“Poi guardai e vidi l’Agnello che stava in piedi sul monte Sion e con lui erano centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla fronte. Udii una voce dal cielo simile a un fragore di grandi acque e al rumore di un forte tuono; e la voce che udii era come il suono prodotto da arpisti che suonano le loro arpe. Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono, davanti alle quattro creature viventi e agli anziani. Nessuno poteva imparare il cantico se non i centoquarantaquattromila, che sono stati riscattati dalla terra. Essi sono quelli che non si sono contaminati con donne, poiché sono vergini. Essi sono quelli che seguono l’Agnello dovunque vada. Essi sono stati riscattati tra gli uomini per esser primizie a Dio e all’Agnello. Nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili”. – Ap 14:1-5.
Il cap. 13 ha annunciato eventi gravi che stanno per abbattersi sull’umanità e che coinvolgono la comunità dei discepoli di Yeshùa. La chiesa è fermamente esortata a resistere. Ce la farà? La successiva visione cui Giovanni assiste dà la risposta: il veggente vede l’Agnello attorniato dai suoi fedeli sul monte Sion.
Il monte Sion è il luogo indicato nelle profezie per l’apparizione del Messia come Salvatore della Città Santa e giudice dei suoi nemici:
“Io adunerò tutte le nazioni … Là le chiamerò in giudizio a proposito della mia eredità, il popolo d’Israele, che esse hanno disperso tra le nazioni … Subito, in un attimo, io farò ricadere la vostra retribuzione sul vostro capo … Il Signore ruggirà da Sion, farà sentire la sua voce da Gerusalemme, e i cieli e la terra tremeranno; ma il Signore sarà un rifugio per il suo popolo, una fortezza per i figli d’Israele”. – Gle 3:2-16, passim.
Sion è quindi preso come luogo simbolico della protezione divina al tempo della fine. Con Yeshùa stanno i suoi fedeli che hanno il sigillo, segno della loro appartenenza a Dio a Yeshùa, ben distinti dai seguaci della bestia che hanno invece il suo marchio.
La maestà dell’Agnello Yeshùa è indicata figurativamente dal “fragore di grandi acque” e dal “rumore di un forte tuono”. Il greco è sonoramente suggestivo:
φωνὴν ὑδάτων πολλῶν καὶ ὡς φωνὴν βροντῆς μεγάλης
fonèn ydàton pollòn kài os fonèn megàles
suono di acque molte e come suono di tuono grande
κιθαρῳδῶν κιθαριζόντων ἐν ταῖς κιθάραις
kitharodòn kitharizònton en tàis kithàrais
di arpisti arpeggianti in le arpe
Nella liturgia celeste i 144.000 “cantavano un cantico nuovo”. Quali sono le parole di questo cantico? Giovanni non lo dice, ma annota che “nessuno poteva imparare il cantico”.
Gli eletti, i 144.000, sono gli stessi già visti al cap. 7. Qui sono già visti vittoriosi, nonostante di cose tremende ne debbano ancora accadere: segno che il trionfo è certo. Qui abbiamo anche descritte alcune caratteristiche dei redenti:
“Sono stati riscattati dalla terra”. Il testo greco ha οἱ ἠγορασμένοι (oi egorasmènoi), “i comprati”. “Siete stati comprati a caro prezzo”. – 1Cor 6:20.
“Non si sono contaminati con donne, poiché sono vergini”. Potrebbe essere inteso letteralmente? Una base ci sarebbe, ed è in 1Cor 7: “È bene per l’uomo non toccare donna” (v. 1), “Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch’io” (v. 8), “A motivo della pesante situazione sia bene per loro di restare come sono; poiché per l’uomo è bene di starsene così” (v. 26). Questa possibilità è rafforzata dal fatto che la comunità di Qumràn, che attendeva la fine imminente, ad esempio, era costituita solo da non sposati. Occorre però dire che Paolo chiarisce le sue raccomandazioni al celibato precisando: “Io penso” (v. 26). Inoltre, gli apostoli erano sposati e nella Bibbia non troviamo alcun comando circa il non sposarsi. Infine, un’interpretazione letterale non si adatta al contesto di Ap. Infatti, non è possibile pensare che gli eletti appartengano soltanto a un piccolo gruppo ascetico, da cui sarebbero esclusi gli antichi profeti sposati e gli stessi apostoli. Occorre quindi interpretare in senso biblico. In 2Cor 11:2 Paolo scrive ai credenti: “Sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo”. Nella Bibbia l’immoralità sessuale ha anche un uso figurato per indicare l’infedeltà a Dio: “Apostasia dalla vera fede, commessa interamente o in parte, defezione dall’unico vero Dio Jahve a dèi stranieri [4Re 9:22; Ger 3:2, 9; Os 6:10 ecc.; poiché l’unione di Dio con il suo popolo era considerata una specie di matrimonio spirituale]: Ap 14:8; 17:2, 4; 18:3; 19:2”. – F. Zorell, Lexicon Graecum Novi Testamenti, Roma, 1978, colonna 1106; le parentesi quadre sono dell’autore; 4Re si riferisce alla LXX greca e corrisponde a 2Re nel Testo Masoretico.
“Sono quelli che seguono l’Agnello dovunque vada”. La sequela di Yeshùa era già iniziata, per gli eletti che lo conobbero di persona, sulla terra (cfr. Mr 8:34; Mt 10:38;19:27). Qui però si parla al presente (“seguono”), per cui è riferito all’obbedienza con cui gli eletti seguono Yeshùa glorificato.
“Sono stati riscattati tra gli uomini per esser primizie a Dio e all’Agnello”. Gli eletti rappresentano le primizie, già simboleggiate alla Pentecoste (Lv 23:15,16): “Osserverai la festa della Mietitura, con le primizie del tuo lavoro” (Es 23:16). Un altro nome che la Pentecoste assume nella Bibbia è “il giorno delle primizie” (Nm 28:26). “Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature”. – Gc 1:18.
“Nella bocca loro non è stata trovata menzogna”. Del Messia in Is 53:9 era profetizzato che non c’è “inganno nella sua bocca”. I suoi fedeli sono veritieri come il loro Maestro.
“Sono irreprensibili”. Ciò che è tradotto “irreprensibili” è nel testo greco ἄμωμοί (àmomòi), che significa “senza macchia”. Gli animali sacrificati a Dio dovevano essere senza macchia o difetto (Es 12:5; Lv 23:12). Yeshùa è l’“agnello senza difetto né macchia” (1Pt 1:19). La chiesa è “gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile”. – Ef 5:27.