I brani controversi sono particolarmente due. Si tratta dell’episodio in cui un angelo muove l’acqua della piscina e quello dell’adultera. Vediamoli.

   L’angelo della piscina. Il brano – tratto da 5:3b,4 – in TNM è:

3Sotto questi [colonnati] giaceva una moltitudine di malati, ciechi, zoppi e quelli con membra secche. 4

 

NR ha:

3 Sotto questi portici giaceva un gran numero d’infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici [, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua; 4 perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l’acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l’acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito].

   Come si nota, nella prima versione manca il v. 4, nella seconda c’è ma è messo tra parentesi quadre insieme al v. 3b. Il motivo è che solo alcuni manoscritti hanno i versetti 3b e 4.

   Occorre quindi esaminare testualmente se le parole dei vv. 3b,4 sono genuine oppure no.

   Esaminando i codici si nota che questi in genere sono contrari all’autenticità dei vv. 3b,4. Questi, infatti, mancano in P66,75 (papiri), in א (codice Sinaitico), in B (codice Vaticano), in D (codici di Beza), in Vg (Vulgata latina), in Syc (Siriana curetoniana), in W (Washington). Esistono invece in A (codice Alessandrino), in K (Mosca), in L (Roma), D (S. Gallo), in It (Vetus Latina), in Vgc (Vulgata latina, recensione clementina), in Syhi (Versione di Gerusalemme), in Syp (Pescitta siriana), in Arm (Versione armena).

   Da un primo esame si nota che il brano implicato manca nei manoscritti della famiglia alessandrina, che in genere presentano un testo più corto della famiglia occidentale. Da questi manoscritti si dovrebbe concludere che i versetti non sono autentici.

   E qui sorge un problema di critica letteraria: i versetti sono stati tolti o sono stati introdotti?

   Di solito si pensa a una glossa (inserimento di un’annotazione o spiegazione in un testo) tardiva per spiegare quanto detto al v. 7: “Io non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca”. Qualcuno, insomma, avrebbe aggiunto al testo giovanneo quest’annotazione (la glossa, appunto) per spiegare al lettore il perché l’acqua di quella piscina in certi momenti diventava mossa.

   Tuttavia questa glossa crea molti problemi. Un angelo che muove l’acqua (o vi si bagna, secondo qualche manoscritto) è certamente un particolare molto strano. Si può capire facilmente perché molti manoscritti l’abbiano soppresso. Nel contempo, però, il passo pare indispensabile per capire quel muoversi dell’acqua al v. 7. Senza la spiegazione riuscirebbe impossibile spiegarsi il movimento dell’acqua. Da questo punto di vista sembrerebbe chiaro che il passo è genuino.

   Ma i problemi non sono finiti. Lo stile del passo è diverso dallo stile usuale di Giovanni. In questo breve passo vi sono ben sette àpax legòmenon (parole dette solo una volta) ovvero parole che non si riscontrano altrove.

 

I sette àpax legòmenon in Gv 5:3b,4

κίνησιν

kìnesin

movimento

ταραχήν

tarachèn

agitazione

δήποτε

dèpote

qualunque

νοσήματι

nosèmati

malattia

ἐκδεχομένων

ekdechomènon

aspettanti

κατὰ καιρόν

katà kairòn

a suo tempo*

κατείχετο

katèicheto

era guarito

[, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua; 4 perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l’acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l’acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito].

*mancante nella traduzione italiana; i codici hanno: “Un angelo infatti a suo tempo […]”.

 

   Le prime quattro parole (evidenziate in grassetto) non ricorrono mai in tutte le Scritture Greche. Le altre tre non sono mai usate da Giovanni. Neppure la parola “angelo” non è giovannea. Giovanni non la usa mai. Un angelo isolato ricorre solo in 12:29 (“Altri dicevano: ‘Gli ha parlato un angelo’”), ma anche lì non sono parole di Giovanni in quanto rappresenta solo una riflessione della folla.

