“Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura” (Col 1:15). Qui si parla di Yeshùa e si dice chiaramente che è “il primogenito di ogni creatura”. Coloro che credono ad una esistenza preumana di Yeshùa vedono in questo passo una conferma alla loro idea religiosa. Occorre tuttavia comprendere il significato che “primogenito” ha nella Scrittura. Ovviamente c’è prima di tutto il significato letterale: è primogenito chi nasce per primo, il primo generato, appunto. Così, ad esempio, in Gn 27:19 Esaù è detto primogenito di Isacco, in quanto nato prima di Giacobbe che pure gli era gemello. Esiste però anche un senso figurato. In Es 4:22 Dio dice: “Israele è mio figlio, il mio primogenito”. In Ger 31:9 Dio chiama anche Efraim suo primogenito. Il lettore ebreo non trovava in ciò alcuna contraddizione e non si domandava come poteva mai essere Efraim primogenito se già lo era Israele. Capiva il senso di “primogenito”. È il modo che la Bibbia usa per designare il primo per importanza. Si noti Gn 48:14: “Israele [= Giacobbe] stese la sua mano destra e la posò sul capo di Efraim, che era il più giovane, e posò la sua mano sinistra sul capo di Manasse, incrociando le mani; perché Manasse era il primogenito”; qui si vede che il primogenito in senso naturale viene soppiantato da colui che diventa primogenito per importanza spirituale al posto suo. Il Sl 89 parla prima di tutto del re Davide, cui Dio dice di aver fatto un giuramento (v. 3; cfr. v. 20); al v. 27 Dio promette: “Lo costituirò mio primogenito”. Ragionando umanamente, un primogenito lo è o non lo è e basta. Ma la Bibbia – sempre molto concreta nelle sue immagini – dice che una persona può essere costituita primogenita, ovviamente il senso spirituale.

   Per ciò che concerne Yeshùa, è ovvio che l’espressione che lo definisce “il primogenito di ogni creatura” vada presa in senso figurato. Da nessuna parte nella Bibbia si accenna a una sua creazione spirituale antecedente alla sua nascita umana. Nel noto passo di Gv 1:1 in cui si afferma che “nel principio era la Parola [λόγος (lògos)], la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”, non si parla della creazione del lògos, ma si dice chiaramente che il lògos era già con Dio, “era nel principio con Dio” (v. 2). In ogni caso, qui si parla della parola creatrice di Dio (Sl 33:6) che non fu mai creata ma che appartiene a Dio da sempre, non di Yeshùa. – Si vedano i nostri studi Il lògos (la parola), chi o cosa era? e La preesistenza di Yeshùa secondo la Bibbia, in questa stessa sezione Yeshùa.

   Giovanni dice che la parola o lògos di Dio “carne divenne e pose la tenda fra noi” (σὰρξ ἐγένετο καὶ ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν, sàrcs eghèneto kài eskènosen en emìn): la parola sapiente di Dio ha risieduto nella persona mortale di Yeshùa. È per questo che Yeshùa non pronuncia parole umane, ma parole di Dio (Gv 12:48,49; cfr. Dt 18:18). Giovanni dice di Yeshùa in cui è scesa la parola di Dio: “Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre” (Gv 1:14). Si noti che qui Giovanni dice “come di unigenito”. E in 3:16 Giovanni dice che Dio “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio”. Ora, coloro che prendono tutto alla lettera, come fanno a spiegare che Yeshùa sarebbe il primogenito della creazione e anche l’unigenito? Gli angeli pure fanno parte della creazione. È ovvio che il senso di “unigenito” non è letterale.

   Paolo spiega che Dio, “quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8:29). Qui si comprende chiaramente il senso metaforico. Questo senso è spiegato da Giovanni stesso quando afferma che i credenti “non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio” (Gv 1:13). Così, “sia colui che santifica [Yeshùa] sia quelli che sono santificati [i suoi discepoli] provengono tutti da uno [Dio]; per questo egli non si vergogna di chiamarli fratelli” (Eb 2:11). Si noti che da Dio provengono nello stesso identico modo sia Yeshùa che i suoi discepoli. Yeshùa li chiama “fratelli” e lui, tra di loro, è costituito “il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8:29). Non sfugga poi la frase: “Affinché egli sia il primogenito”; se fosse già primogenito come inteso da chi legge letteralmente, sarebbe primogenito e basta, non potrebbe perdere questa caratteristica, non ci sarebbe lo scopo di Dio di farlo diventare primogenito. Ma qui si dice che Dio ha questo scopo: “Affinché sia”.

