Come per molti uomini di valore, l’oscurità circonda le origini di Isaia. A differenza di Osea e di Geremia, i cui scritti abbondano di note intime e personali, Isaia quasi nulla dice di sé, della sua parentela e delle sue esperienze personali. Dai titoli che la tradizione appose alle sue profezie e dal contenuto interno alle profezie stesse risulta che la sua attività va collocata entro un periodo di oltre 30 anni. Isaia fu profeta del Regno di Giuda.

   S’iniziò con la morte di Uzzia: “Nell’anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio” (Is 6:1). Siamo dunque circa nel 742 a. E. V. e se supponiamo che Isaia fosse allora sulla trentina, si potrebbe collocare la sua nascita verso il 772 a. E. V.. Supporre che fosse sulla trentina non è campato in aria: egli poteva intervenire con autorità nella vita pubblica del suo paese, e non gli sarebbe stato concesso se avesse avuto meno di una trentina d’anni. Anche Yeshùa il consacrato dovette attendere di avere quell’età prima di iniziare il suo ministero pubblico.

   Il titolo del libro ci dice: “Isaia, figlio di Amots” (Is 1:1). Questo “Amots” è un personaggio ignoto, ma certamente è distinto dal profeta Amos, come indica la diversa ortografia del nome:

אָמֹוץ (Amòtz), Amots (Amoz, TNM)

 עָמֹוס (Amòs), Amos (Amos, TNM)

   “Solo per ignoranza – osserva Girolamo – si poté confondere assieme i due personaggi”. – Is. I,1 PL 24,22.

   L’eleganza dello stile isaiano suppone un’educazione raffinata del profeta vissuto a Gerusalemme, il quale è ben al corrente dell’aristocrazia cittadina. È lui che parla del lusso della città, delle donne che camminano a passi corti: “Le figlie di Sion sono altere, camminano con il collo teso, lanciando sguardi provocanti, procedendo a piccoli passi e facendo tintinnare gli anelli dei loro piedi […]. Il Signore toglierà via il lusso degli anelli dei piedi, delle reti e delle mezzelune, degli orecchini, dei braccialetti, dei veli, dei diademi, delle catenelle dei piedi, delle cinture, dei vasetti di profumo, degli amuleti, degli anelli, dei cerchietti da naso, degli abiti da festa, delle mantelline, degli scialli, delle borse, degli specchi, delle camicie finissime, dei turbanti e delle mantiglie. Invece del profumo si avrà fetore; invece di cintura, una corda; invece di riccioli, calvizie; invece di ampio mantello, un sacco stretto; un marchio di fuoco invece di bellezza. I tuoi uomini cadranno di spada, e i tuoi prodi in battaglia. Le porte di Sion gemeranno e saranno in lutto; tutta desolata, siederà per terra”. – Is 3:16,18-26.

   È lui che parla delle case lussuose e piene di ogni bendiddio mentre i poveri muoiono di fame: “Guai a quelli che aggiungono casa a casa, che uniscono campo a campo, finché non rimanga più spazio”. – Is 5:8.

   Isaia, essendo di classe elevata, era in relazione con persone altolocate. “Mi scelsi come testimoni fedeli il sacerdote Uria e Zaccaria, figlio di Ieberechia” (8:2). Preannuncia ad Eliachim la futura elevazione alla funzione di visir nel palazzo reale (Is 22:20). Se la prende invece con Sebna, prefetto del palazzo e attuale visir, che aveva osato opporsi a lui nel consiglio regio al tempo di Ezechia e gli preannuncia la sua futura destituzione: “Così parla il Signore, Dio degli eserciti: ‘Va’ a trovare questo cortigiano, Sebna, prefetto del palazzo, e digli: Che hai tu qui, e chi hai tu qui, che ti sei fatto scavare qui un sepolcro? Scavarsi un sepolcro in alto!… Lavorarsi una dimora nella roccia!… Ecco, il Signore ti lancerà via con braccio vigoroso, farà di te un gomitolo, ti farà rotolare, rotolare, come una palla sopra una spaziosa pianura. Laggiù morirai, laggiù saranno i tuoi carri superbi, o vergogna della casa del tuo Signore”. – Is 22:15-18.

