Osea fu profeta del Regno di Israele, nell’8° secolo a. E. V.. Il suo nome è una forma abbreviata di “Osaia” (“Ya salva”) e deriva dalla radice ebraica ישע (yashà) che indica “salvare”, e che diede origine a nomi quali Giosuè (Yeshùa), Isaia. – Cfr. Nm 13:8 e 2Re 15:30;17:1-6 dove si tratta dell’omonimo ultimo re di Israele.

Vita di Osea

   Osea era figlio di Beeri (“Osea, figlio di Beeri”, Os 1:1), di cui s’ignora perfino la tribù. Da vari indizi, Osea va collocato nel regno settentrionale di Israele. Infatti, il Regno di Samaria è chiamato “il paese” (Os 1:2). Il re israelitico è detto semplicemente “nostro re” (Os 7:5). Il profeta Osea si occupa esclusivamente di questo Regno di Israele e mai del Regno di Giuda. Secondo Os 1:1 Osea visse al tempo di Geroboamo II (brillante e glorioso re d’Israele, morto nel 746 a. E. V.): “Parola del Signore rivolta a Osea, figlio di Beeri, al tempo di Uzzia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele”. Al regno di Geroboamo II seguì poi un periodo d’instabilità e di quasi anarchia. Vari re si succedevano gli uni agli altri in un’impressionante serie di colpi di stato, fino alla completa distruzione del regno da parte dell’Assiria. Solo Menaem (745-738 a. E. V.) godette di un po’ di stabilità per essersi appoggiato all’Assiria a cui offrì un tributo quando vi regnava Tiglat-Pileser III: “Pul, re d’Assiria, invase il paese; e Menaem diede a Pul mille talenti d’argento affinché gli desse man forte per assicurare nelle sue mani il potere reale” (2Re 15:19). Che questo Pul fosse Tiglat-Pileser III re d’Assiria è attestato nella tavoletta dinastica conosciuta come “Lista dei re babilonesi A” in cui si trova il nome Pulu (Pul), mentre nella posizione corrispondente della “Cronaca sincronica” compare il nome Tukultiapilesharra ovvero Tiglat-Pileser (Ancient Near Eastern Texts Vol. I, 1974, pagg. 272, 273). “Pul” era probabilmente il suo nome personale o quello con cui era noto in Babilonia e Tiglat-Pileser (Tilgat-Pilneser) era il nome che aveva assunto una volta divenuto re dell’Assiria.

   Osea fu quindi contemporaneo di Amos, e forse a lui posteriore di poco. Tuttavia, pare vi sia un’inesattezza nel titolo del libro: “Parola del Signore rivolta a Osea, figlio di Beeri, al tempo di Uzzia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda” (Os 1:1). Stando al versetto, Osea sarebbe vissuto fino al tempo di Ezechia re di Giuda (715-687 a. E. V.). In realtà il profeta Osea non visse fino alla distruzione di Samaria (721 a. E. V.), di cui mai parla; e nemmeno visse fino al tempo della guerra siro-efraimita (737 a. E. V.) contro Giuda (di cui parla Isaia), perché mai ne fa cenno. L’inserimento del nome “Ezechia” potrebbe essere opera di un redattore. Infatti, il passo di Os 1:1 sembra attribuire primaria importanza ai re di Giuda (vi si elencano tutti e quattro i re che regnarono in quel periodo, mentre vi si menziona solo il re che regnava in Israele). Questo fatto ci fa pensare che il redattore considerava come legittimi sovrani del popolo di Dio solo i re di Giuda della famiglia di Davide, e riteneva che il regno settentrionale di Israele si fosse allontanato dalla legalità divina. Ma Osea era profeta del Regno di Israele e non avrebbe insistito così tanto sui sovrani del Regno di Giuda. Questa ipotesi è avvalorata dalla forma biografica in terza persona: “Parola del Signore rivolta a Osea”, “Il Signore cominciò a parlare a Osea” (Os 1:1,2), a differenza della forma autobiografica in prima persona del capitolo 3.

   La vita stessa di Osea è presa a simbolo profetico per denunciare la triste situazione di Israele che, come una donna infedele, abbandona il suo Dio per darsi a pratiche idolatriche. Il profeta Osea riceve, infatti, l’ordine di sposare “una prostituta” (Os 1:2): “Il Signore cominciò a parlare a Osea e gli disse: ‘Va’, prenditi in moglie una prostituta e genera figli di prostituzione; perché il paese si prostituisce, abbandonando il Signore’. Egli andò e prese Gomer, figlia di Diblaim” (Os 1:2,3). Da questa Gomer ebbe “figli di prostituzione” (1:2). Si tratta probabilmente di una donna israelita in età di matrimonio che per avere figli si era data al rito pagano della prostituzione sacra in un tempio di Baal. Gomer diede ad Osea tre figli detti “figli di prostituzione” e che ricevettero dei nomi simbolici.