   Non ci si può quindi riferire alla creazione di Genesi per trovarvi l’inizio della vita di Yeshùa. Con Paolo dobbiamo riconoscere: “Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” (1Tm 3:16). Si noti la sequenza temporale che riguarda Yeshùa. Paolo non fa riferimento ad una esistenza preumana di Yeshùa, ma parte dalla figura storica di Yeshùa, definendolo “colui che è stato manifestato in carne”. Il verbo qui usato è ἐφανερώθη (efaneròsthe), terza persona singolare del passivo aoristo indicativo del verbo φανερόω (faneròo). Vediamolo. Questo verbo deriva dal vocabolo greco φανερός (faneròs) che significa “manifesto, noto (cioè essere chiaramente riconosciuto o noto)”. Il verbo (numero Strong G5319) significa quindi: “rendere manifesto o conosciuto quello che era ignoto”, “rendere conosciuto insegnando”, “divenire manifesto”, “essere reso noto”, “farsi vedere, apparire”, “essere chiaramente riconosciuto” (Vocabolario del Nuovo Testamento). Essendo alla voce passiva, il verbo viene a significare “essere conosciuto”. Il tempo aoristo indica in greco un’azione improvvisa. Il significato finale di ἐφανερώθη (efaneròsthe) è quindi “fu d’un tratto conosciuto”. Paolo aggiunge ἐν σαρκί (en sarkì), “in carne”. La parola “carne” indica l’essere umano, come in Lc 3:6 in cui “ogni creatura” è nel testo greco “ogni carne”, come in Gv 17:2 in cui “ogni essere umano” (CEI) è nel testo greco “ogni carne”; così anche in At 2:17 in cui lo spirito sparso “sopra ogni persona” è nel greco “sopra ogni carne”. Paolo, insomma, sta dicendo che Yeshùa “iniziò ad essere conosciuto come uomo”. Dopodiché “è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” (1Tm 3:16). L’essere “elevato in gloria” è successivo alla sua vita, così come l’essere apparso agli angeli è successivo alla sua vita.

   A Pilato, Yeshùa dichiara: “Io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità” (Gv 18:37). Si nota qui nella traduzione “sono venuto nel mondo”, la mano tendenziosa del traduttore che ha in mente la sua dottrina religiosa sulla preesistenza di Yeshùa. “Venuto nel mondo” lascia infatti intendere che Yeshùa sarebbe venuto nel mondo terrestre da un mondo spirituale. Così anche CEI, che è pure trinitaria. Così anche TNM, che pur non essendo trinitaria crede nell’esistenza preumana di Yeshùa. Ma cosa dice la Bibbia? Dice εἰς τὸν κόσμον (èis ton kòsmon), che è la stessa identica espressione usata, sempre da Giovanni, in Gv 16:21: “La donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’angoscia per la gioia che sia venuta al mondo [εἰς τὸν κόσμον (èis ton kòsmon)] una creatura umana”. Ecco un esempio di due pesi e due misure. Yeshùa disse quindi: “Per questo sono venuto al mondo [εἰς τὸν κόσμον (èis ton kòsmon)]”.

   Per ciò che riguarda il passo che dice che Yeshùa “è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura” (Col 1:15), questo è esaminato anche nel nostro studio Esame dei passi biblici addotti a sostegno della vita preumana di Yeshùa, in questa stessa sezione.

