Poema finale (11:7-12:8): la giovinezza e la vecchiaia.

   L’autore esorta a godere della luce, vale a dire della vita, prima che giungano le tenebre della morte (11:7). La giovinezza deve sviluppare tutte le sue possibilità, ricordando tuttavia il giudizio che attende ciascuno e ricordando il … qui le Bibbie traducono: “Creatore” (12:3). Così anche TNM: “Ricorda, ora, il tuo grande Creatore nei giorni della tua giovinezza” (nel Testo Masoretico è in 12:1). Ma si tratta di un fraintendimento. L’ebraico del Testo Masoretico ha:

וּזְכֹר אֶת־בֹּורְאֶיךָ

uschor et-borècha

   Sul verbo non ci sono dubbi: uschòr (וּזְכֹר) significa: “E ricorda”. In quanto all’et (אֶת) – lo precisiamo per chi non conosce l’ebraico – è semplicemente il segno dell’accusativo, che non si traduce mai. Rimane la parola:

בוראיך

che viene letta borècha e tradotta con “il tuo Creatore”. La finale –cha (ך-) significa “di te” (tradotto con “tuo”). Intanto va precisato che l’articolo “il” è aggiunto nelle traduzioni, tra l’altro con scarsa o nessuna correttezza, perché il traduttore dovrebbe metterlo tra parentesi quadre per indicare che è assente nel testo originale, e non lo fa. Comunque, che la traduzione “Creatore” sia sbagliata è indicato dalla parola ebraica, che nel testo è al plurale. TNM, per difendere la sua traduzione, annota in calce: “Ebr. Bohre´èikha. Questo participio del verbo ebr.[aico] ‘creare’ è pl.[urale] per indicare grandezza o eccellenza”, ma è pura invenzione, perché tale tipo di plurale appartiene al greco e al latino, ma non all’ebraico. Il testo ebraico direbbe quindi: “E ricorda creatori di te”, il che farebbe sorgere grossi dubbi. Va ricordato poi che le vocali (sotto forma di punti e lineette sopra e sotto le singole lettere) furono aggiunte dai masoreti circa 800-1000 anni dopo che la Bibbia era già stata completata. Dobbiamo quindi far riferimento solo alle lettere ebraiche. Questa stessa parola, al singolare, la troviamo in Ec 12:8 (12:6 per TNM):

“Prima che … la ruota infranta cada nel pozzo [בור (bor)]”. – 12:8, NR.

   TNM traduce qui: “Prima che sia tolto il cordone d’argento e la coppa d’oro si infranga, e la giara si rompa alla fonte, e la ruota per la cisterna [בור (bor)] si sia infranta”. La parola ebraica bor [בור] significa “buca” / “pozzo” / “cisterna” / ”fossa”. Ora, se alla parola “fossa” (בור, bor) aggiungiamo il prefisso –cha (ך-), otteniamo:

בוראך

borècha

la fossa di te

   Il versetto risulta ora: “E ricòrdati della tua fossa [בור (bor)] nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: ‘Io non ci ho più alcun piacere’”. Il senso di “fossa” come “sepolcro” lo riveniamo altrove nella Bibbia: “Ha scavato una fossa [בור (bor)], e la rendeva profonda; ma cadrà nella buca [che] ha fatto” (Sl 7:15, TNM); “L’uomo gravato della colpa di sangue per un’anima fuggirà lui stesso fino alla fossa [בור (bor)]” (Pr 28:17, TNM); “Sarai precipitato nello Sceol, nelle parti più remote della fossa [בור (bor)]”. – Is 14:15, TNM.

   Traducendo correttamente, il versetto è in armonia con il contesto: l’Ecclesiaste sta dicendo che l’uomo deve godere della sua giovinezza finché è giovane (12:1,2; in TNM 11:9,10). I giovani – accade anche oggi, da sempre – pensano che la loro vita sia eterna. Contro questa falsa impressione, l’Ecclesiaste dice: Mentre sei giovane ricòrdati della tua fossa, perché anche tu dovrai morire. Oltre al contesto ripristinato, questa traduzione ristabilisce il parallelismo:

12:2 Bandisci dal tuo cuore la tristezza, e allontana dalla tua carne la sofferenza; poiché la giovinezza e l’aurora sono vanità.12:3 E ricòrdati della tua fossa nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni. – Base: NR; con correzione sulla base del testo ebraico.
11 10 Scaccia dunque la vessazione dal tuo cuore, e allontana la calamità dalla tua carne; poiché la gioventù e il rigoglio della vita sono vanità.12 Ricorda, ora, la tua fossa nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni calamitosi. – Base: TNM; con correzione sulla base del testo ebraico.