   Il primo fu un maschio chiamato “Izreel” (Os 1:3,4), a ricordo del luogo dov’era stato sparso da Ieu tanto sangue della dinastia precedente, quasi ad indicare che “tra poco io punirò la casa di Ieu per il sangue versato a Izreel e porrò fine al regno della casa d’Israele”. – Os 1:4.

   Il secondo figlio fu una femmina cui s’impose in nome di “Lo-Ruama” (Os 1:6), “Non più pietà”, a indicare che Dio non avrebbe più avuto pietà del suo popolo: “Perché io non avrò più compassione della casa d’Israele in modo da perdonarla”. – 1:6.

   Il terzo figlio fu un altro maschio cui fu dato il nome di “Lo-Ammi” (1:9) ossia “Non (più) mio popolo”, ad indicare che Dio ormai aveva sciolto la sua alleanza con il popolo eletto: “Perché voi non siete mio popolo e io non sarò per voi”. – Os 1:9.

   In seguito Osea riceve l’ordine di amare una donna adultera che era stata amata da un altro (cap. 3), e che probabilmente è la stessa Gomer che aveva abbandonato suo marito. Il testo ebraico di Os 3:1 parla, infatti, di amare “ancora”, nuovamente: עֹוד לֵךְ אֱהַב־אִשָּׁה אֲהֻבַת רֵעַ וּמְנָאָפֶת (od lech èhav-ishàh ahèvat rèa umnaàfet), letteralmente: “Ancora vai ama donna amata [da un] amico e adulterante”. Inoltre, in Os 2:7, la donna dice: “Tornerò al mio primo marito”.

   Osea lo fa, pur obbligando la moglie adultera a certe condizioni di separazione e di rinuncia. In tal modo il profeta mostra la grandezza del perdono divino e la forza del suo grande amore. Quanto Dio avesse sofferto diviene così una rivelazione. Viene palesata sia l’ingratitudine umana che il dolore e la misericordia di Dio.

   Questi episodi sono intesi dagli studiosi in modo diverso. Per alcuni si tratta di una semplice finzione letteraria. Non si tratterebbe, per costoro, di vere vicende matrimoniali accadute a Osea, ma solo di una creazione parabolica inventata con lo scopo di mostrare l’amore di Dio che pur amando Israele (come il marito ama la moglie), fu di fatto abbandonato dal popolo ribelle ed apostata, benché egli sia ancora pronto a perdonare e ad accogliere il suo popolo per riammetterlo nel suo primo amore. In tal modo fu inteso da diversi rabbini, da Girolamo e da Calvino. Ancor oggi diversi studiosi intendono così. Secondo altri si tratterebbe di disavventure matrimoniali reali occorse a Osea che diventerebbe così profeta non solo a parole ma anche con la sua stessa vita familiare. Anche Isaia diede dei nomi simbolici ai suoi figli. In tal caso di realtà, le vicende reali visibili a tutti avrebbero assunto un significato simbolico. Quest’opinione è del tutto legittima e avvalorata dalla Bibbia. È anche l’opinione della maggioranza dei commentatori.

   Gomer rappresenta la nazione di Israele che abbraccia l’idolatria e il culto di Baal: “Lei non si è resa conto che io le davo il grano, il vino, l’olio; io le prodigavo l’argento e l’oro, che essi hanno usato per Baal!” (Os 2:8), “La punirò a causa dei giorni dei Baal, quando bruciava loro incenso e, ornata dei suoi pendenti e dei suoi gioielli, seguiva i suoi amanti e dimenticava me», dice il Signore” (Os 2:13). L’amore di Dio per il suo popolo è dichiarato con il linguaggio di un innamorato da cui trapelano la sollecitudine e la cura divine:

“’Ecco, io l’attrarrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Di là le darò le sue vigne e la valle d’Acor come porta di speranza; là mi risponderà come ai giorni della sua gioventù, come ai giorni che uscì dal paese d’Egitto. Quel giorno avverrà’, dice il Signore, ‘che tu mi chiamerai: Marito mio! e non mi chiamerai più: Mio Baal! Io toglierò dalla sua bocca i nomi dei Baal, e il loro nome non sarà più pronunciato”. – Os 2:14-17.

   Si tratta dunque di un grave peccato di adulterio spirituale verso Dio. Osea raffigura il Dio che perdona e raccoglie la nazione adultera. Tale simbolismo era reso ancora più facile dal fatto che “Baal” significa tanto “signore/dio” quanto “marito”.

