Le leggi che troviamo nella Scrittura rivestono due modi espressivi:

  1. Forma casistica. Sono quelli del tipo: ‘Se uno fa questo e questo … tu agirai così e così …’.
  2. Forma apodittica. Questa forma ricorre a dimostrare la validità di un principio con il semplice ragionamento, senza richiesta di prove; sono del tipo: “Non assassinare”.

Mentre il primo modo espressivo è riservato alla materia giuridica, il secondo è riservato ai problemi morali.

Tutte le leggi mosaiche risalgono a Dio che le ha rivelate a Mosè? Una legge per gli orientali aveva valore solo se si riteneva proveniente dalla divinità. Si ricordi la stele di Hammurabi sulla quale il re figura nell’atto di ricevere il codice dalle mani del dio Shamash (sole). Tuttavia i precetti vi sono presentati come decisioni del sovrano. Nella Bibbia invece le leggi sono espresse generalmente come volere divino. Molti autori pensano che tali leggi solo indirettamente risalgano a Dio, come espressione esplicitante l’alleanza stabilita da Dio con il suo popolo. Sarebbero solo l’espressione più concreta per mostrare le esigenze che tale alleanza creava. Ma il legislatore (Mosè) può in qualche caso avere esagerato questa sua valutazione secondo l’uso dei tempi e può avere prescritto, come voluta da Dio, la distruzione totale di Gerico e degli abitanti di Canaan, della quale abbiamo parlato nello studio intitolato L’ispirazione biblica e le guerre di sterminio, nella categoria L’ispirazione della Bibbia. Mosè può aver anche esagerato in senso opposto, rendendo più permissive certe leggi. Non disse forse Yeshùa: “Per la durezza dei vostri cuori Mosè vi concesse di divorziare dalle vostre mogli, ma non è stato così dal principio”? – Mt 19:8, TNM.

Inoltre, siccome Mosè era ritenuto l’istitutore principale della Legge, anche le leggi che vi furono aggiunte posteriormente si riferirono a lui secondo un metodo convenzionale (genere letterario legislativo). Secondo Dt 17:14,15 si prevede l’istituzione della monarchia: “Quando sarai entrato nel paese che il Signore, il tuo Dio, ti dà e ne avrai preso possesso e lo abiterai, forse dirai: «Voglio avere un re come tutte le nazioni che mi circondano». Allora dovrai mettere su di te come re colui che il Signore, il tuo Dio, avrà scelto. Metterai su di te come re uno del tuo popolo; non metterai come re uno straniero che non sia del tuo popolo”. Però, Samuele, dapprima contrario, viene rassicurato da Dio a scegliere un re, sebbene Dio ne sia contrariato: “Da’ ascolto alla voce del popolo in tutto quello che ti dirà, poiché essi non hanno respinto te, ma me, affinché io non regni su di loro” (1Sam 8:7). Come può Samuele avere ignorato quanto era stato previsto da Mosè? È più semplice supporre che la precedente legge mosaica ancora non esistesse e che vi sia stata aggiunta al tempo di Samuele: “Samuele espose al popolo la legge del regno e la scrisse in un libro, che depose davanti al Signore” (1Sam 10:25). Dove si trova la legge del regno composta da Samuele? Non si tratta forse di quel passo deuteronomico sopra citato e riferita a Mosè secondo l’uso del tempo? Avremmo qui solo il genere letterario di riferire le singole leggi al personaggio più importante. Anche nei Salmi avviene lo stesso fenomeno, quando si riferisce a Davide, autore principale, ciò che fu composto più tardi.