La preghiera è l’espressione più genuina della fede e dovrebbe sgorgare spontanea dal sentimento di chi prega. Le preghiere ebraiche conservate nei Salmi sono l’espressione spontanea dei sentimenti degli ebrei.
C’è motivo per classificare i vari tipi di preghiera racchiusi nel Salterio? Eccome! Intanto, le preghiere che vi sono contenute possono trovare un loro posto nella nostra vita, secondo le circostanze. Va poi osservato che ogni forma o genere letterario presso gli antichi aveva un suo certo modo di procedere stilizzato, per cui la conoscenza di questi vari stili serve a farci comprendere meglio tutto il Salmo che di volta in volta consideriamo. Ecco dunque un’utile classificazione:
I vari tipi di Salmi
Inni o canti di lode
Ringraziamenti (privati e pubblici)
Lamentazioni (private e pubbliche)
Salmi regali
Queste classi sono alquanto estese e contengono sottoclassi più ristrette. Per la loro natura sono rari i salmi che appartengono ad una sola classe: molti sono di tipo misto. Vediamo le classi principali.
Inni o lodi
La lode a Dio non manca mai in alcun salmo, ma ve ne sono alcuni che sono dedicati totalmente alla lode divina. Eccoli: 8, 19, 24, 29, 33, 65, 67, 68, 85, 95, 99, 100, 103, 104, 111, 113, 117, 135, 136, 145, 146, 147, 148, 149, 150. La loro struttura è molto semplice: all’inizio s’invita chi prega a lodare il Signore, poi si descrivono con commozione le opere da Lui compiute (spesso introdotte con כי, ki, “perché”) e che costituiscono il motivo della lode. Oggetto del canto o lode possono essere le potenti opere della natura (Sl 104), forse anche solo un uragano (Sl 19), o gli interventi storici di Dio a favore del popolo eletto (Sl 103). La conclusione ricapitola il contenuto del salmo o torna alla forma iniziale.
Alcuni esempi:
Salmo 8. Invito alla lode: “O Signore, Signore nostro, quant’è magnifico il tuo nome in tutta la terra!”; כי, ki, perché: … (v. 4 e sgg.); Conclusione: “O Signore, Signore nostro, quant’è magnifico il tuo nome in tutta la terra!”. – V. 9.
Salmo 24. Invito alla lode: “Al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa”; כי, ki, perché: “Poich’egli l’ha fondata” (v. 2); Conclusione: “Alzatevi, o porte eterne, e il Re di gloria entrerà”. – V. 9.
Salmo 33. Invito alla lode: “Esultate, o giusti, nel Signore”; כי, ki, perché: “Poiché la parola del Signore è retta” (v. 4); Conclusione: “La tua benevolenza, o Signore, sia sopra di noi, poiché abbiamo sperato in te”. . V. 22.
Salmo 95. Invito alla lode: “Venite, cantiamo con gioia al Signore”; כי, ki, perché: “Poiché il Signore è un Dio grande” (v. 3); Conclusione: “Non indurite il vostro cuore”. – V. 8.
Esaminiamo ora un Salmo in particolare: il n. 8. Si tratta di quattro strofe precedute e seguite dal medesimo distico. Vi si esalta la bellezza del creato e si esprime affettuosa gratitudine al Creatore che ha elevato l’uomo alla sfera divina. Non vi è nulla che contrasti la sua origine davidica: il v. 3 allude ai numerosi nemici di Davide.
Sl 8 (CEI)
1 Al maestro di coro. Sul canto: «I Torchi…». 1
Salmo. Di Davide.
2 O Signore 2, nostro Dio 3,
quanto è grande il tuo nome 4 su tutta la terra: 5
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. 6
3 Con la bocca dei bimbi e dei lattanti 7
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli. 8
4 Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate, 9
5 che cosa è l’uomo perché te ne ricordi 10
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
6 Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, 11
di gloria e di onore lo hai coronato:
7 gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi; 12
8 tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
9 Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare. 13
10 5 O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Note:
1 L’ebraico ha עַל־הַגִּתִּית (al-haghitìt): “Sulla ghittea”; pare trattarsi di uno strumento a tre corde, una specie di arpa originaria di Gat. C’è chi lo intende come motivo musicale: per TNM è un’”espressione musicale di significato incerto” (nota in calce). I LXX pare abbiano preso lucciole per lanterne e traducono: “Su [il motivo] i Torchi”, interpretandolo come una derivazione da גת (gat), “torchio”.