Contenuto del libro

   Parte storica (capitoli 1-3), risalente al tempo di Geroboamo II. Narra le disavventure matrimoniali del profeta, prima in forma biografica in terza persona (capitoli 1 e 2), poi in forma autobiografica in prima persona. – Capitolo 3:

 

Riferimento

Testo

Persona

1:3

“Egli andò e prese”

Terza

3:1,2,3

“Il Signore mi disse”, “Allora me la comprai”, “Le dissi”

Prima

 

   Alcuni ritengono che questi due racconti – riguardanti Gomer (capp. 1 e 2) e la ripresa della donna adultera (cap. 3) – riferiscano episodi successivi occorsi a Osea. Altri invece ritengono che i due racconti siano paralleli e narrino la medesima vicenda, prima in forma biografica e poi in forma autobiografica. Anche se entrambe le ipotesi sono possibili, va privilegiata la prima perché dà una narrazione più esauriente della vita di Osea e si armonizza meglio con l’infedeltà israelitica e il successivo riaccoglimento della nazione da parte di Dio.

   Parte più propriamente profetica (capitoli 4-14) che, in gran parte, si svolge dopo la morte di Geroboamo. Il richiamo di Os 7:7 allude evidentemente ai continui massacri delle varie dinastie che si succedettero per breve tempo sul trono Israelita: “Tutti sono ardenti come un forno e divorano i loro governanti; tutti i loro re cadono”. Questa seconda parte del libro si può ripartire in:

  1. Una serie di invettive e minacce  contro Israele e contro quelli la guidano, sacerdoti e re, di cui si biasima specialmente l’idolatria e l’immoralità, le colpe politiche e sociali. – 4:1-9:9.
  2. Serie di canti non strettamente collegati tra loro, che riguardano in modo particolare l’idolatria e che costituiscono un appello al ravvedimento e una promessa di grazia divina. – 9:10-14:9.

   La genuinità dei testi è ammessa da tutti gli studiosi, anche se si discute su qualche particolare minimo che allude a Giuda (come già fatto notare). Probabilmente lo scritto di Osea risulta di due serie tra loro indipendenti, ossia la parte storica e la parte propriamente profetica. Forse il tutto fu messo assieme da un redattore che diede la forma biografica al primo racconto.

Stile e personalità di Osea

   Le frasi di Osea sono spezzate e concise, tanto da risultare talora oscure ed enigmatiche. La difficoltà si accresce ancor più perché il testo ha sofferto molto nella trasmissione testuale che ha deturpato di molto il testo genuino. Le molteplici metafore sono appena accennate e mancano del loro sviluppo adeguato. La lingua è comunque pura e degna del miglior periodo dell’8° secolo a. E. V., che è il secolo aureo della letteratura ebraica. Lo stile di Osea, tuttavia, è meno scorrevole di quello di Amos e bruscamente passa da toni molto aspri a espressioni d’una tenerezza e di una commozione impareggiabili. Il seguente brano lo illustra bene:

 

Tono

molto aspro

“La farò morire di sete. Non avrò compassione […]. Le sbarrerò il cammino con rovi […]. Io la spoglierò tutta nuda davanti ai suoi amanti. È in mio potere, e nessuno potrà liberarla […]. La punirò”.

2:5,6,8;12:1,5, PdS.

Tono

molto tenero e commovente

“La riconquisterò. La porterò nel deserto e le dirò parole d’amore […]. Ti farò mia sposa, e io sarò giusto e fedele. Ti dimostrerò il mio amore e la mia tenerezza. Sarai mia per sempre”.

2:16,21,

PdS.

   Si può quindi intuire che il profeta Osea possedeva un animo squisitamente sensibile, dotato di sentimenti delicatissimi, ma ricco di ardente impulsività. Osea paragona Dio proprio secondo questi aspetti apparentemente contrastanti della sua personalità:

 

Tono

forte

“Io [Dio] sarò per Efraim come un leone

5:14

“Sono diventato per loro come un leone, li spierò sulla strada come un leopardo”, “Li affronterò come un’orsa”, “Li divorerò come una leonessa”.

13:7,8

Tono

delicato

“Egli [Dio] verrà a noi come la pioggia,

come la pioggia di primavera che annaffia la terra”.

6:3

“Io sarò per Israele come la rugiada”.

14:5

 

 

    Amos fu paragonato a Giovanni il battezzatore, mentre Osea – a buon ragione – può essere paragonato all’apostolo Giovanni: Osea minaccia, ma nel contempo annuncia la grazia di Dio ricca di misericordia.

La dottrina di Osea

   Per Osea occorre tornate a Dio che così a lungo ha amato il suo popolo e non lo abbandonerà mai. Conoscere l’amore di Dio significa sentirsi spinti a tornare a lui che tanta tenerezza ebbe per il suo popolo.

