Terminato l’intermezzo dopo la sesta tromba (9:13-21) – intermezzo in cui abbiamo visto il popolo di Dio, introdotto dalla comparsa di un angelo con un libro aperto (10:1-11), messo alla prova nell’ultima tribolazione (11:1-14) -, si riprende con la visione della settima e ultima tromba. – Ap 11:15-19.

   In Ap 10:7 Giovanni aveva preannunciato che “nei giorni in cui si sarebbe udita la voce del settimo angelo, quando egli avrebbe suonato, si sarebbe compiuto il mistero di Dio, com’egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti”. Ecco giunto il momento: “Poi il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo si alzarono voci potenti, che dicevano: «Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli»” (Ap 11:15). Questo formidabile evento suscita la lode con inni corali: “I ventiquattro anziani che siedono sui loro troni davanti a Dio, si gettarono con la faccia a terra e adorarono Dio, dicendo: «Ti ringraziamo, Signore, Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai preso in mano il tuo grande potere, e hai stabilito il tuo regno»”. – Ap 11:16,17.

   L’avvenimento è futuro (lo è tuttora), ma è talmente certo che i verbi sono al passato, indicando l’azione come già compiuta: “Hai preso in mano il tuo grande potere, e hai stabilito il tuo regno”. All’inizio del libro, in Ap 1:8, l’autodefinizione di Dio come «colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» già conteneva la promessa, che ora è mantenuta. Dio viene insieme al suo unto, il “suo Cristo”, Yeshùa. Ora ci sarà un presente senza fine. Ora a Dio si dice: “che sei e che eri” (11:17), non più “che è, che era e che viene”, perché è già venuto.

   I pagani avevano tentato un ultimo assalto, ma è stato respinto: “Le nazioni si erano adirate, ma la tua ira è giunta” (Ap 11:18). Ormai è tempi di giudizio: “È arrivato il momento di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servi, ai profeti, ai santi, a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggono la terra»”. – Ap 11:18.

   Ai fedeli, la ricompensa; ai distruttori, il meritato castigo. Dopo la proclamazione di lode, il Santo dei santi, il Santissimo, il compartimento più interno e segreto del Tempio, si apre alla vista: “Allora si aprì il tempio di Dio che è in cielo e apparve nel tempio l’arca dell’alleanza. Vi furono lampi e voci e tuoni e un terremoto e una forte grandinata”. – Ap 11:19.

   Si noti la presenza dell’arca dell’alleanza. La tradizione giudaica afferma che l’arca fu nascosta in un posto segreto prima che il Tempio fosse distrutto, per apparire ai giorni del Messia. Di ciò troviamo traccia nella letteratura giudaica non biblica, in 2Maccabei 2:5-8: “Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l’arca e l’altare degli incensi e sbarrò l’ingresso. Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo. Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio. Allora il Signore mostrerà queste   cose e si rivelerà la gloria del Signore”.

   “Lampi e voci e tuoni e un terremoto e una forte grandinata” (Ap 11:19) annunciano cose tremende che ancora devono avvenire.