia” (Ger 36:3). La prima parte contiene invece anche consolazioni.
- Il capitolo 7 – che rientra nella “prima parte” – non può riferirsi alla posteriore redazione d’intonazione deuterocanonica (presente nella “terza parte”) perché annuncia la distruzione del Tempio (il che è tipicamente geremiano).
- La collaborazione tra Baruc e Geremia del capitolo 36 può spiegare meglio lo stile composito della “terza parte” in cui vi solo elementi sia di Geremia che di Baruc.
- Quarta parte (capitoli 46-51). Vi si trovano elementi indubbiamente di Geremia, anche se rielaborati da Baruc e forse da altri scrittori posteriori. In origine costituivano un’appendice a Ger 25:13: “Tutto ciò che è scritto in questo libro, ciò che Geremia ha profetizzato contro tutte le nazioni”. Prova ne è che la versione greca dei LXX la presenta così.
- Quinta parte (capitoli 30-33). È preferibile considerare questa sezione come a parte, riservandole un posto. Si tratta della predicazione escatologica di Geremia ovvero della predicazione che riguarda gli ultimi tempi.
Geremia si compone però di 52 capitoli. Se la “quarta parte” arriva a includere il capitolo 51, dove si colloca il capitolo 52 che chiude il libro di Geremia? In verità, il capitolo 52 è un puro frammento storico che riproduce testualmente 2Re 24:18-25,30. – Cfr. La Sacra Bibbia, traduzione di F. Nardoni, Libreria Editrice Fiorentina, edizione 1960, che a pag. 1354 pone come titolo al cap. 52 di Ger: “Appendice storica (2 Re, 24, 18-25, 30)”.
Geremia presenta dunque brani derivanti direttamente da Geremia, brani da lui dettati allo scriba Baruc, racconti propri di Baruc e addizionali posteriori introdotte nel libro in epoche diverse.