Con l’offerta del covone, di cui abbiamo trattato in precedenza (si veda lo studio L’offerta dei covoni), inizia il conto alla rovescia che porta alla Pentecoste (Lv 23:15,16). Questa festività è chiamata nella Bibbia anche “festa della Mietitura”: “Osserverai la festa della Mietitura, con le primizie del tuo lavoro” (Es 23:16). È chiamata anche “festa delle Settimane”: “Celebrerai la festa delle Settimane, cioè delle primizie della mietitura del frumento” (Es 34:22). Un altro nome che assume nella Bibbia è anche “il giorno delle primizie”: “Il giorno delle primizie, quando presenterete al Signore un’oblazione nuova alla vostra festa delle Settimane, avrete una santa convocazione; non farete nessun lavoro ordinario” (Nm 28:26). Da quest’ultimo passo biblico apprendiamo che la Festa era da considerarsi un sabato, termine che a Bibbia applica non solo al sabato settimanale ma anche a tutte le sante festività comandate da Dio.
La parola ebraica per la Festa è שָׁבֻעֹת (shavuòt), “settimane”. Nelle Scritture Greche è πεντηκοστή (pentekostè) – da cui il nostro Pentecoste -, parola molto precisa, perché pentekostè (πεντηκοστή) significa “cinquantesima”, sottintendendo ἡμέρα (emèra), “giorno”, che in greco è femminile. Il termine greco (“cinquantesima [giornata]”) allude al conteggio necessario per determinare quando cade la Festa. Le istruzioni di Dio per determinarne la data giusta si trovano in Lv 23:15,16:
“Dall’indomani del sabato, dal giorno che avrete portato l’offerta agitata del fascio di spighe, conterete sette settimane intere. Conterete cinquanta giorni fino all’indomani del settimo sabato”.
Queste istruzioni non sono comprese bene da tutti. L’errore che si fa, che è poi alla base del conteggio errato, è di fraintendere la parola “sabato”. In Es 12:16 è detto del primo e del settimo giorno dei sette che costituiscono la festa dei Pani Azzimi: “Non si faccia nessun lavoro in quei giorni”. Ciò indica che devono essere considerati come sabati, indipendentemente dal giorno della settimana in cui cadono. Ora, quando – per dare inizio al conteggio che porta alla Pentecoste – in Lv 23:15 si dice “dall’indomani del sabato, dal giorno che avrete portato l’offerta agitata del fascio di spighe”, chi non comprende bene intende questo “sabato” come il primo giorno della festa degli Azzimi ovvero il 15 nissàn. Partendo da questo presupposto sbagliato, “l’indomani del sabato” è considerato il 16 nissàn, giorno da cui si fa partire il conteggio (errato) per farlo terminare 50 giorni dopo ovvero il 6 sivàn.
Ciò cui non presta attenzione chi interpreta così, è che la parola “sabato” usata in Lv 23:15 è diversa da quella che la Bibbia usa per il sabato delle Feste.
- Sabato settimanale. È comandato di osservarlo in Es 20:8 (secondo Comandamento).
La parola originale del testo biblico è שַּׁבָּת (shabàt), numero Strong 7676.
- Sabato giorno festivo, non necessariamente coincidente con il sabato settimanale. In Lv 23:37-32 si legge: “Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno delle espiazioni . . . Sarà per voi un sabato, giorno di completo riposo”. Il 10 di tishrì (“settimo mese” del calendario biblico, corrispondente al nostro settembre-ottobre) poteva ovviamente cadere in qualsiasi giorno della settimana. Doveva comunque essere considerato “sabato”. La parola originale del testo biblico è שַׁבָּתֹון (shabatòn), numero Strong 7677.
Ora, quale parola è usata in Lv 23:15 dove si dice “dall’indomani del sabato”? Si tratta di שַּׁבָּת (shabàt), di sabato settimanale. Durante i sette giorni della festa dei Pani Azzimi c’era necessariamente un sabato: è dal giorno successivo a questo sabato (settimanale) che parte il conteggio. Le istruzioni di Lv 23:15,16 stabiliscono: “Conterete sette settimane intere. Conterete cinquanta giorni fino all’indomani del settimo sabato”. E, di nuovo, per quest’ultimo “sabato”, è usata la parola שַּׁבָּת (shabàt) che indica un sabato settimanale. Così, la Pentecoste deve cadere sempre nel giorno successivo al “settimo sabato” settimanale, che per noi è domenica. Necessariamente, tale domenica cadrà nel mese di sivàn, ma quanto al giorno del mese è il calendario a stabilirlo, perché il sabato settimanale è ciclico ed è sganciato dal calendario. D’altra parte, chi pretende – contro le istruzioni bibliche – di fissarlo sempre al 6 sivàn, dovrebbe domandarsi perché mai Dio dà la formula di calcolo quando sarebbe stato più semplice, come per le altre Festività, indicarne la data. Cosa c’è mai da contare con una data fissa? Solo per la Pentecoste si danno istruzioni per il conteggio della data. Un altro aspetto è questo: chi intende quel sabato come giorno festivo e non come sabato settimanale, dovrebbe pure domandarsi come fa a trovare poi sette sabati consecutivi che sarebbero giorni festivi e non sabati settimanali.
