Dopo aver parlato dell’osservanza del sabato, nei precedenti studi, in questo studio prendiamo in considerazione tutte le altre Festività bibliche comandate da Dio.
I Noviluni
Il nome ebraico della Luna Nuova è rosh khòdesh (רֹאשׁ חֹדֶשׁ, letteralmente “capo mese”). Nm 10:10 mette questa ricorrenza sullo stesso piano delle altre festività bibliche: “Nei vostri giorni di gioia, nelle vostre solennità [“periodi festivi”, TNM] e al principio dei vostri mesi, suonerete le trombe quando offrirete i vostri olocausti e i vostri sacrifici di riconoscenza. Ciò vi servirà di ricordanza davanti al vostro Dio. Io sono il Signore, il vostro Dio”. La Luna Nuova era celebrata con sacrifici speciali (Nm 28:11-15) e venivano suonate le trombe (Nm 10:10;Sl 80:4). Il re teneva festeggiamenti speciali per la Luna Nuova e Davide vi accenna in 1Sam 20:5,18. In 1Cron 23:31 i Noviluni sono elencati insieme a sabati e Feste fisse. La Festa del Novilunio fu istituita da Dio come rito perenne (2Cron 2:3). Gli israeliti la osservarono (2Re 4:23; 2Cron 31:3;Is 1:13,14; Os 2:11). Dopo l’esilio fu ripristinata (Esd 3:5). Esdra la osservò (Nee 10:29-34). Il giorno della Luna Nuova va trattato come giorno di preghiera e riunione, come il Sabato e le altre Feste bibliche (Is 66.23; Ez 46:1-3,9; Am 8:5). In Nm 23 il Novilunio non è menzionato perché questo capitolo non contiene la lista completa delle Festività (la lista completa è in Nm 28 e 29). I discepoli di Yeshùa lo osservarono (Col 2:16). Sarà celebrata anche nel Nuovo Mondo. – Is 66:22,23.
Il passo biblico di Sl 81:3 è normalmente mal tradotto: “Alla luna nuova, suonate il corno [שֹׁופָר (shofàr)]; alla luna piena, per il giorno della nostra festa” (TNM). Nella seconda parte del versetto ciò che erroneamente è tradotto “luna piena” è nel testo ebraico (nel Testo Masoretico è al v. 4) כֵּסֶה (kèseh). Di questa parola il New Brown-Driver-Briggs-Gesenius Hebrew Lexicon dice che la sua origine è dubbia. La parola compare in tutta la Bibbia solo qui, anche se c’è una parola che le assomiglia in Pr 7:20: “Verrà a casa sua il giorno della luna piena [כֵּסֶא (kèse)]” (TNM). Tradurre in quest’ultimo passo “il giorno della luna piena” è un assurdo, perché qui si parla del marito di una donna infedele – la quale attira in casa il suo amante mente lui è assente per un viaggio – e lei dice all’amante di non preoccuparsi, perché tanto il marito tornerà כֵּסֶא (kèse) ovvero al tempo che aveva detto. “La maggior parte dei commentatori rende ‘al tempo nominato’ (cf. Prov. vii)” (Soncino). Dire che il marito sarebbe tornato alla luna piena non ha alcun senso. Tuttavia si noti che sebbene la pronuncia sia uguale, le due parole sono diverse: כֵּסֶה (kèseh), כֵּסֶא (kèse).
Questa idea del plenilunio nacque da un tentativo rabbinico di sviare l’attenzione dal novilunio, e in particolare dal novilunio del 1° di nissàn, che segna l’inizio dell’anno come stabilito da Dio, mentre i rabbini lo spostarono a tishrì. Perfino la punteggiatura nelle traduzioni è messa in modo da indicare il supposto plenilunio quale giorno della festa.
La parola כֵּסֶה (kèseh) pare invece legata alla radice ebraica ksh (כסה) che indica il coprire, indicando letteralmente il velo della luna, che certo non può indicare la luna piena. Inoltre, si noti che qui in Sl 81:3 siamo di fronte ad un testo in poesia in cui si usa la figura del parallelismo tanto amato dagli ebrei. Nel parallelismo lo stesso termine è ripetuto una seconda volta con altre parole. Ecco quindi il parallelismo: “Alla luna nuova, suonate il corno, alla luna velata, per il giorno della nostra festa”. – Dia.
