In Ef 4:4-6 sono elencati sette punti su cui deve poggiare la nostra unità:
- “Vi è un corpo solo” (4:4), vale a dire una sola chiesa, una sola congregazione, di cui tutti siamo parte. “Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo” (1Cor 12:13). “Così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo”. – Rm 12:5.
- “Un solo Spirito” (4:4) che vivifica la congregazione distribuendovi i sui doni molteplici. “Noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito” (1Cor 12:13). “Abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito”. – Ef 2:18.
- “Una sola speranza” (4:4), che è l’eredità divina cui tutti (ebrei e pagani) sono chiamati. – 2:11-18.
- “Un solo Signore” (4:5), vale a dire Yeshùa il consacrato risorto e mediatore. “Per noi c’è un solo Dio, il Padre […] e un solo Signore, Gesù Cristo” (1Cor 8:6). “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo”. – 1Tm 2:5.
- “Una sola fede” (4:5): quella predicata una volta per sempre dagli apostoli. “La fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre”. – Gda 3.
- “Una sola immersione”, quella che di solito s’identifica con il nome di “battesimo”: “Un solo battesimo” (4:5). Era un’immersione speciale compiuta in ubbidienza al volere di Yeshùa, per ottenere la remissione dei peccati e il dono dello spirito santo. “Ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2:38). L’immersione ordinata da Yeshùa è diversa da tutti gli altri bagni compiuti dai discepoli di Giovanni il battezzatore e dagli esseni: “Non stiamo a porre di nuovo il fondamento del ravvedimento dalle opere morte e della fede in Dio, della dottrina dei battesimi”. – Eb 6:1,2.
- “Un solo Dio” (4:6), che doveva essere accettato contro il politeismo diffuso tra i pagani. “Un solo Do”, uno solo. Non c’è un Dio che valga per gli ebrei e un altro per i gentili (non c’è un dio per le nazioni, come pensavano i pagani), ma c’è un Dio solo che è sopra di tutti gli idoli e sopra di presunte divinità pagane. “Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti” (4:6). “Da lui [Dio], per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno”. – Rm 11:36.
Pur essendo trascendente (vale a dire sopra di tutti gli altri esseri), Dio non è lontano, ma vive accanto a noi e lo sentiamo interiormente presente, se apriamo gli occhi della nostra fede. “Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra […] dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. […]. Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo” (At 17:24-28). Egli è accanto a ciascuno perché è Padre di ciascuno, giacché l’ha creato e gli ha dato la sussistenza. “Non abbiamo forse tutti un solo padre? Non ci ha creati uno stesso Dio?”. – Mal 2:10.
Com’è diversa la realtà di Dio da quella che alcuni cercano di applicargli! Una pubblicazione religiosa addirittura scrive: “Com’è possibile che Dio sia presente in ogni luogo nello stesso tempo? Dio è una Persona spirituale, il che significa che non ha un corpo materiale, ma spirituale. Uno spirito ha un corpo? Sì, infatti leggiamo: ‘Se vi è un corpo fisico, ve n’è anche uno spirituale’. (I Cor. 15:44; Giov. 4:24)“ (La Torre di Guardia del 15 agosto 1981, pag. 6, 1° § al sottotitolo “Ha un corpo?”, dell’articolo “Dio è una realtà per voi?”). Ora, in questa teoria religiosa, ci sono dichiarazioni che hanno un’implicazione gravissima. Se, infatti, Dio avesse un corpo – se pur spirituale (ma anche gli angeli ne hanno uno) – e se avesse un suo posto, questo implicherebbe che egli verrebbe a trovarsi all’interno della sua stessa creazione, facendone parte. È assurdo, per non dire offensivo nei riguardi di Dio. Vorrebbe dire che egli si sposta all’interno della sua creazione spirituale e invisibile, esattamente come farebbe un angelo. Quando Paolo dice che “se vi è un corpo fisico, ve n’è anche uno spirituale” non sta certo parlando di Dio. Sta parlando dei credenti resuscitati. Infatti, poco prima dice: “Così è anche la risurrezione dei morti. È seminato nella corruzione, è destato nell’incorruzione” (v. 42, TNM); e conclude: “Come abbiamo portato l’immagine di quello fatto di polvere, porteremo anche l’immagine del celeste”. – V. 49, TNM.