In Dt 16:9,10 è presentato lo stesso sistema di calcolo: “Conterai sette settimane; da quando si metterà la falce nella messe comincerai a contare sette settimane; poi celebrerai la festa delle Settimane”. “La falce nella messe” veniva messa quando si mietevano le prime spighe dell’orzo con cui si componeva il covone che era “l’offerta agitata del fascio di spighe” (Lv 23:15). Da quel giorno, che doveva coincidere con il giorno che seguiva il sabato (nostra domenica) presente nella festa dei Pani Azzimi, si dovevano “contare sette settimane” ovvero 49 (7×7) giorni, dopodiché, nel giorno dopo il sabato (nostra domenica), si celebrava la Pentecoste. La determinazione del 6 sivàn quale giorno fisso per la Pentecoste fu introdotta dai farisei che fecero valere i propri metodi per la determinazione del calendario (cfr. la Mishnàh). La riforma del calendario avvenne sotto il rabbino Hillel II nel 358 della nostra èra, e con essa si fissò la Pentecoste al 6 sivàn.
Chiarito questo importante aspetto, vediamo ora in cosa consisteva la Festa. “Offrirete al Signore una nuova oblazione. Porterete dai luoghi dove abiterete due pani per un’offerta agitata, i quali saranno di due decimi di un efa di fior di farina e cotti con lievito; sono le primizie offerte al Signore”. – Lv 23:16,17.
Per curiosità, l’“efa” era una misura di capacità per solidi, pari a dieci omer (Es 16:36) o alla decima parte di un comer. L’efa corrispondeva al bat, misura di capacità per liquidi (Ez 45:11). Nella Bibbia l’efa è usata per la farina (Lv 5:11), per l’orzo (Rut 2:17), per il grano arrostito (1Sam 17:17) e per il frumento (Ez 45:13). Per districarsi meglio in queste misure, diamo una tabella:
Misure per solidi |
Misure per liquidi |
||
Bibliche |
Litri |
Bibliche |
Litri |
Efa (3 sea) |
22 |
Bat (6 hin) |
22 |
Comer (10 efa) |
220 |
Comer (10 bat) |
220 |
Sea (3,33 omer) |
7,33 |
Hin (3 cab) |
3,7 |
Omer (1,8 cab) |
2,2 |
Cab (4 log) |
1,24 |
Cab (4 log) |
1,22 |
Log (0,25 cab) |
0,31 |
“Due decimi di un efa di fior di farina” corrispondono dunque a circa 4,4 litri. “Cotti con lievito”, questi due pani erano “le primizie”. Mentre l’offerta dei covoni consisteva in spighe d’orzo quali primizie, qui si parla della primizia del grano. La Pentecoste era celebrata dopo la mietitura dell’orzo e l’inizio della mietitura del grano, che maturava più tardi dell’orzo (Es 9:31,32). “Celebrerai la festa delle Settimane, cioè delle primizie della mietitura del frumento”. – Es 34:22.
Con la farina ottenuta dalle primizie della mietitura del grano, si dovevano preparare due pani lievitati. Si notino le istruzioni: “Porterete dai luoghi dove abiterete due pani” (Lv 23:17). Ciò indica che i due pani dovevano essere come quelli che la famiglia consumava tutti i giorni; non erano pani speciali. Quest’offerta vegetale era accompagna da offerte animali. – Lv 23:18-20.
Caratteristiche della Festa erano l’allegria, la gioia, la partecipazione di tutti: “Farete festa voi, i vostri figli e le figlie, i vostri schiavi e le schiave, i leviti che abiteranno nelle vostre città, i forestieri, gli orfani e le vedove che saranno in mezzo a voi” (Dt 16:11). A differenza della Pasqua, che era festa familiare, la Pentecoste coinvolgeva pubblicamente tutta la società ebraica. Le persone povere e indigenti non dovevano essere dimenticate: “Quando mieterete la raccolta della vostra terra, non mieterai fino ai margini il tuo campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare della tua raccolta; lo lascerai per il povero e per lo straniero” (Lv 23:22). I poveri dovevano godere la Festa come tutti gli altri e con loro. Come per tutti i giorni festivi, di sera, quando iniziava lo shabatòn (שַׁבָּתֹון), il particolare “sabato”, erano suonate le trombe: “Nei vostri giorni di gioia, nelle vostre solennità e al principio dei vostri mesi, suonerete le trombe quando offrirete i vostri olocausti e i vostri sacrifici di riconoscenza. Ciò vi servirà di ricordanza davanti al vostro Dio” (Nm 10:10). Pare di sentire ancora gli squilli di tromba che riecheggiano mentre tutti si emozionano e si preparano a godere la Festa.