   Alla fine tutti muoiono e vanno nella “fossa” (12:8,9). Tutto è vanità.

   Le descrizioni dell’essere umano che si avvia alla morte sono vivide, nello stile descrittivo ebraico. Anche se il soggetto è triste, le immagini sono tutte godibili. La splendida traduzione di PdS ci permette di apprezzarne la bellezza, soprattutto paragonata alla rozza traduzione di TNM:

  • Dopo la bella stagione della giovinezza, ecco affacciarsi l’inverno della vecchiaia con i suoi giorni sempre scuri e piovosi in cui non si prova nessuna voglia. “Allora il sole, la luna e le stelle per te non saranno più luminosi e il cielo sarà sempre nuvoloso”. – 12:2, PdS.
  • C’è poi la scena di un palazzo decadente: la descrizione minuziosa del suo sfacelo è il progredire della crisi in cui entra il corpo di un vecchio. Le gambe vacillano come i guardiani del palazzo e le braccia s’indeboliscono come i manutentori del palazzo che si incurvano. “Allora, le tue braccia che ti hanno protetto, tremeranno; le tue gambe, che ti hanno sostenuto, diventeranno deboli” (PdS). “I guardiani della casa tremano, e gli uomini di vitale energia si sono curvati” (TNM).  – 12:3.
  • “Le donne che macinano hanno cessato di lavorare perché son divenute poche” (TNM). I pochi denti rimasti sono come donne che non macinano più alla mola nel cortile. “I tuoi denti saranno troppo pochi per masticare il cibo”. – 12:3, PdS.
  • La vista si affievolisce: non ci sono più donne che occhieggiano dalle finestre e le porte di casa sono chiuse. Anche l’udito è affievolito: canzoni e trilli di uccelli si spengono. “Le signore che vedono alle finestre hanno trovato che è scuro; e le porte sulla strada si sono chiuse, quando il suono del mulino si abbassa, e uno si leva al suono di un uccello e tutte le figlie del canto hanno un suono basso” (TNM). “I tuoi occhi non vedranno più chiaramente. I tuoi orecchi diventeranno sordi al rumore della strada. Non sentirai quasi più il rumore della macina del mulino e il canto degli uccelli”. – 12:3,4, PdS.
  • Ecco poi la fatica nelle salite: “Avrai paura di camminare in salita e ad ogni passo sarai in pericolo di cadere” (PdS), reso pessimamente da TNM: “Inoltre, hanno avuto timore semplicemente di ciò che è alto, e ci sono terrori nella via”. – 12:5.
  • La canizie porta il bianco come i mandorli in fiore: “I tuoi capelli diventeranno bianchi come i fiori di mandorlo” (PdS). “E il mandorlo mette i fiori” (TNM).  – 12:5.
  • L’impotenza sessuale è evocata dal cappero, considerato allora come un afrodisiaco: “La bacca di cappero scoppia” (TNM). “Ogni desiderio scomparirà”. -12:5, PdS.
  • L’artrite rende incapaci di saltare come fa una cavalletta. “Ti sarà difficile muoverti” (PdS). “La cavalletta si trascina” (TNM). – 12:5.
  • Alla fine le immagini sono funerarie: compaiono i lamentatori di professione durante il funerale: “L’uomo cammina verso la sua casa di lunga durata e i lamentatori hanno marciato in giro nella strada” (TNM). “Poi te ne andrai alla dimora eterna, mentre per le strade piangeranno e faranno lutto”. – 12:5, PdS.
  • È la rottura: è “tolto il cordone d’argento e la coppa d’oro” è infranta, “la giara” si rompe alla fonte, “la ruota per la cisterna” è “infranta. Quindi la polvere torna alla terra proprio come era e lo spirito stesso torna al [vero] Dio che l’ha dato” (TNM). “La vita finirà come si rompe un filo d’argento, o come va in pezzi una lampada d’oro, come si infrange una brocca per l’acqua e si schianta la carrucola del pozzo. Il tuo corpo ritornerà alla polvere della terra dalla quale fu tratto. Il tuo spirito vitale ritornerà a Dio che te l’ha dato”. – 12:6,7, PdS.

   Conclusione

   Al termine del suo libro l’autore si presenta come un saggio che ha istruito dei popoli ed esalta le parole dei savi (12:1-14). Un ammonimento essenziale, d’intonazione spirituale, chiude la meditazione del sapiente:

Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l’uomo. Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male”. – Ec 12:15,16.