I profeti d’Israele furono uomini ispirati da Dio che con ardente zelo difesero la purezza dell’alleanza tra Dio il popolo ebraico (si vedano al riguardo i nostri studi nella categoria Il profetismo, nella sezione La Bibbia). La missione fondamentale dei profeti fu quella di far entrare la Legge di Dio nell’interiorità delle persone. Ciò influenzò anche la loro definizione della femminilità.
Il profeta Isaia associò al proprio ministero una donna chiamata “profetessa”: “Mi unii pure alla profetessa” (Is 8:3). Non si faccia l’errore di molti commentatori di vedere in questa “profetessa” la moglie di Isaia (cfr. L’identificazione della donna e del bambino nel nostro studio La vergine partoriente di Is 7:14 nella sezione Esegesi biblica, categoria Scritture Ebraiche).
Contrariamente all’esperienza di Isaia, al profeta Geremia viene comandato di rimanere celibe: “Non prendere moglie” (Ger 16:2). Il celibato e la solitudine del profeta diverranno così un segno concretamente espressivo della sua missione. Questo di Geremia fu un caso speciale. Dio, che aveva detto che “non è bene che l’uomo sia solo” (Gn 2:18), ora raccomanda ad un suo profeta di non sposarsi. Rimanendo scapolo e non avendo figli non si sarebbe trovato nella situazione disperata in cui si sarebbe trovata la nazione: i figli sarebbero stati uccisi senza pietà dopo la conquista (Ger 16:1-4). È l’unico caso riferito dalla Bibbia. Il celibato dell’apostolo Paolo fu una sua scelta personale: “Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?” (1Cor 9:5). Paolo stesso raccomandò: “Ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito”. – 1Cor 7:2.
Il non sposarsi di Geremia è un segno concreto. Le azioni simboliche, ma sempre azioni vere, erano frequenti nei profeti. Il non sposarsi è un simbolo classico di desolazione e sofferenza nella Bibbia:
“Farò cessare nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme
il grido di gioia e il grido di esultanza,
il canto dello sposo e il canto della sposa,
perché il paese sarà una desolazione”. – Ger 7:34; cfr. 16:9.
Quando ci sarà il culmine della desolazione escatologica, quando sarà distrutta “Babilonia la grande”, le avverrà ciò che è profetizzato: “Non si udrà più in te voce di sposo e di sposa”. – Ap 18:23.
Diversa la situazione del profeta Ezechiele. A lui il matrimonio e l’amore coniugale servono per illustrare la sua missione. Questo profeta ama talmente la propria moglie che la Bibbia la chiama ‘la delizia dei suoi occhi’ (Ez 24:16). Però, da Dio gli viene un ordine molto duro. Prima gli si dice: “Ecco, con un colpo improvviso io ti tolgo la delizia dei tuoi occhi”, poi gli si ordina: “Tu non fare lamento, non piangere, non versare lacrime. Sospira in silenzio; non portare lutto per i morti” (Ez 24:16,17). Gli esiliati in Babilonia capiscono così che perderanno Gerusalemme, la città santa, il Tempio, la delizia dei loro occhi.
Il profeta con cui s’inizia a cantare l’amore per la donna come simbolo dell’amore di Dio per Israele è Osea. Si può dire che Osea è il portavoce dell’amore di Dio. L’amore. In ebraico la parola per “amore” è אַהֲבָה (ahavàh), ma in Os si usa una parola speciale: חֶסֶד (khèsed). Nelle nostre lingue non esiste un vocabolo d’identico significato.
