Indipendentemente da come la si chiami, la terra di Israele riflette la teologia biblica del paese.
- È Dio il solo padrone della terra/paese: “Le terre non si venderanno per sempre; perché la terra è mia e voi state da me come stranieri e ospiti” (Lv 25:23). “Al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa”. – Sl 24:1.
- La terra, il paese di Canaan, fu data da Dio a Israele come adempimento della promessa fatta ad Abraamo e ai suoi discendenti. – Dt 6:1-4,10,18.
- È solo grazie alla potenza di Dio che il popolo d’Israele, liberato dalla schiavitù in Egitto, è stato in grado di sconfiggere e spodestare nazioni più grandi e più forti. Fatto storico, questo, da non dimenticate:
“Forse dirai in cuor tuo: ‘Queste nazioni sono più numerose di me; come potrò scacciarle?’. Non le temere! Ricòrdati di quello che il Signore, il tuo Dio, fece al faraone e a tutti gli Egiziani . . . il tuo Dio, ti fece uscire dall’Egitto; così farà il Signore, il tuo Dio, a tutti i popoli dei quali hai timore . . . Non ti sgomentare per causa loro, perché il Signore, il tuo Dio, Dio grande e terribile, è in mezzo a te. Il Signore, il tuo Dio, scaccerà a poco a poco queste nazioni davanti a te. Tu non potrai distruggerle d’un colpo solo, perché le bestie della campagna si moltiplicherebbero a tuo danno. Il Signore tuo Dio, invece, le darà in tuo potere e le metterà in fuga con grande scompiglio finché siano distrutte. Ti darà nelle mani i loro re, e tu farai scomparire i loro nomi di sotto il cielo; nessuno potrà resisterti, finché tu le abbia distrutte”. – Dt 7:17-24.
- La terra/paese è un dono dato da Dio ad Israele:
“Il Signore, il tuo Dio, sta per farti entrare in un buon paese: paese di corsi d’acqua, di laghi e di sorgenti che nascono nelle valli e nei monti; paese di frumento, d’orzo, di vigne, di fichi e di melagrane; paese d’ulivi e di miele; paese dove mangerai del pane a volontà, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. Mangerai dunque e ti sazierai e benedirai il Signore, il tuo Dio, a motivo del buon paese che ti avrà dato”. – Dt 8:7-10.
“No, tu non entri in possesso del loro paese per la tua giustizia, né per la rettitudine del tuo cuore; ma il Signore, il tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te per la loro malvagità e per mantenere la parola giurata ai tuoi padri, ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe. Non è dunque per la tua giustizia che il Signore, il tuo Dio, ti dà il possesso di questo buon paese; perché sei un popolo dal collo duro”. – Dt 9:5,6.
- La terra/paese – di cui Dio è padrone e che con la sua potenza dà in dono a Israele, mantenendo una promessa – può essere perso da Israele se non ubbidisce alla Legge data da Dio. Le precedenti nazioni che abitarono in quella terra la persero proprio per la loro malvagità. Così potrebbe capitare a Israele. Dio, quindi, ammonisce:
“Ma se ti dimenticherai del Signore tuo Dio, e seguirai altri dèi e li servirai e ti prostrerai davanti a loro, io vi dichiaro oggi solennemente che certo perirete. Perirete come le nazioni che il Signore fa perire davanti a voi, perché non avrete dato ascolto alla voce del Signore vostro Dio”. – Dt 8:19,20.
Se il popolo d’Israele non sarà ubbidiente perderà la terra e ne sarà cacciato:
“Sarete strappati dal paese del quale vai a prendere possesso. Il Signore ti disperderà fra tutti i popoli, da una estremità della terra fino all’altra; e là servirai altri dèi, che né tu né i tuoi padri avete mai conosciuto: il legno e la pietra. Fra quelle nazioni non avrai riposo e non vi sarà luogo dove i tuoi piedi possano fermarsi”. – Dt 28:63-66.
- Fedeltà a Dio e sicurezza nella terra/paese sono collegate. L’infedeltà a Dio minaccia la sicurezza della terra/paese. La storia di Israele è condizionata da questo, come appare da Gs, Gdc, 1Sam, 2Sam, 1Re e 2Re. Perfino quando la terra/paese fu persa per l’infedeltà (caduta di Samaria nel 722 a. E. V. e caduta di Gerusalemme nel 587 a. E. V.), i profeti proclamarono la grazia di Dio in termini di promessa di ritorno nel paese.
Questa teologia biblica della terra continua anche nelle Scritture Greche. La parola greca γῆ (ghe), “terra” (da cui il nostro “geografia”), traduce la parola ebraica אֶרֶץ (èretz). Vi compare circa 250 volte. La continuità della teologia biblica della terra è assicurata da molte citazioni. Una per tutte: “Beati i mansueti, perché erediteranno la terra” (Mt 5:5; cfr. Sl 37:11). Ma non solo. Il ritorno di Yeshùa dall’Egitto è paragonato all’Esodo d’Israele: “Là [in Egitto] rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: Fuori d’Egitto chiamai mio figlio”. – Mt 2:15; cfr. Os 11:1: “Quando Israele era fanciullo, io lo amai e chiamai mio figlio fuori d’Egitto”.
La teologia della terra nelle Scritture Greche non va minimizzata.
- Yeshùa limitò coscientemente il suo ministero alla terra di Israele: “Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 15:24); “Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d’Israele”. – Mt 10:5,6.
- L’estensione dell’annuncio della buona notizia (vangelo) al mondo intero (At 1:8;13:1-5) non è un rifiuto o un cambiamento della teologia della terra nelle Scritture Ebraiche, ma una realizzazione della sua visione. Già in Gn 12:3 Dio prometteva ad Abraamo: “In te saranno benedette tutte le famiglie della terra [qui sì, “terra” intesa come pianeta]”. Nella profezia di Is 2:2-4;49:1-7 si parla di popoli e nazioni, tutte incluse nelle benedizioni di Dio.
- Sia Yeshùa che poi la congregazione primitiva espressero nuovi significati teologici attraverso le realtà geografiche. Ad esempio, la Galilea (terra di Yeshùa, chiamato “il galileo”, Mt 26:69) è vista come la nuova “terra”: “La Galilea dei pagani, il popolo che stava nelle tenebre, ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell’ombra della morte una luce si è levata”. – Mt 4:15,16; cfr. Is 9:1,2.
- Nelle Scritture Greche avviene una certa spiritualizzazione dei motivi legati alla terra/paese delle Scritture Ebraiche. Ad esempio, in Eb 11: “[Abraamo] aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio” (v. 10); “Chi dice così [tutti quelli “morti nella fede”, v. 13] dimostra di cercare una patria; e se avessero avuto a cuore quella da cui erano usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi! Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città” (vv. 14-16). A volte la realtà del dono della terra/paese da parte di Dio è trasferita alla persona di Yeshùa, tanto che è lui e non la terra l’eredità dei credenti (Gal 3:29-4:7). Comunque, il richiamo a servire Dio “in spirito e verità” (Gv 4:23) non è per nulla un invito a una fede interiorizzata o ultraterrena che ignori la realtà rappresentata dalla carta geografica: è piuttosto un’esortazione a non fossilizzarsi in punti geografici (“l’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre”, v. 21) ma a essere aperti alle nuove azioni di Dio sulla superficie di tutto il pianeta.