Dell’anno della nascita di Yeshùa abbiamo già trattato in un precedente studio (Le nascite di Yeshùa e del battezzatore, al sottotitolo La nascita di Yeshùa), in questa stessa sezione. Qui è il caso di riprendere quelle considerazioni storiche per poi trattare dell’anno della morte di Yeshùa.

   Dai dati biblici risulta che Yeshùa nacque al tempo di Erode (Mt 2:1; Lc 1:5) in occasione di un censimento ordinato dall’imperatore romano Cesare Augusto. È storico tale dato? Sì. È risaputo che Cesare Augusto amava conoscere le risorse del suo impero. Dal documento di Ancira risulta che egli fece tre censimenti nei territori della repubblica romana il 28, l’8 a. E. V. e il 14 E. V., riservati ai cittadini romani. In Egitto i censimenti si attuavano regolarmente ogni 14 anni nei primi tre secoli dell’èra volgare; si ignora tuttavia se avessero avuto inizio prima. In censimento compiuto nelle Gallie il 27 E. V. vi suscitò dei veri tumulti (Livio, Ep. 136,137). Secondo un’indicazione piuttosto vaga dello storico Dione, esso si sarebbe esteso anche alla Spagna (53,1,8). In Palestina se ne compì uno il 6/7 E. V. quando tale regione, con la destituzione di Archelao (esiliato a Vienne), passò in mano di Roma che vi prepose il suo procuratore Coponio. In tale occasione divampò la rivolta del galileo Giuda di Gamala che si calmò solo per intervento dei sadducei (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 20,1,1;12,9,1 n. 277; 17,5,2 n. 89). Di ciò è conservata traccia anche nella Bibbia: “Sorse Giuda il Galileo, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente” (At 5:37). Di questo censimento parla anche l’iscrizione di Apamea, città palestinese, da cui risulta che l’incaricato romano Q. Emilio Secondo censì lì 117 persone. – Inscriptiones CIL Suppl. I n. 6687.

   Dati questi precedenti si comprende come Dione potesse scrivere che “Augusto fece il censimento, recensendo quanto aveva a disposizione, come avrebbe fatto un privato qualsiasi” (54,35 e sgg.). Si comprende allora come all’inizio del regno di Tiberio, successore di Augusto, abbia potuto leggersi una memoria “contenente l’inventario delle risorse imperiali, il numero dei cittadini, degli alleati d’armi, delle flotte, dei regni, delle province, la situazione tributaria e redditizia, le spese obbligatorie. Tutti questi particolari Augusto li scrisse di proprio pugno”. – Tacito, Annales I,11.

   Poté l’imperatore attuare un censimento al tempo in cui Erode era a capo della Giudea? Pur mancando una documentazione esplicita, si può propendere per la risposta affermativa perché Erode di fatto era semplicemente un suddito romano che aveva ricevuto il suo potere dal senato. Naturalmente tale censimento non dovette consistere nella denuncia dei beni (come nel 6/7 E. V. in cui ci fu la reazione degli estremisti), ma solo in una attestazione di fedeltà a Roma. Ad esso può alludere un brano di Giuseppe Flavio in cui un certo Nicola così parla dei farisei: “Essi sono gente capace di tenere testa anche ai re; sono previdenti, testardi, pronti a combatterli e a nuocere loro apertamente. Infatti, quando tutto il popolo giudaico aveva con giuramento confermato la sua devozione all’imperatore e al governo regio, questi uomini, in gruppo superiore a seimila, non vollero affatto giurare. Avendo il re inflitto loro un’ammenda, la moglie di Pherora la pagò tutta al loro posto”. – Antichità Giudaiche 16,2,4 n. 42; corsivo aggiunto per enfasi.

   Da questo si deduce che al tempo di Erode vi fu una specie di plebiscito generale che può benissimo identificarsi con il censimento di cui parla Luca. Più di così non si può dire. Il fatto poi che nel censimento siano stati inclusi anche i galilei, tra cui Giuseppe e Miryàm che dovettero recarsi a Betlemme (luogo di origine della famiglia davidica; cfr. 1Sam 16:1: “Ti manderò da Isai di Betlemme, perché mi sono provveduto un re tra i suoi figli”), fa capire che a quel tempo il regno non era ancora diviso. Ciò avvenne solo al tempo di Erode il Grande. È infatti molto inverosimile che nel 6/7 E. V. anche i sudditi del re Antipa siano stati obbligati a recensirsi assieme a quelli dell’ex regno di Archelao. – Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 17,5,2 n. 89.

   Siccome Erode, per ragioni di salute, trascorse l’ultimo anno della sua vita a Gerico e non a Gerusalemme, e dato che egli fece uccidere i bambini dai due anni in giù, si può supporre che Yeshùa sia nato al massimo circa tre anni prima della morte di Erode.

