È dalle sue lettere che possiamo cogliere interessanti testimonianze della sovrumana fatica missionaria a cui Paolo fu sottoposto dai suoi avversari:
“Sono servitori di Cristo? Io (parlo come uno fuori di sé), lo sono più di loro; più di loro per le fatiche, più di loro per le prigionie, assai più di loro per le percosse subite. Spesso sono stato in pericolo di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. Oltre a tutto il resto, sono assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese. Chi è debole senza che io mi senta debole con lui? Chi è scandalizzato senza che io frema per lui?” . – 2Cor 11:23-29.
Alla scuola del rabbino Gamaliele, Paolo aveva appreso a ricercare i gentili o pagani per condurli alla Legge. Il grande rabbino non aveva dimenticato la nota massima con cui Hillel aveva compendiato i precetti dell’ebraismo: “Ama le creature e conducili sotto la Legge”. Il figlio di Gamaliele l’antico, rabbi Simone, ci ha trasmesso la massima: “Se un gentile viene per entrare nell’alleanza, tendigli la mano così da condurlo sotto le ali della shekinà” ossia sotto le ali della gloria di Dio. Tutto questo ci conferma la notizia trasmessaci da Eusebio che Paolo, prima di diventare un apostolo di Yeshùa era stato un apostolo (“apostolo” significa “inviato”) dei giudei. – Eusebio, In Jesaiam 18,8 PG 24,213-214.
La sicurezza con cui Paolo si muove in tutta la diaspora (la dispersione degli ebrei fuori dalla Palestina) mostra che egli doveva aver già operato tra i gentili prima della chiamata di Yeshùa.