Vediamo come le traduzioni bibliche lo rendono: benevolenza (NR, CEI, ND, Lu, Con), benignità (Did), amorevole benignità (TNM). Queste traduzioni della parola ebraica חֶסֶד (khèsed) appaiono tutte molto deboli. “Benevolenza” e “benignità” non rendono tutta la forza dell’amore che è nel significato del vocabolo ebraico. In quanto ad “amorevole benignità”, che significa? TNM ama spesso fare gire di parole: di sovente usa due e più parole per tradurne una sola dall’ebraico, creando solo confusione. Nella sua nota in calce, TNM mette l’alternativa di “amore leale”. A noi sembra che crei ancora più confusione. Che mai sarebbe l’“amore leale”? Esiste forse un amore che non sia leale? E, se non è leale, che amore sarebbe? “L’amore è longanime e benigno. L’amore non è geloso, non si vanta, non si gonfia, non si comporta indecentemente, non cerca i propri interessi, non si irrita. Non tiene conto del male. Non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Copre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non viene mai meno” (1Cor 13:4-8, TNM). Ci mancherebbe altro che l’amore non fosse leale e benigno.
Cosa significa allora חֶסֶד (khèsed)? Dice il Dizionario di ebraico e aramaico biblici a cura di J. A. Soggin: “L’idea centrale è quella di bontà (fedele), affetto” (pag. 149, il corsivo è loro). Quando si dice “bontà” si deve pensare non al buon cuore di una persona, ma alla bontà di Dio, che è unica. Yeshùa si risentì moltissimo quando qualcuno lo definì “buono” e spiegò: “Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio” (Mr 10:17,18). È a questa bontà che si deve pensare quando si cerca di definire la portata della parola חֶסֶד (khèsed). Il Dizionario succitato specifica una connotazione di questa “bontà”: fedele. Paolo dice che “l’amore non viene mai meno”. L’amore vero, quello di Dio, non cessa ed è incondizionato. Chi non conosce l’amore di Dio sostiene che Dio abbia smesso di curarsi di Israele e, per spiegare i vari passi biblici che smentiscono questa falsità, parlano di un Israele spirituale. Dio dice invece: “I monti stessi si possono rimuovere, e i medesimi colli possono vacillare, ma la mia amorevole benignità [חַסְדִּי (khesdì); “l’amore mio” (NR)] stessa non si rimuoverà da te, né il mio stesso patto di pace vacillerà” (Is 54:10, TNM). Questi religiosi fai-da-te all’americana si mettano il cuore in pace: quando vedranno le montagne che si rimuovono sappiano che anche allora l’amore di Dio per Israele non verrà mai meno. “Proprio come i nuovi cieli e la nuova terra che io sto per fare stanno dinanzi a me . . . così continueranno a stare la vostra progenie e il vostro nome” (Is 66:22, TNM). Quei religiosi che credono ai nuovi cieli e alla nuova terra, sappiano che la progenie ebraica e il nome di Israele “continueranno a stare”. È questo l’amore fedele (khèsed, חֶסֶד) di Dio.
Khèsed (חֶסֶד) è l’amore incondizionato, quello che non dice “ti amo se”, ma quello che dice “ti amo comunque, sempre, a prescindere”. Questo tipo di amore trova tutta la sua forza, tra gli esseri umani, solo in una madre. Solo una donna sa amare in questo modo. Tutta la forza del khèsed (חֶסֶד) si trova in una madre che ama incondizionatamente il figlio. Nella società maschilista di allora, Dio deve fare una perifrasi per dare ad Israele un’idea del suo amore per loro: “Come un uomo che la sua propria madre continua a confortare, così io stesso continuerò a confortare voi” (Is 66:13, TNM). Il che significa: come una madre sa continuare a confortare il figlio, così voi continuerete ad essere confortati da me.
“Nessun dio è come te, Signore: tu cancelli le nostre colpe, perdoni i nostri peccati. Per amore dei sopravvissuti del tuo popolo, non resti in collera per sempre ma gioisci nel manifestare la tua bontà [חֶסֶד (khèsed)]”. –Mic 7:18, PdS.
“Celebrate il Signore, perché egli è buono, perché la sua bontà [חֶסֶד (khèsed)] dura in eterno”, canta Sl 136:1.
Per illustrare questo amore (khèsed, חֶסֶד) di Dio, il profeta Osea propone il suo messaggio in un modo che a noi appare quantomeno curioso. Il lettore occidentale che non conosce il modo espressivo biblico, rimane dapprima sconcertato, per non dire urtato, eppure l’insegnamento circa l’amore di Dio è notevole.