Infine, c’è l’autorevole testimonianza della traduzione greca della LXX, che ha: “Suonate la tromba nel novilunio, il giorno glorioso della vostra festa”. Quando i traduttori ebrei della LXX tradussero così il passo, non esistevano ancora le manipolazioni rabbiniche che in seguito ne avrebbero alterato il significato. A quel tempo gli ebrei intendevano כֵּסֶה (kèseh) come novilunio e solo come novilunio.
Le sette Festività di Dio
La parola sabato, nella Bibbia, non indica solo il settimo giorno. Sabati sono anche chiamati i giorni di festa comandati da Dio. Le sette Festività illustrano il piano di Dio per la salvezza. Eccole elencate, con il loro significato. [Tra parentesi quadre le prove scritturali che queste Feste furono osservate anche dopo la morte di Yeshùa dalla prima comunità di credenti].
- Pasqua (14 nissàn). – Es 23:14-17.
Con la morte di Yeshùa (il vero agnello pasquale – 1Cor 5:7), la Pasqua assume più significato. Sebbene sacrificato il 14, l’agnello pasquale veniva consumato durante la cena di Pasqua dopo il tramonto ovvero all’inizio del 15. Il 14 sera (dopo il tramonto del 13) cade invece la commemorazione della Cena del Signore (ricorrenza ben distinta dalla Pasqua): “Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore, fino a quando egli ritornerà” (1Cor 11:26). Yeshùa vi ha introdotto i simboli del pane e del vino. – Mt 26:27,28; Lc 22:19.
[1Cor 11:23-26]
- Festa dei Pani Azzimi (15-21 nissàn). – Es 23:14-17.
Il giorno dopo la Pasqua inizia la Festa dei Pani Azzimi. Cristo ha pagato il riscatto per il peccato, con la sua vita. Ora dobbiamo abbandonare completamente il peccato (simboleggiato dal lievito – 1Cor 5:7) e osservare i Comandamenti.
[At 20:6; 12:3; 1Cor 5:8]
- Festa di Pentecoste (in sivàn). – Es 23:14-17.
Cade sempre di domenica. Detta anche “Festa delle Primizie”: simboleggia il primo raccolto che Dio fa dei consacrati o “unti” (dallo spirito santo), le sue “primizie” (Gc 1:18; Rm 8:23). La Chiesa di Dio fu formata in questo giorno (At 2:1-4). Come questo piccolo raccolto delle primizie avveniva all’inizio dell’anno, così ora Dio sta raccogliendo solo le primizie dei suoi fedeli. Il grande e più ampio raccolto avverrà alla fine dell’epoca attuale, simboleggiato dal raccolto autunnale.
[1Cor 16:8; At 2:1;20:16]
- Festa delle Trombe (1° tishrì). – Lv 23:23-25.
Rappresenta il ritorno di Yeshùa dal cielo, “con voce di arcangelo e con tromba di Dio” (1Ts 4:16), quando “durante l’ultima tromba” risusciteranno i fedeli per incontrarlo e i viventi fedeli saranno trasformati in corpi gloriosi. – 1Cor 15:52; Ap 11:15.
- Il Giorno delle Espiazioni (10 tishrì). – Lv 23:26,27,31,32.
Simboleggia ciò che accadrà poco dopo il ritorno di Yeshùa sulla terra. Il “capro per Azazèl” lasciato libero nel deserto, sul quale erano state confessate tutte le colpe espiate, rappresenta satana. Deve esserci l’espiazione finale, in cui tutti i peccati vengono fatti cadere sul suo autore: il diavolo.
[At 27:9]
- La Festa della Capanne (15-21 tishrì). – Es 23:14-17.
Viene celebrata al volgere dell’anno: è simbolo del Millennio.
- L’Ultimo Gran Giorno (22 tishrì). – Es 23:14-17.
Immagine del giorno del giudizio finale.
I discepoli di Yeshùa, in tutte le comunità o chiese, osservarono le Festività bibliche. Proprio come osservarono scrupolosamente il resto della Legge di Dio. Quando Paolo fece visita a Giacomo, a Gerusalemme, Luca (che era con lui) narra: “Appena arrivati a Gerusalemme, i cristiani ci accolsero con gioia. Il giorno dopo, Paolo venne con noi da Giacomo, e trovammo uniti tutti i responsabili della comunità. Paolo li salutò e poi riferì loro, ad una ad una, tutte le cose che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo del servizio da lui svolto. I responsabili lo ascoltarono e ringraziarono Dio” (At 21:17-20, PdS). “Poi, dissero a Paolo: ‘Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei hanno creduto; e tutti sono zelanti per la legge’”. – At 21:20.