Uniti in Cristo (2:11-22).
Paolo oppone la circoncisione all’incirconcisione, ossia i giudei ai gentili. Questi ultimi si trovavano in condizioni disperate perché non avevano il Cristo (che invece i discepoli ebrei di Yeshùa avevano). I pagani erano lontani da Israele e dalle promesse messianiche rivolte agli ebrei. “Ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d’uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza” (2:11,12). Essi vivevano nel mondo creato dal Dio unico che loro non conoscevano: “Senza Dio nel mondo” (2:12). “Quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili”, “Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente”. – Rm 1:19-23,28; cfr 1Ts 4:5.
“Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati” (2:13). “Mediante il sangue di Cristo” (2:13) quei pagani sono stati avvicinati a Israele. “Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore”. – Gv 10:16.
In tal modo Yeshùa è divenuto “la nostra pace” (2:14): i due popoli (ebrei e pagani) non sono più ostili tra loro, ma formano un popolo unico. “Dei due popoli ne ha fatto uno solo” (2:14). Yeshùa “ha abbattuto il muro di separazione” (2:14), simboleggiato dal muro che nel Tempio separava il cortile dei gentili da quello degli ebrei. Un pagano che avesse oltrepassato quel muro sarebbe stato ucciso dai giudei (c’erano anche dei segnali che indicavano il limite, oltrepassando il quale il pagano veniva ucciso). Questa barriera del Tempio ricordava simbolicamente a tutti che gli ebrei avevano la Legge, che ai gentili mancava. Ricordava che gli ebrei erano con Dio e che i pagani erano lontani. Un pagano poteva accostarsi a Dio solo facendosi ebreo. Ora però, dice Paolo, in Yeshùa è sorta un’umanità nuova (2Cor 5:17; Gal 6:15; Ef 4:24), costituita da ebrei e gentili insieme. Nella famiglia della fede la distinzione più non esiste: “Non c’è qui né Giudeo né Greco […] perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”. – Gal 3:28.
“Per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia” (2:16). Non solo è avvenuta la riconciliazione tra le due parti, ma è anche avvenuta la riconciliazione del nuovo popolo unificato con Dio: “Con la sua venuta ha annunziato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito”. – 2:17,18.
“Ha annunziato la pace” (2:17). Il greco ha εὐηγγελίσατο εἰρήνην (euenghelìsato eirènen): letteralmente “evangelizzò pace”. Il verbo εὐαγγελίζω (euanghelìzo) è composto da εὐ (èu), “buono”, e da ἀγγέλλω (anghèllo), “annuncio”; significa quindi “annunciare una cosa buona”. La citazione di Paolo – perché di citazione si tratta – è presa da Is 57:19: “’Io metterò la lode sulle sue labbra. Pace, pace a chi è lontano e a chi è vicino’, dice il Signore, ‘io lo guarirò!’” Yeshùa ha recato il lieto messaggio della pacificazione tra giudei e gentili, tra gli uomini e Dio. Ora il nuovo rapporto con Dio è sorretto dall’unico identico spirito divino posseduto da tutti: “Per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito”. – 2:18.
“Non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio” (2:19). Paolo dice “concittadini”. Mentre nell’antica Israele i gentili erano ospiti momentanei, ora invece essi sono entrati a far parte del popolo e sono parte integrante della congregazione. I “santi” qui indicati sono i giusti dell’ebraismo, sia del periodo ebraico sia di quello successivo a Yeshùa. “Avverrà che i sopravvissuti di Sion e i superstiti di Gerusalemme saranno chiamati santi”, “Quelli saranno chiamati Popolo santo, Redenti del Signore” (Is 4:3;62:12). “Popolo santo”, “Il potere di giudicare fu dato ai santi dell’Altissimo, e venne il tempo che i santi ebbero il regno” (Dn 12:7;7:22). “Amate il Signore, voi tutti i suoi santi!”, “Temete il Signore, o voi che gli siete consacrati”, “Il Signore ama la giustizia e non abbandona i suoi santi”, “ (Sl 31:23;34:9;37:28). “Voi sarete degli uomini santi per me” (Es 22:31). Per i discepoli di Yeshùa cfr. 2Cor 1:1.
In 2:20 la congregazione è vista come un edificio: un edificio organico che cresce in un tempio vivente e spirituale per Dio: “Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare”. “Anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale” (1Pt 2:5). La congregazione ha ormai preso il posto del Tempio ebraico, ed è formata non da pietre ma da persone viventi. Perché l’edificio possa innalzarsi bisogna che le fondamenta siano solide: queste sono la testimonianza apostolica che ha in Yeshùa il suo punto di riferimento e di forza. La “pietra angolare” era quella che bloccava due lati del fondamento ed era pertanto di enorme importanza nella costruzione. La pietra angolare serviva per collocare le altre pietre che venivano allineate su di essa con un piombino. Perché un edificio fosse costruito bene, tutte le altre pietre dovevano conformarsi alla pietra angolare. La pietra angolare di fondamento serviva anche per tenere unite tutte le parti di un edificio.
Le traduzioni di solito hanno: “Fondamento degli apostoli e dei profeti” (NR, TNM, CEI, Did, ND). Ma è una traduzione arbitraria. Il greco ha
τῶν ἀποστόλων καὶ προφητῶν
ton apostòlon kài profetòn
degli apostoli e profeti
Entrambe le parole (“apostoli”, “profeti”) sono sorrette dall’unica preposizione articolata: τῶν (ton), “degli”. Se fosse come traducono le versioni sopra citate, il greco dovrebbe avere: ton apostòlon kài ton profetòn, cosa che non è. Si tratta quindi di un’unica categoria: gli “apostoli profeti”, che sono perciò i veri profeti della congregazione dei discepoli di Yeshùa.
Che non si tratti dei profeti delle Scritture Ebraiche è indicato dalla sequenza: 1. apostoli, 2. profeti; non viceversa. Non può trattarsi neppure di profeti che annunciano il vangelo, perché questi potevano essere messi in dubbio (1Gv 4:1,2). Gli “apostoli profeti”, invece, costituiscono il fondamento della congregazione. Si tratta degli apostoli che, essendo ispirati da Dio, sono i nuovi profeti della Bibbia. Il loro messaggio non può essere discusso: “Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali”. – 1Cor 2:12,13.
“L’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore” (2:21). Qui c’è qualcosa di meraviglioso. Paolo sta dicendo che chi entra a far parte della congregazione diviene dimora personale di Dio mediante lo spirito santo che è la forza operante donata congregazione. “In lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito”. – 2:22.