2 “O Signore”: ebraico יהוה (yhvh).
3 “Nostro Dio”: ebraico אֲדֹנֵינוּ (adonènu): “Signore di noi”.
4 “Il tuo nome”: secondo la mentalità biblica il nome sta a significare la persona stessa; qui si tratta di Dio stesso. L’occidentale, non conoscendo il pensiero ebraico, lo scambia per un nome letterale. “Quanto è grande il tuo nome” significa: Quanto sei grande, Tu!
5 “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra”. È l’introduzione tematica ripetuta anche alla fine: si tratta del medesimo distico che incornicia le quattro strofe.
6 “Sopra i cieli si innalza la tua magnificenza”: il tema è ripreso al v. 4: “Se guardo il tuo cielo” …
7 Secondo l’interpretazione ebraica si fa riferimento al miracolo del poppante che, appena nato, cerca con la bocca la mammella materna per succhiarne il latte: prova della grande potenza e saggezza di Dio. Per altri si tratta della preghiera pura che esce dalla bocca dei bambini e che testimonia la grandezza di Dio. Yeshùa cita queste parole per rispondere ai sacerdoti e agli scribi che si erano sdegnati perché dei bambini lo avevano accolto con entusiasmo: “Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedute le meraviglie che aveva fatte e i bambini che gridavano nel tempio: ‘Osanna al Figlio di Davide!’, ne furono indignati e gli dissero: ‘Odi tu quello che dicono costoro?’. Gesù disse loro: ‘Sì. Non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode’?”. – Mt 21:15,16.
8 In questa traduzione, della CEI, si ha: “Sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”. TNM preferisce: “Tu, la cui dignità si narra al di sopra dei cieli! Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai fondato la forza, a motivo di quelli che ti mostrano ostilità, per far desistere il nemico e chi si vendica”. Il testo è proprio incerto, perché risulta corrotto e variamente corretto. Cerchiamo di capirne le difficoltà:
Testo ebraico letterale: אֲשֶׁר תְּנָה הֹודְךָ עַל־הַשָּׁמָיִם מִפִּי עֹולְלִים ׀ וְיֹנְקִים יִסַּדְתָּ עֹז לְמַעַן צֹורְרֶיךָ לְהַשְׁבִּית אֹויֵב וּמִתְנַקֵּם – Ashèr tenàh hodechà al-hashamàym mipì olelìm veyneqìm ysadtà os lemàan tzorerècha lehashbìt oyèv umitnaqèm – Che poni splendore di te su i cieli da bocca bambini e lattanti fondasti potenza a motivo di avversari di te per far tacere nemico e vendicatore. – Nel Testo masoretico il passo è al v. 2.
NR: “Tu hai posto la tua maestà nei cieli. Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una forza, a causa dei tuoi nemici, per ridurre al silenzio l’avversario e il vendicatore.”
TNM: “Tu, la cui dignità si narra al di sopra dei cieli! Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai fondato la forza, a motivo di quelli che ti mostrano ostilità, per far desistere il nemico e chi si vendica”.
Note: Il Testo Masoretico ha “che di te”. TSy hanno “hai posto”; LXXVgc hanno “è stato innalzato” (riferito a “splendore”). La lezione “hai tratto lode” proviene dai LXX e fu accolta anche da Matteo: “Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode”. – Mt 21:16, TNM.
Forse occorre rivedere il testo iniziale. Come abbiamo detto, risulta corrotto. Il testo “che poni il tuo splendore su nei cieli” risulta monco, iniziando con un “che poni”. TNM cerca di aggiustare, inserendo un “tu” (che, scorrettamente, neppure pone tra parentesi quadre per indicare che è stato aggiunto): “Tu, la cui dignità si narra al di sopra dei cieli!”; pur mettendo un punto esclamativo finale per abbellire, la frase rimane monca. Ripetiamo: il testo dei manoscritti è corrotto e corretto. Le strane traduzioni che ne derivano si basano sulle due parole iniziali:
אֲשֶׁר תְּנָה
ashèr tenàh
che poni
le quali creano il problema e rendono la frase monca iniziando con un pronome relativo. Il resto della frase non pone problemi:
הֹודְךָ עַל־הַשָּׁמָיִם
hodechà al-hashamàym
lo splendore di te sopra i cieli
Forse il testo originale era:
אשרנה
ashirànah
voglio narrare
Si noti la possibile ricostruzione:
הודך אשרנה
ashirànah hodechà
voglio narrare il tuo splendore
Così tutto assume un senso: “Il tuo splendore voglio narrare, con voce di bambini e di lattanti; hai stabilito la tua forza a causa dei tuoi nemici, per ridurre a silenzio il nemico e il vendicatore”. Stupendamente traduce PdS: “Canterò la tua gloria più grande dei cieli balbettando come i bambini e i lattanti: Contro gli avversari hai costruito una fortezza per ridurre al silenzio nemici e ribelli”.