Il significato della festa di Pentecoste. Il lievito è spesso visto erroneamente come peccato (si veda, al riguardo, il precedente studio Excursus – I diversi tipi di lievito). I due pani dell’offerta erano e dovevano essere lievitati, e di certo non si presenterebbe a Dio qualcosa che simboleggiasse il peccato. Yeshùa paragonò il lievito al Regno di Dio che “è simile al lievito che una donna prende e nasconde in tre misure di farina, finché la pasta sia tutta lievitata” (Mt 13:33). Siccome il lievito usato dalla donna della parabola faceva fermentare l’impasto “finché la pasta sia tutta lievitata” non è difficile scorgervi l’azione dello spirito santo di Dio che porta tutto a pienezza.
Il numero due indica nella Bibbia diverse cose: è il minimo richiesto per un accordo legale o alleanza; sull’arca dell’Alleanza erano posti due cherubini (Es 37:7-9), e almeno due sono i testimoni che devono confermare una verità (Dt 17:6;19:15; Mt 18:16; 2Cor 13:1; 1Tm 5:19; Eb 10:28); la costanza dei sacrifici quotidiani offerti a Dio (Nm 28:3,4); la giusta ricompensa: Giuseppe ricevette una doppia porzione di eredità (Genesis 48: 22). The firstborn receives double the inheritance (Deuteronomy 21: 17(Gn 48: 22), il primogenito riceveva il doppio dell’eredità (Dt 21:17), ai The wicked received double their punishmenai ai malvagi è raddoppiata la punizione (Revelation 18: 6) (Ap18: 6); ripetere una cosa due volte dimostra la sua veracità (Gn 41:32). Simboleggia quindi la certezza. I due pani fatti con le primizie del grano indicano anche che l’adempimento riguarda più di una persona.
I due pani lievitati costituiscono le primizie del grano. La prima delle primizie era costituita dalla prima raccolta dell’orzo cinquanta giorni prima. Come esaminato nello studio L’offerta dei covoni, quella prima primizia simboleggia Yeshùa, “primizia di quelli che sono morti” (1Cor 15:20), “affinché in ogni cosa abbia il primato” (Col 1:18). Yeshùa è però “il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8:29). Così, anche gli unti o consacrati “fratelli” di Yeshùa sono frutti primaticci, “ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo” (1Cor 15:23). Non a caso Yeshùa paragonò i suoi discepoli al grano: “Il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del regno” (Mt 13:38); il buon seme è grano. – Cfr. vv. 24,25.
Tutto questo simbolismo è più che evidente nella Pentecoste dell’anno 30 della nostra èra, cinquanta giorni dopo che Yeshùa, quale offerta del covone, salì al Padre per presentarsi quale primizia della resurrezione. – Gv 20:17.
“Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov’essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo”. – At 2:1-4.
Gli eletti ricevettero lo spirito santo come popolo, e ciò compieva il simbolismo dei pani lievitati. “Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo”. – At 2:5, CEI.
“Quando avvenne quel suono, la folla si raccolse e fu confusa, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. E tutti stupivano e si meravigliavano, dicendo: ‘Tutti questi che parlano non sono Galilei? Come mai li udiamo parlare ciascuno nella nostra propria lingua natìa? Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia cirenaica e pellegrini romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi, li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue’. Tutti stupivano ed erano perplessi chiedendosi l’uno all’altro: ‘Che cosa significa questo?’ Ma altri li deridevano e dicevano: ‘Sono pieni di vino dolce’. Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro così: ‘Uomini di Giudea, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e ascoltate attentamente le mie parole. Questi non sono ubriachi, come voi supponete, perché è soltanto la terza ora del giorno; ma questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta Gioele: ‘Avverrà negli ultimi giorni’, dice Dio, ‘che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona’”. – At 2:6-17.
“Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore, e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘Fratelli, che dobbiamo fare?’ E Pietro a loro: ‘Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Perché per voi è la promessa, per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà’. E con molte altre parole li scongiurava e li esortava, dicendo: ‘Salvatevi da questa perversa generazione’. Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone”. – At 2:37-41.
