Nei Vangeli sinottici si leggono 29 azioni miracolose di Yeshùa nei confronti di persone e 7 nei riguardi della natura inanimata (tra cui alcuni doppioni). La loro storicità è garantita quanto le altre informazioni evangeliche su Yeshùa.

   Va detto, comunque, che i racconti che riguardano i miracoli non sono cronache giornalistiche né rapporti investigativi. Questo significa che i miracoli non sono necessariamente accaduti nelle precise circostanze in cui sono incastonati. Questi fatti sono poi visti da diverse angolazioni da parte dei singoli evangelisti.

In Mr

   Marco ama i racconti miracolosi. Ad essi egli attribuisce il duplice scopo di suscitare la fiducia in Yeshùa e di mostrare la sua potenza.

  1. Fiducia in Yeshùa. Affinché nel loro entusiasmo le prime comunità dei discepoli non si smarrissero al sopraggiungere delle prove e non si scoraggiassero, in Mr si esortano i credenti a riporre la loro fede in Dio da cui possono ottenere ogni cosa purché non dubitino in cuor loro che quanto chiedono avverrà: “Abbiate fede in Dio! […] Perciò vi dico: tutte le cose che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute, e voi le otterrete” (Mr 11:22,24). Tutto è possibile a chi crede: “Dici: ‘Se puoi!’. Ogni cosa è possibile per chi crede” (Mr 9:23). Si possono liberare gli indemoniati (Mr 6:9;9:17,18;6:13). Si possono liberare i credenti dalle avverse difficoltà della vita (Mr 6:48-52). Questo modo di pensare era molto diffuso tra i primi discepoli: i credenti pregavano Dio per il loro pane quotidiano (Mt 6:11); Paolo pregava “notte e giorno” “intensamente” per “poter vedere” i suoi tessalonicesi (1Ts 3:10). Yeshùa assicura: “Quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Gv 14:13). In Mr tutti i miracoli sono presentati come un aiuto per chi è oppresso dalla malattia o da problemi. Perfino il difficile racconto del fico disseccato (simboleggiante Israele che non dà frutti) è spiegato da Marco come dimostrazione che la fede può tutto: “La mattina, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. Pietro, ricordatosi, gli disse: ‘Maestro, vedi, il fico che tu maledicesti è seccato’. Gesù rispose e disse loro: ‘Abbiate fede in Dio!’” (Mr 11:20-22). Il rimprovero fatto ai discepoli dopo la moltiplicazione dei pani è fatto perché essi non avevano ancora imparato a riporre completamente la loro fiducia in Yeshùa: “Perché state a discutere del non aver pane? Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate? Quando io spezzai i cinque pani per i cinquemila, quante ceste piene di pezzi raccoglieste?” (Mr 8:17-19). Lo stesso rimprovero viene ripetuto quando Yeshùa cammina sulle acque e gli apostoli se ne meravigliano molto: “Salì sulla barca con loro e il vento si calmò; ed essi più che mai rimasero sgomenti, perché non avevano capito il fatto dei pani, anzi il loro cuore era indurito” (Mr 6:51,52). A Nazaret Yeshùa “non vi poté fare alcuna opera potente” perché gli abitanti portarono solo pochi infermi per la loro incredulità, e Yeshùa “si meravigliava della loro incredulità”. – Mr 6:5,6.
  2. Manifestazioni di Yeshùa come messia. In un secondo tempo, in Mr i miracoli sono presentati come dimostrazione che Yeshùa è il consacrato di Dio. Perché non si creino equivoci e la sua missione non venga fraintesa per scopi politici, Yeshùa proibisce di divulgare i miracoli. Sarà solo dopo la sua resurrezione che se ne potrà capire appieno il valore. Marco ricorda le due teofanie su Yeshùa quale figlio di Dio (1:10,sgg.;9:1-8) e i segni prodigiosi dopo la sua morte (15:38,sgg.). Ma anche la guarigione del paralitico tende a dimostrare che Yeshùa è il messia che ha il potere di perdonare i peccati (2:1-12). Questo appare chiaramente nella liberazione degli ossessi: satana conosce Yeshùa (5:7;1:24;1:34; cfr. 3:11), ma Yeshùa lo può vincere perché è il più forte venuto a distruggere il regno satanico (3:27). Satana grida: “Sei venuto per mandarci in perdizione?” (1:24). Dove Yeshùa arriva, satana deve battere in ritirata: “Nessuno può entrare nella casa dell’uomo forte e rubargli le sue masserizie” (3:27). Si può vedere che a causa della polemica con i giudei il valore apologetico dei miracoli andò sempre più accentuandosi, in modo da mettere in risalto che le opere di Yeshùa erano la prova della sua messianicità. Solo nella pericope finale di Mr (sulla cui genuinità ci sono molti dubbi) i miracoli sono indicati come “segni” che hanno il preciso scopo di confermare la sua parola: “Il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l’accompagnavano” (16:20). Questa pericope (16:9-20) non è bene attestata: essa si trova nei manoscritti A, C, D, e nelle versioni Vg, Syc,p; ma è omessa da B, Sys,Arm. In Mr si ha quindi un’evoluzione del pensiero che si troverà ancor più accentuata in Gv.

