Esortazione a osservare la Legge di Dio (2:16-19).
In questa sezione Paolo esorta i colossesi a non permettere che degli estranei li possano giudicare male perché osservano certi comandi della Toràh. Nello stesso tempo denuncia gli errori degli accusatori dei colossesi.
“Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati, che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo. Nessuno vi derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfio di vanità nella sua mente carnale, senza attenersi al Capo, da cui tutto il corpo, ben fornito e congiunto insieme mediante le giunture e i legamenti, progredisce nella crescita voluta da Dio”
I precetti cui fa riferimento sono:
- Astensione da certi cibi e bevande: “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere”. – 2:16.
- Osservanza di feste bibliche: annuali (“feste”), mensili (“noviluni”) e settimanali (“sabati”): “Nessuno dunque vi giudichi […] rispetto a feste, a noviluni, a sabati”. – 2:16.
Gli errori degli eretici:
- Falsa umiltà, che conduce a certe pratiche ascetiche: “Un pretesto di umiltà”. – 2:18.
- Culto angelico: dando valore agli spiriti che secondo la mentalità corrente regolavano l’universo, si attardavano nel culto di questi esseri potenti: “Culto degli angeli”. – 2:18.
- Visioni: gli eretici di Colosse davano importanza alle loro visioni personali, cercando di approfondirle sempre più: “Affidandosi alle proprie visioni”. – 2:18.
- Orgoglio smisurato: si credevano superiori per la loro “conoscenza”, la gnosi, che qui viene detta “carnale” in opposizione a quella che proviene dallo spirito di Dio; era una conoscenza che proveniva dal loro ragionamento e non da Dio: “Gonfio di vanità nella sua mente carnale”. – 2:18.
Si noti la parola “dunque” all’inizio di questa sezione (2:16-19): “Nessuno dunque [οὖν (un)]” (2:16). La congiunzione greca οὖν (un), numero Strong 3767, è una congiunzione che significa: “Allora / perciò / di conseguenza / siccome queste cose sono così” (Vocabolario del Nuovo Testamento). “Perciò […]”. – 2:16, TNM.
Paolo, insomma, sta tirando delle conclusioni in conseguenza di quanto aveva appena scritto. Aveva appena ammonito quei di Colosse di non farsi sviare: “Nessuno vi inganni con parole seducenti”, “Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini” (2:4,8). Paolo li ha appena avvisati di non farsi raggirare. Ma aveva riconosciuto anche la loro fede: “La fermezza della vostra fede” (2:5), precisando però che la loro fede doveva essere “fede, come vi è stata insegnata” (2:7). Il contesto, quindi, ci dice che quei colossesi avevano fede – cosa che Paolo riconosce, precisando che deve essere una fede come era stata insegnata loro. Poi, subito dopo (in 2:8-15), tratta della seduzione che essi subivano a proposito degli esseri spirituali cui gli eretici rendevano culto, e afferma il primato di Yeshùa su tutto il cosmo, insistendo perché essi si attengano solo al Cristo perché trovano già “tutto pienamente in lui” (2:10). Fede in Yeshùa, dunque, fede com’è già stata insegnata loro, senza pretese d’inutili religiosità ascetiche che sono contrarie alla fede genuina. Si tratta di pratiche che avevano l’intento di far vivere a quegli eretici un certo ascetismo, ma si tratta di un falso ascetismo: è religiosità, quanto di più lontano da una fede vissuta concretamente.
Ecco che ora Paolo menziona le cose giuste, contrapponendole agli errori, nella sezione 2:16-19.
Le prime due (1. Astensione da certi cibi e bevande; 2. Osservanza delle festività bibliche) sono collegate, giacché Paolo dice: “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati” (2:16). In verità si tratta, nel discorso di Paolo, di un tutt’uno. Si notino, infatti, quegli “o” che separa i vari aspetti:
“Nessuno vi giudichi |
ἐν βρώσει καὶ ἐν πόσει ἢ ἐν μέρει ἑορτῆς ἢ νεομηνίας ἢ σαββάτων |
en bròse kà en pòsei e en mèrei eortès e neomenìas e sabbàton | |
in cibo e in bevanda o a riguardo di festa o di novilunio o di sabati” | |
ἤ (e): congiunzione che significa “o”, “oppure” |
Il collegamento tra i vari aspetti trattati ci mostra che tutti riguardano un’unica sfera. In quest’unica sfera possiamo poi distinguere le due categorie: 1. Cibi e bevande, 2. Festività.