La rivista americana si domanda: “Com’è possibile che Dio sia presente in ogni luogo nello stesso tempo?” (Ibidem). E la Bibbia risponde:
“E dove posso fuggire dalla tua faccia?
Se ascendessi al cielo, là saresti;
E se stendessi il mio giaciglio nello Sceol, ecco, [saresti là].
Se prendessi le ali dell’aurora,
Per risiedere nel mare più remoto,
Anche là la tua propria mano mi guiderebbe
E la tua destra mi afferrerebbe.
E se dicessi: ‘Di sicuro le tenebre stesse mi afferreranno presto!’
La notte mi sarebbe quindi luce all’intorno.
Nemmeno le tenebre stesse sarebbero troppo oscure per te,
Ma la notte stessa splenderebbe proprio come splende il giorno;
Le tenebre potrebbero addirittura esser luce”. – Sl 139:7-12, TNM.
La rivista d’oltreoceano decreta: “Essendo un individuo, una Persona con un corpo spirituale, Dio risiede in un luogo, per cui non potrebbe essere contemporaneamente in nessun altro luogo. In I Re 8:43 leggiamo che i cieli sono lo ‘stabilito luogo di dimora’ di Dio. In Ebrei 9:24 ci è detto inoltre che ‘Cristo entrò . . . nel cielo stesso, per apparire ora dinanzi alla persona di Dio per noi’” (Ibidem). E Dio stesso contrappone:
“Non riempio io stesso in effetti i cieli e la terra?”. – Ger 23:24, TNM.
Si noti l’espressione: “Non riempio?”. Dio non è un corpo spirituale con un suo posto dentro il reame spirituale. Dio riempie i cieli e la terra. Prendere letteralmente la designazione del cielo come luogo di dimora di Dio è un errore tipico della mente occidentale (in questo caso americana). L’ebreo collocava Dio nel cielo, perché il pensiero ebraico è concreto. Dobbiamo ripeterlo: ci sono due modi di prendere la Bibbia: o prenderla letteralmente o prenderla sul serio. Se la si prende letteralmente non si va lontano: “I cieli sono il mio trono, e la terra è lo sgabello dei miei piedi” (Is 66:1, TNM). Non è il caso di andare oltre nella sciocca interpretazione letterale che riguarda la terra, vero?
“Inoltre il discepolo Stefano e l’apostolo Giovanni ebbero visioni del cielo in cui videro sia Dio sia Gesù Cristo. Pertanto Geova Dio dev’essere una persona, un individuo, come lo è Gesù Cristo. (Atti 7:56; Riv. 5:1, 9)” (Ibidem, § successivo). Già, “dev’essere una persona, un individuo” (Ibidem) “nell’aspetto simile a pietra di diaspro e a pietra preziosa di color rosso” (Ap 4:2, TNM) “che siede sul trono” (Riv 5:1, TNM), un trono da cui “escono lampi e voci e tuoni” (Ap 4:5, TNM) e che ha intorno “un arcobaleno dall’aspetto simile a smeraldo” (Ap 4:3, TNM). Ma come si fa a non capire che si tratta di una visione? Dio parla forse ebraico? Ma a Giovanni parlò in ebraico, se no come avrebbe fatto a capire? E come avrebbe fatto Dio a farsi vedere da Giovanni se ‘nessun uomo può vederlo e vivere’ (Es 33:20, TNM)? Con una visione. Che non è da prendere letteralmente, a meno di cadere nel ridicolo.
In quanto a Stefano, vale la stessa cosa. “Ecco, vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo in piedi alla destra di Dio” (At 7:56, TNM). Lo vide alla destra di Dio, e i predicatori con sede a Brooklyn concludono: “Stefano e l’apostolo Giovanni ebbero visioni del cielo in cui videro sia Dio sia Gesù Cristo” (Ibidem, corsivo aggiunto). Parola de La Torre di Guardia. Contraddetta però dallo stesso Giovanni: “Nessuno ha mai visto Dio” (1Gv 4:12, TNM). “Nessuno”. Neppure lui, Giovanni.