   Tutto questo indica che Isaia era “qualcuno” – come si direbbe oggi -, un “figlio di papà”, di alto rango sociale. È la stessa impressione che si deduce dalla libertà di accesso che egli aveva presso il re Acaz e dall’influenza che aveva sul re Ezechia. Le persone dedite al piacere e da lui duramente riprese trovano ovviamente da ridire, ma si guardano bene dal trattarlo alla stessa stregua di Geremia: “A chi vuol dare insegnamenti? A chi vuole far capire la lezione? A dei bambini appena divezzati, staccati dalle mammelle? Poiché è un continuo dar precetto dopo precetto, precetto dopo precetto, regola dopo regola, regola dopo regola, un poco qui, un poco là!”. – Is 28:9,10.

   Isaia esercitò un’enorme influenza sulla vita pubblica del suo tempo. Cercò di impedire ad Acaz il ricorso all’Assiria (cap. 7) in un momento pericoloso del suo regno per l’invasione coalizzata di Israele e di Damasco. Guarì miracolosamente Ezechia (cap. 38). Rimproverò la vanità del re che con ostentazione mostrò i suoi tesori ai messi della Babilonia in cerca di alleanze antiassire (cap. 39). Indusse poi Ezechia a respingere fieramente le intimidazioni di Sennacherib che aveva assediato la capitale riducendola in uno stato pietoso. – Cap. 37.

   Il carattere di Isaia era lontano dalle esitazioni e dai terrori di Geremia. Geremia aveva opposto resistenza. Si confronti la diversa reazione dei due alla chiamata di Dio:

 

Geremia

Isaia

“Ahimè, Signore, Dio, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo”.- Ger 1:6. “Io risposi: ‘Eccomi, manda me!’”.- Is 6:8.

 

   Isaia si diede con coraggio indomito all’adempimento della sua missione profetica. Nulla lo fece indietreggiare. Neppure la morte, se dobbiamo prestar fede all’Ascensione di Isaia, un apocrifo del 3° secolo o della fine del 2° a. E. V.: “A causa di queste visioni Beliar [demonio di Beliar] si irritò contro Isaia e si stabilì nel cuore di Manasse che segò Isaia con una sega di legno. Mentre Isaia era segato, Balkira suo accusatore era là insieme a tutti i falsi profeti, ridendo e godendo per Isaia. Balkira disse a Isaia: ‘Di’ che hai mentito in tutto e che le vie di Manasse sono buone e rette, e che anche le vie di Balkira sono buone’. Mentre si andava segandolo, così diceva. Ma Isaia era in visione presso il Signore. I suoi occhi erano aperti, ma egli non li vedeva. Balkira diceva: ‘Dillo, e costringerò Manasse e i prìncipi di Giuda e il popolo e tutta Gerusalemme a prostrarsi davanti a te’. Isaia rispose: ‘Se una parola uscirà da me sarà questa: Sii maledetto’. Essi cominciarono dunque a segarlo” (Ascensione di Isaia 5). Questa narrazione, pur non essendo per nulla sicura, non ha niente d’inverosimile. Giuseppe Flavio dice espressamente che Manasse uccise dei profeti (Antichità Giudaiche 10,3,1), anche 2Re 21:16 attesta che Manasse sparse molto sangue innocente: “Manasse inoltre sparse moltissimo sangue innocente: tanto, da riempirne Gerusalemme da un’estremità all’altra”. Tuttavia, se Isaia fosse stato ucciso, ce ne sarebbe il ricordo in qualche parte della Scrittura. D’altra parte, forse allude proprio a questo Eb 11:37 che parla dei profeti: “Furono lapidati, segati, uccisi di spada”.

   L’elogio di Isaia è tessuto nel libro apocrifo (deuterocanonico, per i cattolici) dell’Ecclesiastico (Siracide), in 48:22-24: “Ezechia aveva fatto quanto è gradito al Signore, e seguito con fermezza le vie di Davide suo antenato, come gli additava il profeta Isaia, grande e verace nella visione. Nei suoi giorni retrocedette il sole, egli prolungò la vita del re. Con grande ispirazione vide gli ultimi tempi, e consolò gli afflitti di Sion”. – CEI.

   La stessa famiglia di Isaia partecipò alla missione profetica. Sua moglie (forse la seconda) fu profetessa: “Mi unii pure alla profetessa, e lei concepì e partorì un figlio” (8:3). I suoi figli ebbero dei nomi simbolici: “Sear-Iasub” (7:3) che significa “un rimanente tornerà” e “Maher-Shalal-Hash-Baz” (8:4) che significa “presto bottino, pronta preda”. Anche il nome di Isaia è simbolico, indicando “Ya salva”. Isaia ben poté dire: “Eccomi con i figli che il Signore mi ha dati; noi siamo dei segni e dei presagi in Israele”. – Is 8:18.