In Mt

   A differenza di Marco, Matteo riunisce la maggior parte dei miracoli in tre raggruppamenti:

  1. Prima serie dei miracoli (8:1-17). Questa prima serie mette in rilievo che Yeshùa è il salvatore che libera le persone dalle loro malattie. Matteo lo esprime citando il profeta Isaia: “Affinché si adempisse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie” (Mt 8:17). Yeshùa tocca tutti i casi sociali: un lebbroso escluso dalla comunità, un pagano escluso dai privilegi giudaici, una donna, la suocera di Pietro limitata nei diritti sociali. Al centro, in tono polemico, c’è il miracolo per il centurione la cui fede straordinaria provoca il prodigio: “Va’ e ti sia fatto come hai creduto” (8:13); e questo fa passare la salvezza anche ai pagani.
  2. Seconda serie (8:23-9:8). Contro il male radicale umano si erge la potenza di Yeshùa. Qui non si tratta più di malattie del corpo, ma dello spirito: l’uomo è schiavo di satana. “Gli portarono un paralitico disteso sopra un letto. Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: ‘Figliolo, coraggio, i tuoi peccati ti sono perdonati’” (9:2). Così anche per la liberazione di due indemoniati (8:28-32). Il vento e il mare erano visti dagli ebrei come forze ostili all’uomo, possibili sedi di demòni; Yeshùa comanda anche al vento e al mare. Satana, ancor più potente del vento e del mare, è fugato da Yeshùa che dimostra così la sua autorità divina. Yeshùa vince il peccato: “Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori”. –  9:13.
  3. Terza serie (9:18-34). In questa serie Yeshùa appare come fonte di vita. Risuscita la figlia di Giairo, guarisce la donna emorroissa, dà luce ai ciechi e parole al muto. Yeshùa possiede un’energia vivificante che emana da lui e risana: “Una donna, malata di un flusso di sangue da dodici anni, avvicinatasi da dietro, gli toccò il lembo della veste, perché diceva fra sé: ‘Se riesco a toccare almeno la sua veste, sarò guarita’. Gesù si voltò, la vide, e disse: ‘Coraggio, figliola; la tua fede ti ha guarita’. Da quell’ora la donna fu guarita” (Mt 9:20-22). Qualcun altro, però, anziché vedere in Yeshùa una potenza divina vivificante, vi vede lo zampino di satana: “I farisei dicevano: ‘Egli scaccia i demòni con l’aiuto del principe dei demòni’” (9:34). I miracoli sono quindi occasione di una scelta esistenzialistica nei riguardi di Yeshùa (capp. 11 e 12). Questi miracoli provocano la domanda: “Che uomo è mai questo”? (8:27). La risposta giusta viene solo dalla fede.

   Matteo, oltre ad esaltare Yeshùa narrandone i miracoli, mette in risalto la continuità della sua opera nella congregazione. Nel miracolo della tempesta sedata, prima ancora del prodigio, Yeshùa è chiamato “Signore”, titolo che gli fu dato dopo la resurrezione e che qui e in altri passi gli viene attribuito retrospettivamente: “Signore, salvaci, siamo perduti!” (Mt 8:25). Il passo parallelo di Lc 8:24 ha: “Maestro, Maestro, noi periamo!”. E così il passo parallelo di Mr 4:38: “Maestro, non t’importa che noi moriamo?”. È proprio per questo desiderio di mostrare la continuità dell’opera di Yeshùa nella congregazione dei discepoli che Matteo cerca di sminuire l’incredulità degli apostoli, come nel caso della tempesta sedata. Un raffronto lo evidenzierà:

 

Mr 6:51,52

Mt 14:32,33

“Salì sulla barca con loro e il vento si calmò; ed essi più che mai rimasero sgomenti, perché non avevano capito il fatto dei pani, anzi il loro cuore era indurito

“Quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò. Allora quelli che erano nella barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: ‘Veramente tu sei Figlio di Dio!’

 

   Secondo Matteo la congregazione non dovrebbe mancare di fede.

In Lc

   Per Luca, vissuto in un ambiente ellenistico (dove le pratiche magiche erano molto diffuse), i miracoli indicano che Yeshùa è il salvatore. Per Luca c’è, però, qualcosa che vale di più: più che il fatto che i demòni fuggano, va esaltata la realtà che i nomi degli apostoli siano scritti nei cieli: “Non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10:20). Per Luca la Legge è superiore alla stessa apparizione di un morto: “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita”. – 16:31.

   Secondo la tendenza lucana di presentare Yeshùa come misericordioso, si sottolinea che Yeshùa nell’incontrare il feretro di un giovane, unico figlio di una vedova, “ebbe pietà di lei e le disse: ‘Non piangere!’” (7:13), risuscitando poi il figlio. Si noti qui la differenza con Giovanni, che – in un altro caso, sempre di morte – non esita a narrare che Yeshùa lascia morire Lazzaro prima di recarsi da lui e risuscitarlo (Gv 11); l’intento di Giovanni era di mostrare fino in fondo la potenza vivificante di Yeshùa.

   Nel libro di Atti (di cui pure è autore Luca) i miracoli sono presentati nel binomio “segni e prodigi”.