Osea è un uomo di Dio, un profeta che ama profondamente Dio. A lui viene detto: “Va’, prenditi in moglie una prostituta e genera figli di prostituzione”. L’intento è subito chiaro: “Perché il paese si prostituisce, abbandonando il Signore”. – Os 1:2.
Dopo aver avuto figli da questa prostituta, Osea riceve di nuovo lo stesso comando: “Va’ ancora, ama una donna amata da un altro, e adultera; amala come il Signore ama i figli d’Israele” (Os 3:1). Osea ama questa donna di malaffare con un amore vero, “come il Signore ama i figli d’Israele, i quali anche si volgono ad altri dèi”. Questo amore forte e incondizionato ha effetto sulla donna, tanto che Osea racconta poi: “Allora me la comprai per quindici sicli d’argento, per un comer d’orzo e un letec d’orzo, e le dissi: ‘Aspettami per parecchio tempo: non ti prostituire e non darti a nessun uomo; io farò lo stesso per te’” (Os 3:2,3). A quanto pare, quella donna abbandonò la sua condotta adultera per rimanere con il profeta, e lui l’acquistò come schiava. Ciò stava a significare che Dio avrebbe riaccolto l’adultera Israele a motivo del suo pentimento.
Reagendo all’occidentale, si potrebbe pensare: Ma senza arrivare a questi eccessi, Dio non avrebbe semplicemente potuto dire che amava Israele fino a perdonarla? No, Dio non fece così. Il suo popolo era composto da orientali, non da occidentali. Gli ebrei trovavano assurdi i pensieri astratti. Se riusciamo ad immedesimarci, noi pure possiamo capire in pratica cosa significa amare alla maniera di Dio. Anche se il pensiero risulta molto urtante, al punto di rifiutarlo, si potrebbe immaginare la propria moglie in quella situazione di continui tradimenti e adulteri. L’uomo (il maschio) rifiuta categoricamente questa situazione e non è incline al perdono; è più incline alla vendetta violenta. Ecco, Dio in quella situazione continua ad amare al punto di perdonare. Probabilmente una donna lo comprende meglio: se ha avuto quella condotta sbagliata e poi si accorge di amare davvero il marito, sa cosa significa desiderare il perdono e amare.
Il חֶסֶד (khèsed) di Dio, Osea l’ha sentito e lo ha capito: è un amore appassionato, instancabile, e vuole essere corrisposto. La relazione di Dio per Israele è tanto amorosa che nella Scrittura viene paragonata a quella tra due sposi. Non solo Osea, ma gli altri profeti usano spesso questa similitudine. “Così parla il Signore: ‘Dov’è la lettera di divorzio di vostra madre con cui io l’ho ripudiata?” (Is 50:1). “Il tuo creatore è il tuo sposo”. – Is 54:5.
“Non sarai chiamata più Abbandonata,
la tua terra non sarà più detta Desolazione,
ma tu sarai chiamata La mia delizia è in lei,
e la tua terra Maritata;
poiché il Signore si compiacerà in te,
la tua terra avrà uno sposo.
Come la sposa è la gioia dello sposo,
così tu sarai la gioia del tuo Dio”. – Is 62:4,5.
Una delle pagine più belle che descrivono l’amore di Dio per Israele è in Ger 2:2,3, che riportiamo nella splendida traduzione che ne fa PdS:
“Israele, voglio ricordarti come mi eri fedele
negli anni della tua giovinezza,
come mi amavi quando eri fidanzata.
Camminavi dietro a me nel deserto,
là, dove non si può seminare.
Eri soltanto mia”.