   “Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio” (Ap 3:14). Qui si parla di Yeshùa. Come spiegare l’espressione “il principio della creazione di Dio”? Coloro che credono in una vita preumana di Yeshùa, credono di trovare qui conferma alla loro idea religiosa. Se Yeshùa è “il principio della creazione”, dicono, significa che fu il primo ad essere creato. Intanto, trinitari e binitari hanno qui il loro bel daffare per spiegare come mai Yeshùa, che loro reputano essere Dio, possa essere stato creato. Comunque, ci interessiamo qui della presunta esistenza preumana di Yeshùa, per cui analizziamo il passo in quest’ottica. Vediamo il testo biblico: ἡ ἀρχὴ τῆς κτίσεως τοῦ θεοῦ (e archè tes ktìseos tu theù), “l’archè della creazione di Dio”. La chiave sta nel tradurre bene la parola greca ἀρχὴ (archè). Si potrebbe pensare subito a Gv 1:1: “Nel principio [ἐν ἀρχὴ (en archè)] era la Parola”, e questo deve essere stato anche il pensiero del traduttore. Tuttavia, aspetto interessante, CEI traduce con la maiuscola: “Il Principio della creazione di Dio”, e un semplice principio inteso come inizio non avrebbe motivo di essere indicato con la maiuscola. A stupirci è PdS, che è di solito una traduzione alquanto libera; ebbene, così viene qui reso il passo: “Il Capo della creazione di Dio”. Ciò potrebbe anche bastare, a questo punto, per spiegare il significato di ἀρχὴ (archè). Ma noi che siamo scrupolosi preferiamo non fermarci alle traduzioni: preferiamo capire la Bibbia usando la Bibbia. Così scopriamo che la parola ἀρχὴ (archè) si trova in Lc 12:11: “Quando poi vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati”, in cui “magistrati” traduce il greco ἀρχὰς (archàs), plurale accusativo di ἀρχὴ (archè). Proseguendo nell’indagine biblica troviamo la parola greca in Rm 8:38: “Né angeli, né principati [ἀρχαὶ (archài); plurale nominativo]”. Qui la parola non è riferita ad una autorità umana, come in Lc 12:11, ma ad autorità celesti. In Ef 1:21 è detto che Yeshùa è “al di sopra di ogni principato [ἀρχῆς (archès); genitivo singolare], autorità, potenza, signoria”. In Ef 3:10 si parla di “principati” (ἀρχαὶ, archài) “nei luoghi celesti”.

   La parola greca ἀρχὴ (archè) non significa soltanto “principio” o “inizio”, ma anche “la prima persona in una serie, il leader” (Vocabolario del Nuovo Testamento). Ottima quindi la traduzione che PdS fa di Ap 3:14: “Il Capo della creazione di Dio”. Il greco ἀρχὴ (e archè), “il Principato”, usando l’articolo determinativo, vuol significare che Yeshùa non è una delle tante autorità celesti, ma è la autorità, l’autorità per eccellenza, ovviamente sottomessa a Dio, perché “è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato”. – 1Cor 15:27.

   Possiamo riassumere l’essenza, il ruolo, la funzione e la posizione di Yeshùa con il passo biblico di Col 1:13-20:

“Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è l’immagine1 del Dio invisibile2, il primogenito3 di ogni creatura; poiché in lui4 sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati5, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui6 e in vista di lui7. Egli è prima8 di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui9. Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio10, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli11”.

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Note

1 “L’immagine”, non la sostanza di Dio.

2 “Dio invisibile”. Dio dice di sé: “L’uomo non può vedermi e vivere” (Es 33:20). Yeshùa fu visto: era umano.

3 “Primogenito”: in senso biblico, metaforico, il primo di tutti.

4 “In lui”, ovvero avendo in mente lui, con lui come riferimento centrale, in vista di lui; greco ἐν αὐτῷ (en autò), “in lui”, per cui è sbagliato e tendenzioso il “per mezzo di lui” di TNM.

5 “Principati”: greco ἀρχαὶ (archài), plurale di ἀρχὴ (archè).

6 “Per mezzo di lui”. Il testo greco ha δι’αὐτοῦ (di’autù). La preposizione διά (dià) seguita dal genitivo, come in questo caso (αὐτοῦ, autù), significa “attraverso”, ovvero Dio creò avendo in mente Yeshùa. Il Creatore è Dio (Gn 1:1; Is 40:28) e solo Dio. Yeshùa stesso lo sostenne. – Mt 19:4; Mr 10:6.

7 “In vista di lui”. Greco εἰς αὐτὸν (èis autòn), “per lui”.

8 “Egli è prima [πρὸ (pro)] di ogni cosa”. La preposizione πρὸ (pro) significa “davanti”; seguita dal genitivo, come qui  (πάντων, pànton, “di tutte le cose”), significa “a preferenza di”. “Dio, il tuo Dio, ti ha unto d’olio di letizia; ti ha preferito ai tuoi compagni”. – Sl 45:7.

9 “Tutte le cose sussistono in lui [ἐν αὐτῷ (en autò)]”.

10 “È lui il principio”. Qui ritroviamo la parola ἀρχὴ (archè), con il chiaro significato che abbiamo spiegato più sopra: il Capo, il Principato, il Primo, il Più Importante. Si noti che questa espressione viene subito dopo l’altra: “Il capo del corpo”.

11 Viene qui confermato, riassunto e spiegato il disegno di Dio che ha Yeshùa come centralità. “C’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo”. – 1Tm 2:5.