   Dobbiamo concludere quindi che Giovanni ha attinto questo brano da un documento o da una tradizione precedente, anche se alcune di queste parole sono dovute al soggetto lì trattato.

   I versetti 1,5-9 del capitolo 5 sono invece tipicamente giovannei. In questi versetti fu introdotto il brano che riguardava le guarigioni nella piscina. Il fatto che sia stato tolto da altri manoscritti si può spiegare con l’intento di non favorire le pratiche popolari e pagane che erano ricollegabili con le piscine e i luoghi sacri.

   L’adultera. L’altro brano controverso è quello della nota pericope dell’adultera che trascinata davanti a Yeshùa fu poi lasciata libera perché il maestro osservò con semplicità: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. Il brano interessato è quello di 7:53-8:11. Eccolo:

7:53 [E ognuno se ne andò a casa sua. 8:1 Gesù andò al monte degli Ulivi. 2 All’alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva. 3 Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna còlta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, 4 gli dissero: ‘Maestro, questa donna è stata còlta in flagrante adulterio. 5 Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?’ 6 Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. 7 E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: ‘Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei’. 8 E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. 9 Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. 10 Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: ‘Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?’. 11 Ella rispose: ‘Nessuno, Signore’. E Gesù le disse: ‘Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più’.]

    TNM, giunta a 7:52 annota:

I manoscritti אBSys omettono i versetti dal 53° al capitolo 8, versetto 11°, che (con alcune variazioni nei vari testi greci e versioni) dicono quanto segue:

53 E ciascuno se ne andò a casa sua.

8 Ma Gesù andò al monte degli Ulivi. 2 Comunque, all’alba si presentò di nuovo al tempio, e tutto il popolo veniva da lui, ed egli, sedutosi, insegnava loro. 3 Ora gli scribi e i farisei condussero una donna colta in adulterio, e, dopo averla posta in mezzo a loro, 4 gli dissero: “Maestro, questa donna è stata colta nell’atto di commettere adulterio. 5 Nella Legge Mosè ci ha prescritto di lapidare tale sorta di donne. Ma tu che ne dici?” 6 Naturalmente, dicevano questo per metterlo alla prova, per avere qualcosa di cui accusarlo. Ma Gesù si chinò e scriveva col dito per terra. 7 Persistendo essi nell’interrogarlo, si drizzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”. 8 E chinatosi di nuovo scriveva per terra. 9 Ma quelli che avevano udito questo uscirono uno per uno, a cominciare dagli anziani, ed egli fu lasciato solo, come pure la donna che stava in mezzo a loro. 10 Drizzatosi, Gesù le disse: “Donna, dove sono essi? Nessuno ti ha condannata?” 11 Essa disse: “Nessuno, signore”. Gesù disse: “Neanche io ti condanno. Va; da ora in poi non praticare più il peccato”.

   I principali manoscritti non hanno questo brano. Esso manca infatti in P⁶⁶ (papiro Bodmer II ), in P⁷⁵ (papiro Bodmer XV), in א  (Sinaitico), in B (Vaticano), in Sys(codice Siriaco Sinaitico). Altri manoscritti lo presentano con asterischi per significarne la dubbia provenienza.

   Tuttavia, il brano era certamente un testo antico perché già alla fine del 3° secolo viene ricordato da Ambrogio, da Girolamo e da Agostino. Secondo Agostino il racconto dell’adultera si leggeva in molti manoscritti greci. – PL 33,553.

   Alcuni studiosi, dopo aver effettuato un attento esame linguistico del brano, lo attribuiscono a Luca, con cui ha in comune molti particolari filologici. Vediamoli.

   In Gv 8:1 si menziona il “monte degli Ulivi”; questa espressione appare quattro volte in Lc, ma mai in Gv se non in questo brano controverso.