  • Dio punirà il suo popolo e lo distruggerà: “È la tua perdizione, Israele, l’essere contro di me” (Os 13:9). Lo farà come un animale selvaggio che sbrana la sua preda: “Li affronterò come un’orsa privata dei suoi piccini e squarcerò l’involucro del loro cuore; li divorerò come una leonessa” (Os 13:8). Dio sarà per Israele come un tarlo: “Io sono come una tignola per Efraim, e come un tarlo per la casa di Giuda” (Os 5:12). Dimenticherà che quella era la sua nazione: “Per la malvagità delle loro azioni io li caccerò dalla mia casa; non li amerò più” (Os 9:15). Perfino quando lo ricercheranno, Dio li abbandonerà: “Andranno […] in cerca del Signore, ma non lo troveranno: egli si è ritirato da loro” (Os 5:6). Dato che hanno seminato vento, gli israeliti raccoglieranno tempesta: “Costoro seminano vento e raccoglieranno tempesta” (Os 8:7). Saranno umiliati davanti ai loro “amanti”:

  “Contestate vostra madre, contestatela! perché lei non è più mia moglie, e io non sono più suo marito! Tolga dalla sua faccia le sue prostituzioni, e i suoi adulteri dal suo petto; altrimenti, io la spoglierò nuda, la metterò com’era nel giorno che nacque, la renderò simile a un deserto, la ridurrò come una terra arida e la farò morir di sete. Non avrò pietà dei suoi figli, perché sono figli di prostituzione; perché la loro madre si è prostituita; colei che li ha concepiti ha fatto cose vergognose, poiché ha detto: “Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane, la mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande”. Perciò, ecco, io ti sbarrerò la via con delle spine; la circonderò di un muro, così che non troverà più i suoi sentieri. Correrà dietro ai suoi amanti, ma non li raggiungerà; li cercherà, ma non li troverà. Allora dirà: “Tornerò al mio primo marito, perché allora stavo meglio d’adesso”. Lei non si è resa conto che io le davo il grano, il vino, l’olio; io le prodigavo l’argento e l’oro, che essi hanno usato per Baal! Perciò io riprenderò il mio grano a suo tempo, e il mio vino nella sua stagione; le strapperò la mia lana e il mio lino, che servivano a coprire la sua nudità. Ora scoprirò la sua vergogna agli occhi dei suoi amanti, e nessuno la salverà dalla mia mano. Farò cessare tutte le sue gioie, le sue feste, i suoi noviluni, i suoi sabati e tutte le sue solennità. Devasterò le sue vigne e i suoi fichi, di cui diceva: “Sono il compenso che mi hanno dato i miei amanti”. Io li ridurrò in un bosco e li divoreranno gli animali della campagna. La punirò a causa dei giorni dei Baal, quando bruciava loro incenso e, ornata dei suoi pendenti e dei suoi gioielli, seguiva i suoi amanti e dimenticava me», dice il Signore”. – Os 2:2-13.

  • Tuttavia, Dio è sempre un padre che punisce per correggere, per cui tutta la storia di Israele è una storia d’amore. Ora Dio è stanco della ribellione degli israeliti, perciò li darà in balìa dell’Egitto, dell’Assiria e dei popoli in cui essi hanno riposto la loro fiducia (capitoli 5-7). Ma anche nella catastrofe, Dio non li annienterà del tutto, come avvenne invece per le città di Adma e Seboim che vennero distrutte insieme a Sodoma e Gomorra (capitoli 8 e 9): “La rovina di Sodoma, di Gomorra, di Adma e di Seboim che il Signore distrusse nella sua ira e nel suo furore” (Dt 19:22). “Come farei a lasciarti, o Efraim? Come farei a darti in mano altrui, o Israele? Come potrei renderti simile ad Adma e ridurti allo stato di Seboim? Il mio cuore si commuove tutto dentro di me, tutte le mie compassioni si accendono” (Os 11:8). L’intento di Dio è l’amore, perché Dio è Dio, e non un uomo: “Non distruggerò Efraim di nuovo, perché sono Dio, e non un uomo, sono il Santo in mezzo a te”. – Os 11:9.
  • Dopo che la sofferenza avrà purificato Israele, ci sarà una nuova alleanza (Os 2:14,15). La bella descrizione del nuovo patto è in Os 2:20: “In quel tempo farò un’alleanza con gli animali feroci, con gli uccelli e con i rettili, perché non diano fastidio al mio popolo. Spezzerò l’arco e la spada, eliminerò la guerra da questa terra. Farò vivere il mio popolo in pace”. – PdS.