Il perdono di Dio espresso in Os non significa mettere da parte le esigenze della giustizia: si tratta di un amore purificatore. Dio non si rassegna alla deviazione del suo popolo, ma impone alla sua “sposa” una sofferenza purificatrice che la riabiliti: “Lei non si è resa conto che io le davo il grano, il vino, l’olio; io le prodigavo l’argento e l’oro, che essi hanno usato per Baal! Perciò io riprenderò il mio grano a suo tempo, e il mio vino nella sua stagione; le strapperò la mia lana e il mio lino, che servivano a coprire la sua nudità . . . ecco, io l’attrarrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2:8,9,14). Questa sofferenza farà tornare in sé l’amata, che risentirà il richiamo di chi non ha mai smesso d’amarla: “Tu mi chiamerai: Marito mio! e non mi chiamerai più: Mio Baal! . . . Io ti fidanzerò a me per l’eternità; ti fidanzerò a me in giustizia e in equità, in benevolenza [חֶסֶד (khèsed)] e in compassioni. Ti fidanzerò a me in fedeltà, e tu conoscerai il Signore . . . dirò a Lo-Ammi [= “non mio popolo”]: ‘Tu sei mio popolo!’ ed egli mi risponderà: ‘Mio Dio!’”. – Os 2:16-23, passim.
Anche il profeta Sofonia utilizza l’immagine della donna (Sof 3:14-18). Coloro che insistono sulla parola “Legge” (la parola toràh, oltretutto, significa “insegnamento”) per descrivere il rapporto tra Dio e Israele, possono notare che nei Profeti non si riduce tutto ad una relazione giuridica. Si tratta di una relazione d’amore, e questo amore è espresso con tenerezza. Il peccato, la violazione della Toràh, diventa allora un’infedeltà d’amore, un adulterio. Israele è totalmente di Dio come una sposa è del suo sposo. “Il Signore, che si chiama il Geloso, è un Dio geloso”. – Es 34:14.
Questa rappresentazione della relazione d’amore tra Dio e Israele è usata anche nelle Scritture Greche per illustrare l’amore tra Yeshùa e la sua congregazione. Paolo dice: “Sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo”. – 1Cor 11:2.
Il profeta Ezechiele è tra i profeti che usano con grande forza espressiva l’immagine nuziale. Questo profeta presenta Gerusalemme come una moglie adultera che ha disprezzato la cura amorevole e amorosa di Dio. Il Signore aveva scelto Gerusalemme come sua sposa tra le nazioni quando lei non aveva alcuna attrattiva e la innalzò alla dignità regale.
“Così parla il Signore, Dio, a Gerusalemme: ‘Per la tua origine e per la tua nascita sei del paese del Cananeo; tuo padre era un Amoreo, tua madre un’Ittita. Quanto alla tua nascita, il giorno che nascesti l’ombelico non ti fu tagliato, non fosti lavata con acqua per pulirti, non fosti sfregata con sale, né fosti fasciata. Nessuno ebbe sguardi di pietà per te, per farti una sola di queste cose, mosso a compassione di te; ma fosti gettata nell’aperta campagna, il giorno che nascesti, per il disprezzo che si aveva di te. Io ti passai accanto, vidi che ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi, tu che sei nel sangue! Ti ripetei: Vivi, tu che sei nel sangue! Io ti farò moltiplicare per miriadi, come il germoglio dei campi. Tu ti sviluppasti, crescesti, giungesti al colmo della bellezza, il tuo seno si formò, la tua capigliatura crebbe abbondante, ma tu eri nuda e scoperta. Io ti passai accanto, ti guardai, ed ecco, il tuo tempo era giunto: il tempo degli amori; io stesi su di te il lembo della mia veste e coprii la tua nudità; ti feci un giuramento, entrai in un patto con te, dice il Signore, Dio, e tu fosti mia. Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue che avevi addosso e ti unsi con olio. Ti misi delle vesti ricamate, dei calzari di pelle di delfino, ti cinsi il capo di lino fino, ti ricoprii di seta. Ti fornii d’ornamenti, ti misi dei braccialetti ai polsi e una collana al collo. Ti misi un anello al naso, dei pendenti agli orecchi e una magnifica corona in capo. Così fosti adorna d’oro e d’argento; fosti vestita di lino fino, di seta e di ricami; tu mangiasti fior di farina, miele e olio; diventasti bellissima e giungesti fino a regnare. La tua fama si sparse fra le nazioni, per la tua bellezza; essa infatti era perfetta, perché io ti avevo rivestita della mia magnificenza, dice il Signore, Dio. Ma tu, inebriata della tua bellezza, ti prostituisti sfruttando la tua fama e offrendoti a ogni passante, a chi voleva. Tu prendesti delle tue vesti, ti facesti degli alti luoghi ornati di vari colori, e là ti prostituisti: cose tali non ne avvennero mai, e non ne avverranno più. Prendesti pure i tuoi bei gioielli fatti del mio oro e del mio argento, che io ti avevo dati, te ne facesti delle immagini d’uomo, e ad esse ti prostituisti; prendesti le tue vesti ricamate e ne ricopristi quelle immagini, davanti alle quali tu mettesti il mio olio e il mio profumo. Così anche il mio pane che ti avevo dato, il fior di farina, l’olio e il miele con cui ti nutrivo, tu li mettesti davanti a loro, come un profumo di soave odore. Questo si fece!, dice il Signore, Dio. Prendesti inoltre i tuoi figli e le tue figlie, che mi avevi partoriti, e li offristi loro in sacrificio, perché li divorassero. Non bastavano dunque le tue prostituzioni, perché tu avessi anche a scannare i miei figli, e a darli loro facendoli passare per il fuoco? In mezzo a tutte le tue abominazioni e alle tue prostituzioni, non ti sei ricordata dei giorni della tua giovinezza, quando eri nuda, scoperta, e ti dibattevi nel sangue. Ora dopo tutta la tua malvagità, guai! guai a te!, dice il Signore, Dio, ti sei costruita un bordello; ti sei fatta un alto luogo in ogni piazza pubblica: hai costruito un alto luogo a ogni capo di strada, hai reso abominevole la tua bellezza, ti sei offerta a ogni passante; hai moltiplicato le tue prostituzioni. Ti sei prostituita agli Egiziani, tuoi vicini dalle membra vigorose, e hai moltiplicato le tue prostituzioni per provocare la mia ira. Perciò, ecco, io ho steso la mia mano contro di te, ho diminuito la razione che ti avevo fissata, e ti ho abbandonata in balìa delle figlie dei Filistei, che ti odiano e hanno vergogna della tua condotta scellerata. Non sazia ancora, ti sei pure prostituita agli Assiri; ti sei prostituita a loro; ma neppure allora sei stata sazia! Hai moltiplicato le tue prostituzioni con il paese di Canaan fino in Caldea, ma neppure con questo sei stata sazia. Com’è vile il tuo cuore, dice il Signore, Dio, a ridurti a fare tutte queste cose, da sfacciata prostituta! Quando ti costruivi il bordello a ogni capo di strada e ti facevi gli alti luoghi in ogni pubblica piazza, tu non eri come una prostituta, poiché disprezzavi il salario, ma come una donna adultera, che riceve gli stranieri invece di suo marito. A tutte le prostitute si fanno regali; ma tu hai dato regali a tutti i tuoi amanti, li hai sedotti con i doni, perché venissero a te, da tutte le parti, per le tue prostituzioni. Con te, nelle tue prostituzioni è avvenuto il contrario delle altre donne; poiché non eri tu la sollecitata; in quanto tu pagavi, invece di essere pagata, facevi il contrario delle altre. Perciò, prostituta, ascolta la parola del Signore. Così parla il Signore, Dio: Poiché il tuo denaro è stato dilapidato e la tua nudità è stata scoperta nelle tue prostituzioni con i tuoi amanti, a motivo di tutti i tuoi idoli abominevoli e a causa del sangue dei tuoi figli che hai dato loro, ecco, io radunerò tutti i tuoi amanti ai quali ti sei resa gradita, tutti quelli che hai amati e tutti quelli che hai odiati; li radunerò da tutte le parti contro di te, scoprirò davanti a loro la tua nudità ed essi vedranno tutta la tua nudità. Io ti giudicherò alla stregua delle donne che commettono adulterio e spargono il sangue; farò che il tuo sangue