   I giudei ellenistici contavano il tempo secondo l’era seleucida che ebbe inizio il 1° ottobre del 312 a. E. V.. Ma i discepoli di Yeshùa provenienti dai gentili computavano gli eventi seguendo l’èra di Roma con inizio al 1° gennaio del 753 a. E. V. (Varrone) o del 754 (Cicerone). L’attuale era volgare o “cristiana” fu stabilita dal monaco scita Dionigi il Piccolo, per unificare i vari calendari esistenti e per indicare che Yeshùa fu l’iniziatore di una èra nuova e il centro della storia.

   Secondo alcuni moderni studiosi Dionigi avrebbe commesso l’errore di ancorare l’èra “cristiana” al 1° gennaio 754 a. E. V. senza accorgersi che alla data stabilita per la nascita di Yeshùa il re Erode era già morto. Questi studiosi ritengono quindi che la nascita di Yeshùa vada anticipata come minino di sei o sette anni e collocata probabilmente al 6/7 a. E. V..

   Circa le circostanze storiche della nascita di Yeshùa si legge nella Bibbia:

“In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’impero. Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria”. – Lc 2:1,2.

   Questa notizia biblica ha suscitato un non piccolo problema storico perché Quirino, proconsole della Siria, fu sì incaricato di svolgere un censimento in tutto il suo territorio (che includeva anche la Palestina), ma solo nel 6 E. V..

   I dati biografici di Quirino si possono riassumere cronologicamente come segue (fonte: Strabone, 12,6,5):

  • 12 a. E. V. – Elezione a console.
  • 6-5 (?) a. E. V. – Vittoria sugli omonadi, briganti della Cilicia, che avevano ucciso il re Aminta.   
  • 2-3 E. V. – Sua andata in Asia, dove fu consigliere di Caio Cesare (nipote di Augusto).
  • 6 E. V. – È proconsole della Siria; suo censimento in Giudea.
  • 21 E. V. – Sua morte.

   Prescindendo dall’ipotesi che il censimento cui partecipò Giuseppe, padre adottivo di Yeshùa, anteriore a questo di Quirino, sia stato erroneamente confuso con questo ben più noto, si è cercato di risolvere il problema in uno dei tre modi seguenti:

   1. Quirino fu proconsole due volte.

   2. Due proconsoli ressero contemporaneamente la Siria.

   3. Il testo biblico va tradotto: ‘Prima del censimento di Quirinio’.

   In quanto alla prima ipotesi (Quirino proconsole due volte), si porta a testimonianza una frammentaria iscrizione di Tivoli in cui si parla di una persona (di cui purtroppo manca il nome) che dopo essere stato “legatus divi Augusti iterum Syriam et Phoe obtinuit” (“Legato del divino Augusto ottenne per la seconda volta la Siria e la Fenicia”). Dato che poi vi si parla della vittoria sugli omonadi, l’iscrizione viene riferita a Quirino. La sua prima legazione siriana si dovrebbe collocare tra gli anni 11-9 a. E. V., ossia nell’intervallo tra Tizio e Senzio Saturnino. Il censimento della Siria iniziato da Quirino sarebbe poi stato ultimato da Senzio Saturnino, dato che Quirino dovette andare a combattere gli omonadi. Per questo Tertulliano attribuisce il censimento di Quirino di cui parla Luca a Saturnino: “Consta pure che ci sia stato un censimento sotto Augusto nella Giudea per mezzo di Senzio Saturnino, da cui si può ricercare la sua [di Yeshùa] origine” (Adv. Marc. 4,19). Tuttavia, l’iscrizione di Tivoli può essere intesa diversamente senza dover concludere che ci fu una duplice legazione di Quirino in Siria. Infatti l’“iterum” (“di nuovo” o “una seconda volta”) non necessariamente implica che Quirino fosse già stato in Siria; si può intendere: Essendo già stato legato (altrove), di nuovo ottenne di divenire legato anche della Siria e della Fenicia. Né Giuseppe Flavio né Tacito parlano di un suo duplice proconsolato in Siria. Per di più, è proprio sicuro che l’iscrizione di Tivoli parli proprio di Quirino? Potrebbe benissimo trattarsi di qualcun altro, dato che il nome non appare. Questa ipotesi lascia quindi aperto il problema in quanto non lo risolve in maniera soddisfacente. Non ne segue affatto, però, che Luca si sia inventato di far nascere Yeshùa a Betlemme e fargli così attuare le profezie: Luca, infatti, non menziona nemmeno tali profezie.

   La seconda ipotesi dei due proconsoli contemporanei cerca di trovare una conferma nell’iscrizione di Antiochia di Pisidia, in cui risulta che P. Sulpicio Quirino fu diùmviro ad Antiochia con M. Servilio (H. Dessau, Qu den nenen inscrhipten das des Sulpicius Quirinius, in “Klio” 17 pagg. 252-258). Questa iscrizione manca di ogni indicazione cronologica, per cui non è di nessun valore per nostro problema. Anche se possono essere addotti altri casi di due consoli contemporanei, come Saurnino e Volumnio (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 16,9,1) e come Varo e Sabino (Ibidem, 16,9,1), non vi è tuttavia alcuna documentazione sicura che attesti la stessa cosa per Quirino.