La grande quantità di nuovi discepoli, “circa tremila persone”, è segno di come l’azione dello spirito santo faceva lievitare o aumentare la simbolica massa.
Il lievito dello spirito santo adempiva il simbolismo dei sacrifici lievitati. Dio aveva detto ad Aaronne, sommo sacerdote in Israele:
“Anche questo ti apparterrà: i doni che i figli d’Israele presenteranno per elevazione e tutte le loro offerte agitate; io le do a te, ai tuoi figli e alle tue figlie con te, per legge perenne. Chiunque sarà puro in casa tua ne potrà mangiare. Ti do pure tutte le primizie che essi offriranno al Signore: il meglio dell’olio e il meglio del mosto e del grano. Le primizie di tutto ciò che produrrà la loro terra e che essi presenteranno al Signore saranno tue. Chiunque sarà puro in casa tua ne potrà mangiare”. – Nm 18:11-13.
Tutto ciò passò al sacerdozio spirituale di Yeshùa. Le offerte alzate e agitate davanti a Dio, come tutti i sacrifici e il resto del culto, ogni cosa era collocata all’interno del sacerdozio. Con l’elevazione di Yeshùa e la successiva distruzione del Tempio, il sacerdozio fu rimosso e Yeshùa fu “da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec”. – Eb 5:10.
Il Tempio di Dio è ora spirituale ed è formato dalle “pietre viventi” (1Pt 2:5) dei discepoli di Yeshùa: “Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? . . . il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi”. – 1Cor 3:16,17; cfr. 6:19; 2Cor 6:16; Ef 2:21,22; Riv 3:12.
Si noti Es 19:1: “Nel primo giorno del terzo mese [sivàn], da quando furono usciti dal paese d’Egitto, i figli d’Israele giunsero al deserto del Sinai”. Pochi giorni dopo, nel mese di sivàn, fu data a Israele la santa Legge di Dio. La tradizione ebraica dice che la data in cui fu data la Legge al Sinày corrisponde alla Pentecoste. In Eb 12:18-24 è fatto un paragone con il raduno del popolo ebraico al Sinày:
“Voi non vi siete avvicinati a una montagna terrena, come fece il popolo d’Israele: là c’era un fuoco ardente, oscurità, tenebre e tempesta; squilli di tromba e suono di parole. Il popolo udiva e chiedeva a Dio di non far più sentire la sua voce. Infatti non riuscivano a sopportare quest’ordine: Chiunque toccherà la montagna, anche solo una bestia, dovrà essere ucciso a colpi di pietra. In realtà quella visione era tanto terribile che Mosè disse: ‘Ho paura e tremo’.
Voi, invece, vi siete avvicinati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme del cielo e a migliaia di angeli. Vi siete avvicinati alla riunione festosa, all’assemblea dei figli primogeniti di Dio, che hanno i nomi scritti nel cielo. Vi siete avvicinati a Dio, giudice di tutti gli uomini, agli spiriti degli uomini giusti finalmente portati alla perfezione. Vi siete avvicinati a Gesù, mediatore della nuova alleanza”.
Giovanni, che ebbe la rivelazione o apocalisse di Dio, dice: “Vidi l’Agnello che stava in piedi sul monte Sion e con lui erano centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla fronte”. – Ap 14:1.
A Israele radunato al Sinày, Dio aveva detto: “Se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa” (Es 19:5,6). Gli eletti, i discepoli di Yeshùa, ereditano questa promessa e divengono “una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato”. – 1Pt 2:9.
Quelle offerte e quei sacrifici erano simbolici. Dovevano essere agitati dinanzi al Signore, in modo che essi venissero a essere davanti al volto di Dio. Yeshùa iniziò la sequenza delle offerte, essendo la prima delle primizie; poi, una dietro l’altra, avvengono le altre offerte, fino a che il tempo dei gentili sia completato e tutti i 144000 in Israele siamo numerati, battezzati, redenti e presentati dinanzi al Signore. Quando l’ultimo sarà tirato fuori dalle nazioni, arriverà la fine. “‘Non danneggiate la terra, né il mare, né gli alberi, finché non abbiamo segnato sulla fronte, con il sigillo, i servi del nostro Dio’. E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati di tutte le tribù dei figli d’Israele”. – Ap 7:3,4.
Yeshùa era la primizia della raccolta d’orzo, simboleggiata dall’offerta del covone. Egli avviò una catena di eventi che avrebbero portato a un moltitudine di sacerdoti. Yeshùa li sta separando e consacrando a Dio. Il Millennio è in preparazione. Questo fu il significato dell’offerta del covone che dava inizio, non a caso, al conteggio che porta alla Pentecoste. La Pentecoste è simbolo della redenzione degli eletti che appartengono alla prima resurrezione.