sia sparso dal furore e dalla gelosia. Ti darò nelle loro mani ed essi abbatteranno il tuo bordello, distruggeranno i tuoi alti luoghi, ti spoglieranno delle tue vesti, ti prenderanno i bei gioielli e ti lasceranno nuda e scoperta; faranno salire contro di te una moltitudine e ti lapideranno e ti trafiggeranno con le loro spade; daranno alle fiamme le tue case, faranno giustizia di te in presenza di molte donne; io ti farò cessare dal fare la prostituta e tu non pagherai più nessuno. Così io sfogherò il mio furore su di te e la mia gelosia si distoglierà da te; mi calmerò e non sarò più adirato. Poiché tu non ti sei ricordata dei giorni della tua giovinezza e hai provocato la mia ira con tutte queste cose, ecco, anch’io ti farò ricadere sul capo la tua condotta, dice il Signore, Dio, e tu non aggiungerai altri delitti a tutte le tue abominazioni. Ecco, tutti quelli che usano proverbi faranno di te un proverbio, e diranno: Quale la madre, tale la figlia. Tu sei figlia di tua madre, che ebbe a sdegno suo marito e i suoi figli; sei sorella delle tue sorelle, che ebbero a sdegno i loro mariti e i loro figli. Vostra madre era un’Ittita, e vostro padre un Amoreo. Tua sorella maggiore, che ti sta a sinistra, è Samaria, con le sue figlie; tua sorella minore, che ti sta a destra, è Sodoma, con le sue figlie. Tu, non soltanto hai camminato nelle loro vie e commesso le stesse loro abominazioni; era troppo poco! ma in tutte le tue vie ti sei corrotta più di loro. Com’è vero che io vivo, dice il Signore, Dio, tua sorella Sodoma e le sue figlie non hanno fatto ciò che avete fatto tu e le figlie tue. Ecco, questa fu l’iniquità di Sodoma, tua sorella: lei e le sue figlie vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane, e nell’ozio indolente; ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero. Erano superbe e commettevano abominazioni in mia presenza; perciò le feci sparire, quando vidi ciò. Samaria non ha commesso la metà dei tuoi peccati; tu hai moltiplicato le tue abominazioni più dell’una e dell’altra; hai giustificato le tue sorelle, con tutte le abominazioni che hai commesse. Anche tu, che difendevi le tue sorelle, subisci il disonore a causa dei tuoi peccati con cui ti sei resa più abominevole di loro! Esse sono più giuste di te. Tu, dunque, vergògnati e subisci il disonore, poiché tu hai fatto apparire giuste le tue sorelle! Ma io farò tornare dalla deportazione quanti di Sodoma e delle sue figlie si trovano là, quanti di Samaria e delle sue figlie, e anche dei tuoi sono in mezzo a essi, affinché tu subisca il disonore e porti la vergogna di quanto hai fatto, e sia così loro di conforto. Tua sorella Sodoma e le sue figlie torneranno nella loro condizione di prima, Samaria e le sue figlie torneranno nella loro condizione di prima, e tu e le tue figlie tornerete nella vostra condizione di prima. Sodoma, tua sorella, non era neppure nominata dalla tua bocca, nei giorni della tua superbia, prima che la tua malvagità fosse messa a nudo, come avvenne quando fosti disprezzata dalle figlie della Siria e da tutti i paesi circostanti, dalle figlie dei Filistei, che t’insultavano da tutte le parti. Tu porti a tua volta il peso della tua scelleratezza e delle tue abominazioni, dice il Signore”. – Ez 16:2-58.
Seguendo questa tradizione nuziale, si comprende allora tutto il grande amore di Dio verso quella “donna” infedele e adultera: “Il tuo nome non sarà più ‘Città abbandonata’, il tuo paese non si chiamerà più ‘Terra desolata’. Invece il tuo nome sarà ‘Gioia del Signore’ e la tua terra si chiamerà ‘Sposa felice’. Infatti sarai veramente la delizia del Signore e la tua terra avrà in lui uno sposo. Come un giovane sposa una ragazza, così il tuo creatore sposerà te. Come l’uomo gioisce per la sua sposa, così il tuo Dio esulterà per te”- Is 62:4,5, PdS.