Si può dire che la tradizione antica è favorevole alla autenticità paolina. Essa è appoggiata indirettamente da Ignazio, vescovo di Antiochia, morto martire nel 110; da Policarpo, vescovo di Smirne verso il 150 e dall’eretico Marcione stabilitosi a Roma verso il 140.

   La lingua e lo stile non sono buoni: ridondante e piena di anacoluti (ovvero due espressioni collegate tra loro per il senso ma non armonizzate sintatticamente, così che la prima resta come sospesa), la lettera è tutta un susseguirsi di frasi ricollegate le une alle altre da genitivi, con accoppiamenti di sinonimi e con scarsa punteggiatura. Ef ha un punto interrogativo ogni 270 righe, mentre Rm ne ha uno ogni sei. Ef ha un segno d’interpunzione ogni tre righe, mentre Rm ne ha uno ogni 3,4 righe. In Ef 4:27 il diavolo è detto διάβολος (diàbolos), “calunniatore”, mentre altrove è detto usualmente σατανᾶς satanàs), “avversario”.

   Va tuttavia notato che Paolo scriveva dalla prigionia, essendo stanco e non più sorretto dagli ardori della polemica precedente. Lo stile, quindi, corrispondeva alla condizione morale in cui si trovava in quel momento. L’ispirazione non elimina le condizioni dello scrittore: egli viene lasciato nelle condizioni in cui si trova nel momento in cui scrive. Altrimenti avremmo una Bibbia linguisticamente perfetta, senza errori di grammatica e con uno stile sempre impeccabile, scritta da un automa; cosa che non è.

   Si dovrebbe poi studiare, meglio di quanto sia stato fatto in genere dagli esegeti, l’influsso di eventuali collaboratori di cui Paolo si è servito (ad esempio, Timoteo nel caso di Col) nella stesura di Ef. Anche il contenuto diverso può spiegare l’uso di termini diversi. Non va poi dimenticato che ben 22 termini si trovano in comune solo in Ef e negli altri scritti autentici di Paolo. Ciò milita per la sicura genuinità di Ef.

   Lo stile affaticato della lettera agli efesini si trova talora anche in altre lettere di Paolo che sono genuine (cfr. Rm 2:4,sgg.;3:21-26; 2Cor 9:8-14).

   La dottrina. Pur apparendovi le medesime parole dell’epistolario paolino, esse assumono valori diversi. In Ef la congregazione non è più la comunità locale, ma è divenuta la comunità universale, anzi “cosmica”.

Rm 16:1

“Congregazione di Concrea”

Congregazione

come

comunità

locale

Rm 16:5

“La congregazione che è nella loro casa”

Rm 16:23

“Gaio, ospite mio e di tutta la congregazione”

1Cor 1:2

“Alla congregazione di Dio che è a Corinto”

1Cor 11:18

“Quando vi riunite nella congregazione”

2Cor 1:1

“Alla congregazione di Dio che è a Corinto”

Flp 4:15

“Nemmeno una congregazione partecipò con me”

Col 4:15

“Alla congregazione che è in casa sua”

Col 4:16

“Nella congregazione dei laodicesi”

1Ts 1:1

“Alla congregazione dei tessalonicesi”

2Ts 1:1

“Alla congregazione dei tessalonicesi”

Flm 2

“Alla congregazione che è in casa tua”

1Tm 3:5

“Come avrà cura della congregazione di Dio?”

(TNM)

Ef

(TNM)

Congregazione come comunità universale

1:22

“L’ha dato come capo su tutte le cose alla congregazione, che è il suo corpo, la pienezza”

3:10

“Sia fatta conoscere per mezzo della congregazione la grandemente varia sapienza di Dio”

3:21

“A lui [Dio] sia la gloria per mezzo della congregazione e per mezzo di Cristo Gesù in tutte le generazioni”

5:23

“Il Cristo è capo della congregazione”

5:24

“La congregazione è sottomessa al Cristo”

5:25

“Il Cristo amò la congregazione e si consegnò per essa”

5:27

“Per presentare la congregazione a sé nel suo splendore”

5:29

“La nutre e ne ha tenera cura, come anche il Cristo fa con la congregazione”

5:32

“Questo sacro segreto è grande. Ora parlo riguardo a Cristo e alla congregazione”

   Questi appena citati sono tutti i passi di Ef in cui compare la parola ἐκκλησία (ekklesìa), “chiesa” nel senso di “congregazione”.

     L’economia di Dio altrove significa il compito che Dio affida ai suoi servitori: “Secondo l’incarico che Dio mi ha dato per voi di annunziare nella sua totalità la parola di Dio” (Col 1:25), “Un’amministrazione che mi è affidata” (1Cor 9:17). Qui in Ef significa il piano divino di salvezza: “Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra” (1:10), “Manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il Creatore di tutte le cose”. – 3:9.

   In Ef gli apostoli sono divenuti i “santi apostoli”: “È stato rivelato ai suoi santi apostoli”. – 3:5, TNM.