   La terza ipotesi poggia su una soluzione filologica. Si attribuisce un valore particolare al πρώτη (pròte) lucano traducendolo con “prima di” anziché con “primo”: “Questo fu prima del [πρώτη, pròte] censimento fatto quando Quirino era governatore della Siria” (2:2). Questa ipotesi è senz’altro possibile. Quest’uso di pròte nel greco popolare delle Scritture Greche appare in Gv 1:15,30: “Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di [πρῶτός  (pròtòs)] me”, “egli era prima di [πρῶτός (pròtòs)] me”. Così anche in Gv 15:18: “Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di [πρῶτον (pròton)] voi ha odiato me”. Ci sono casi così anche nel greco della LXX che traduce le Scritture Ebraiche. Mentre le due precedenti ipotesi non sono storicamente accertate, la terza è un’ipotesi possibile. Come si vedrà di seguito questa spiegazione è l’unica che quadra con tutto il contesto biblico.

   L’anno primo di Tiberio, secondo le monete da lui fatte coniare, ebbe inizio nell’agosto del 766 ab urbe condita (“dalla fondazione della città”, Roma). Quindi “l’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare” (3:1) corrispondeva per gli ebrei al 19 agosto del 781 (ma per i romani era il 19 agosto 782).

   “Ponzio Pilato era governatore della Giudea” (3:1), ed egli lo fu dal 26 al 36 E. V., con capitale a Cesarea sul mare Mediterraneo; sotto il suo controllo erano anche la Samaria e l’Idumea.

   “Erode [era] tetrarca della Galilea” (3:1): si tratta di Erode Antipa, figlio di Erode il Grande; il titolo “tetrarca” non indicava allora il capo della quarta parte del territorio (“tetra” in greco significa “quattro”), ma un’autorità minore dell’etrarca (cfr. Plutarco, Ant. 36; Tacito, Annales 15,25). Egli governò la Galilea e la Perea dal 750 di Roma (anno della morte di Erode), vale a dire dal 4 a. E. V. 34 E. V..

   “Filippo, suo fratello [di Erode Antipa], [era] tetrarca dell’Iturea e della Traconitide” (3:1). Filippo era fratellastro di Antipa: era figlio di Erode il Grande e di sua moglie Cleopatra. L’Iturea e la Traconitide erano a oriente della Galilea, al di là del lago, regioni di scarsa importanza. Lui pure governò dal 4 a. E. V. al 34 E. V..

   “Lisania [era] tetrarca dell’Abilene” (3:1), regione dell’Antilibano, con capitale ad Abila, che comprendeva anche il monte Hermos. L’esistenza storica di Lisania, posta a lungo in dubbio, fu confermata da due iscrizioni che parlano del “tetrarca Lisania al tempo di Tiberio. – Cfr. Savignac, Texte complet d l’inscription d’Abila à Lysanias, in Rivista Biblica 1912, pagg. 530-540.

   Luca ricorda anche i due pontificati dei “sommi sacerdoti Anna e Caiafa” (3:2). Anna fu sommo sacerdote dal 6 al 15 E. V., quando fu deposto dal procuratore romano Valerio Grato. Fu quindi sostituito dal genero Caifa (Caiafa) dal 18 al 36 E. V., anno in cui egli pure venne deposto da Vitellio. Luca ricorda tanto Caifa (sommo sacerdote di quel tempo) quanto Anna perché, pur non possedendo più l’alto grado gerarchico, quest’ultimo godeva pur sempre di un prestigio eccezionale in Israele (tanto che era il dirigente della politica giudaica). Siccome Anna era stato sommo sacerdote, conservò il titolo anche dopo la sua deposizione.

   Gli storici confermano che la morte di Erode avvenne nel mese di nissàn del 4 a. E. V., ovvero dal 28 marzo al 10 aprile. Va poi tenuto conto che per ragioni di salute Erode trascorse l’ultimo anno della sua vita a Gerico e non a Gerusalemme. Ciò fa retrocedere la data della sua piena attività all’anno 5 a. E. V.. Si aggiunga il periodo di due anni che Erode calcolò dopo essersi sentito ingannato dai maghi che avevano fatto visita a Yeshùa (Mt 2:16). Dall’anno 5 occorre quindi retrocedere al 7 a. E. V.. Yeshùa non poteva ovviamente essere nato dopo di questa data.

   Yeshùa nacque perciò nel 7 a. E. V..

L’anno della morte di Yeshùa

   Abbiamo già dimostrato, nei precedenti studi, che Yeshùa iniziò il suo ministero pubblico nell’anno 28 e che il suo ministero durò due anni, fino alla Pasqua dell’anno 30. Essendo nato nel 7 a. E. V., Yeshùa aveva 35 anni quando iniziò la sua vita pubblica e ne aveva 37 quando morì nel tardo pomeriggio del 14 nissàn, mercoledì 3 aprile dell’anno 30.