9 “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate” … Il poeta, cantando con voce commossa e con stupore infantile le bellezze del cielo, non fa che richiamare ciò che altri passi biblici affermano: “La sua gloria copre i cieli, la terra è piena della sua lode” (Ab 3:3). È questa potenza divina che abbatterà tutti gli avversari e gli ostacoli opposti dagli empi al regno divino retto da Davide. Yeshùa ne ha rivelato il senso sia poetico che messianico. – Mt 21:16.
10 “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?” Il salmista paragona l’incanto dei cieli con la piccolezza dell’uomo.
“Se guardo il cielo, opera delle tue mani, la luna e le stelle che vi hai posto, chi è mai l’uomo che tu ne abbia cura?”. – PdS.
Questo bellissimo canto deve essere stato composto o almeno ispirato di notte, mentre il poeta contemplava – stupito, naso all’insù – lo splendore del cielo orientale, evocatore meraviglioso della immensa potenza divina. Giobbe, pur nei suoi dolori, evoca questo verso con amaro cordoglio: “Io mi sto consumando; non vivrò sempre; ti prego, lasciami stare; i giorni miei non sono che un soffio. Che cos’è l’uomo che tu ne faccia tanto caso, che tu t’interessi a lui” (Gb 7:16,17). L’uomo, pur essendo tratto dal fango (Gn 2:7) non è dimenticato da Dio. L’interesse di Dio per l’uomo comporta l’elevazione umana e la benedizione divina.
11 “L’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”. Dio ha esaltato l’uomo fino alla sfera divina, dove c’è la sua corte: i Divini. L’originale ebraico אֱלֹהִים (elohìm) indica tanto Dio quanto gli esseri divini (quelli che la LXX, la Vulgata e Paolo chiamano “angeli”). Nella versione geronimiana dall’ebraico si ha “dio” (“l’hai fatto poco meno di un dio”); altri intendono “angeli”. Questo passo è introdotto in Ef 1:22: “Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa”. Ciò che gli elohìm sono per natura, gli esseri umani lo ottengono per grazia. Ciò s’iniziò ad avverare quando Yeshùa – in una posizione più bassa dei Divini (gli elohìm) – elevò l’uomo alla famiglia stessa di Dio: “Abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio” (Rm 5:2). “Non è ad angeli che Dio ha sottoposto il mondo futuro del quale parliamo; anzi, qualcuno in un passo della Scrittura ha reso questa testimonianza: Che cos’è l’uomo perché tu ti ricordi di lui o il figlio dell’uomo perché tu ti curi di lui? Tu lo hai fatto di poco inferiore agli angeli; lo hai coronato di gloria e d’onore; tu hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi. Avendogli sottoposto tutte le cose, Dio non ha lasciato nulla che non gli sia soggetto”. – Eb 2:5-8.
12 Mentre il credente attende la redenzione del suo corpo per essere trasformato in un elohìm, è intanto rappresentante di Dio sulla terra: è all’uomo che Dio ha sottoposto tutto il creato, come era nel piano divino: “’Abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra’. Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra’”. – Gn 1:26-28.
13 Il feudo dell’uomo si estende a tutti gli animali che vengono presentati nella ripartizione usuale nella Bibbia:
“Tutti i greggi”: il bestiame minuto.
“Gli armenti”: il bestiame maggiore.
“Tutte le bestie della campagna”: le fiere della steppa e gli animali selvatici.
“Gli uccelli del cielo”: gli animali dell’aria.
“I pesci del mare”: gli animali delle acque.
Alcuni correggono hayàm (הים), “il mare”, in màym (מים), “acque”.