   In 1Cor 3:11 il fondamento della congregazione è Yeshùa: “Nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù”. In Ef il fondamento è costituito anche dagli apostoli: “Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare” (2:20). La traduzione: “Degli apostoli e dei profeti”, è errata; sbaglia anche TNM: “Degli apostoli e dei profeti”. Il greco ha:

τῶν ἀποστόλων καὶ προφητῶν

ton apostòlon kài profetòn

degli apostoli e profeti

   Non si tratta di due categorie, ma di una sola: “Gli apostoli profeti”.

   Possiamo dire che in Paolo c’è un cambio di teologia? No. Questi sviluppi teologici affondano le loro radici nelle idee paoline e possono benissimo essere sorti nella mente dell’apostolo ispirato (ispirato: non dimentichiamolo) sotto l’impulso delle circostanze.

   Chi poi ammette che la lettera è uno scritto circolare, potrebbe anche vedervi una specie d’istruzione per catecumeni. Il che spiegherebbe la molteplicità dei temi trattati, il risalto con cui si presentano la responsabilità e la dignità dei gentili, e infine la somiglianza con la prima lettera di Pietro.

1Pt 1:3-12

Ef 1:3-14

“Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi. Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo. Benché non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime. Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di sapere l’epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per sé stessi, ma per voi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo, mediante lo Spirito Santo inviato dal cielo: cose nelle quali gli angeli bramano penetrare con i loro sguardi”. “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia, che egli ha riversata abbondantemente su di noi dandoci ogni sorta di sapienza e d’intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti. Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra. In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria”.

 

   Ef e Col. Le somiglianze delle lettera agli efesini e ai colossesi è tale che non può essere casuale. Il 25% delle parole esistenti in Col si ritrova esattamente in Ef. Si tratta di un quarto! E un altro 30% circa delle parole vi si trova in modo approssimativo.

   Rifiutiamo la spiegazione che dà di questo fatto J. Holtzmann (della scuola di Tubinga) che con una posizione radicale nega la genuinità sia di Col che di Ef. Egli sostiene che una minuscola lettera di Paolo ai fedeli di Colosse sarebbe stata arricchita da un falsario del 2° secolo con un complesso di elementi cosmo-mitologici, divenendo così la lettera agli efesini che a sua volta sarebbe servita da base per l’estratto che costituisce la lettera ai colossesi (H. J. Holtzmann, Kritik der Epheser und Kolosserbrief auf Grund einer Analyse ihres Verwandtschaftverhälnisses, Leipzig 1872). L’ipotesi è talmente astrusa e senza basi che neppure la esaminiamo.

   Una critica più moderata riconosce la lettera ai colossesi come genuina. Tuttavia questa critica ipotizza che Col sarebbe poi stata utilizzata come base da uno scrittore dell’età sub-apostolica (circa nel 100) quando già si era imposto il gruppo degli apostoli come fondamento della chiesa. Questa critica fa notare che l’autore di Ef parla del gruppo degli apostoli come se non vi appartenesse, come se gli apostoli fossero una categoria a parte in cui lo scrittore non c’entra. Sinceramente, dubbiosa anche questa ipotesi.

   Per la totalità dei cattolici e per un buon numero di acattolici Ef è genuina. È proprio perché è genuina – fanno notare – che si spiegano le affinità con le altre lettere paoline. Il rapporto con Col si spiega con il fatto – essi fanno sempre notare – che Ef (meno polemica di Col) sarebbe stata scritta poco dopo Col. Questa posizione appare convincente. Infatti, abbiamo un caso simile con Rm: la lettera ai galati, più polemica di quella ai romani, viene prima di Rm. Le uguaglianze tra Col ed Ef si spiegano meglio con il fatto che le due lettere furono scritte quasi contemporaneamente a due congregazioni che non erano conosciute da Paolo e che avevano problemi molto simili.

   Un’ultima considerazione su una critica che viene mossa. Alcuni critici fanno notare che la congregazione destinataria di Ef viene supposta già organizzata e provvista di un ministro. Il che – osservano questi critici – non poteva essere al tempo di Paolo, quando le comunità erano ancora – dicono sempre costoro – puramente carismatiche. Respingiamo questa ipotesi e ci stupiamo che siano degli studiosi a formularla. L’ipotesi è, infatti, antistorica. Le congregazioni primitive non erano solo guidate dai doni dello spirito santo (congregazioni carismatiche), ma anche dagli apostoli che ne costituivano la base e dai vescovi o sorveglianti. Basta leggere le asserzioni di Paolo sull’apostolato: “Non sono apostolo? […] Non siete voi l’opera mia nel Signore? Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore”, “E credo di avere anch’io lo Spirito di Dio” (1Cor 9:1,2;7:40). Così è, se si vuol dare valore (e noi ne diamo) al libro di Atti: “Gli anziani della chiesa” (20:17), “Dopo aver designato per loro degli anziani in ciascuna chiesa […]”. – 14:23.