Nota:

In questo studio, citando TNM sarà sostituita alla parola italiana quella originale ebraica; ciò sarà indicato così: TNM*.


 

Da nèfesh come organo specifico del desiderare al senso più ampio di nèfesh come sede anche di altri sentimenti, il passo è breve. Ed ecco allora la nèfesh come sede degli stati d’animo.

   Es 23:9 istruisce così Israele: “Non devi opprimere il residente forestiero, giacché voi stessi avete conosciuto la nèfesh del residente forestiero, perché diveniste residenti forestieri nel paese d’Egitto” (TNM*). Intendere qui nèfesh come “le condizioni di vita” (nota in calce di TNM) è troppo poco. In questo passo possiamo tradurre nèfesh con “animo”, perché qui non si fa riferimento solo alle necessità e ai bisogni del forestiero o alle sue “condizioni di vita”, ma a tutta la scala dei suoi sentimenti collegati al sentirsi estraneo e al temere il pericolo di essere oppresso.

   Alla nèfesh come organo centrale che soffre, pensa anche Giobbe quando domanda ai suoi amici: “Fino a quando continuerete a irritare la mia nèfesh?” (Gb 19:2, TNM*). La nèfesh è anche l’organo tipico della compassione verso chi si trova alle strette: “La mia nèfesh si è rattristata per il povero” (Ibidem 30:25, TNM*). La nèfesh così intesa può essere spaventata (Sl 6:3), incerta e inquieta (Sl 42:6:43:5); sentirsi debole e scoraggiata (Gna 2:7), esausta e indifesa (Ger 4:31); può soffrire oppressa da tribolazioni (Sl 31:7; cfr. Gn 42:21) e da pene. – Is 53:11.

   La nèfesh-animo può provare odio (2Sam 5:8), anche con riferimento a Dio (Is 1:14). Non si veda in quest’ultimo passo un antropomorfismo alla maniera delle religioni pagane. Per queste, gli dèi assomigliano agli uomini. Nella Bibbia, invece, l’uomo e la donna sono a somiglianza di Dio (Gn 1:26). L’uomo ha una sede per i sentimenti: anche Dio, quindi, deve averne una. Nel linguaggio ebraico dei tempi questa sede era la nèfesh.

   Ovviamente, anche l’amore ha la sua sede nell’animo-nèfesh. “Tu che la mia nèfesh ha amato”, “Ho cercato colui che la mia nèfesh ha amato” (Cant 1:7;3:1, TNM*). Anche Dio ha una nèfesh che ama. – Ger 12:7.

   La nèfesh prova tristezza e piange (Ger 13:17), ma può rallegrarsi e gioire. – Sl 35:9.

   Non è raro l’uso di espressioni che indicano un restringersi della nèfesh. “La nèfesh del popolo si stancava a causa della via” (Nm 21:4, TNM*), dove “stancava” è un adattamento – tra l’altro sbagliato – che fa la traduzione; l’ebraico usa un verbo la cui radice (√קצר,√qtzr) indica il restringersi della nèfesh; nel passo si fa riferimento al fiato corto dovuto alla fatica. La stessa espressione indica l’affanno provato da Dio in Gdc 10:16 e in Zc 11:8. Viceversa, in Gb 6:11 si fa riferimento al respiro lungo, al sospirare (√ארף, √’rkh; radice del verbo: “allungarsi”); TNM, prendendo fischi per fiaschi, mette nella nota in calce: “la mia vita [come anima]”.