   In Gv 8:2 si dice che Yeshùa “si presentò di nuovo al tempio”; quel “si presentò” è in greco παρεγένετο (pareghèneto); questo verbo si riscontra solo una volta in Gv: “La gente veniva [greco παρεγίνοντο (pareghìnonto)] a farsi battezzare” (Gv 3:23); ma si trova ben 25 volte in Lc.

   Sempre in Gv 8:2 si legge “tutto il popolo”, greco πᾶς ὁ λαὸς (pas o laòs); questa espressione si trova 7 volte in Lc, mai in Gv nel senso qui usato.

   In Gv 8:3 si ha l’espressione “posta in mezzo”, che nel greco è letteralmente “ponenti lei in mezzo” (στήσαντες αὐτὴν ἐν μέσῳ, stèsantes autèn en meso); questo stèsantes (“ponenti”) con il dativo (meso, qui al caso dativo; “mezzo”) non è giovanneo; Giovanni avrebbe usato l’accusativo senza l’en (ἐν, “in”), come in Gv 19:18: “Gesù nel mezzo [greco μέσον (mèson), al caso accusativo]” e come in Gv 20: “Si presentò in mezzo [greco μέσον (mèson), al caso accusativo] a loro” (v.19), “Si presentò in mezzo [greco μέσον (mèson), al caso accusativo] a loro”. – V. 26.

   In Gv 8:10 Yeshùa dice all’adultera: “Nessuno ti ha condannata?”, e il verbo “ha condannata” è nel greco κατέκρινεν (katèkrinen); Giovanni, anziché il verbo composto κατακρίνω (katakrìno, “giudicare” o “condannare”) usa invece il semplice κρίνω (krìno), come in Gv 3:17: “Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare [greco κρίνῃ (krìne)] il mondo”.

   In Gv 8:11 c’è l’espressione “da ora in poi” (greco ἀπὸ τοῦ νῦν, apò tu nün) che si trova solo presso Lc.

   Questa ipotesi che il brano sia di Luca e non di Giovanni è confermata dalla tradizione manoscritta della cosiddetta “Famiglia 13”, così chiamata perché è costituita da tredici codici chiamati anche “Gruppo di Ferrar”, che – pur provenendo dall’Italia meridionale – rappresentano l’antico testo usato in Siria (anteriore alla stessa recensione di Origène). Ebbene, questi codici hanno la pericope dell’adultera dopo Lc 21:38.

   Si può quindi concludere che il brano non è sicuramente di Giovanni, ma proviene da Luca che amava presentare la misericordia di Yeshùa verso le donne peccatrici.

   Ma com’è finito dallo scritto di Luca a quello di Giovanni? La risposta ci viene da ciò che è stato svelato da recenti e approfonditi studi. Questi studi hanno indagato le affinità tra Lc e Gv. Per citare esempi pratici, ecco alcune affinità:

 

Lc

Gv

Contenuto

22:3

“Satana entrò in Giuda”

13:27

“Dopo il boccone, Satana entrò in lui”.

Satana principale responsabile.

22:53

“Questa è la potenza delle tenebre”

1:5

“La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta”.

Opposizione satanica a Yeshùa come tenebre.

22:66

“Appena fu giorno, gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi si riunirono, e lo condussero nel loro sinedrio”.

18:28

“Da Caiafa, condussero Gesù nel pretorio. Era mattina”.

Seduta del sinedrio di mattina.

   Il capitolo 21 di Lc e la pericope dell’adultera recano i caratteri dello stile lucano.

   Non è azzardato ipotizzare che Luca abbia preso parte attiva nella redazione del Vangelo di Giovanni e che egli ne abbia rimaneggiato alcuni racconti. In questo modo si spiegherebbe bene come mai il greco del Vangelo giovanneo è buono mentre quello dell’Apocalisse (Rivelazione) è un greco pessimo.

   Questo nulla toglie alla storicità e all’ispirazione della pericope dell’adultera, anche se la sua origine è lucana.