L’opera letteraria di Ezechiele comprende nella divisione attuale 48 capitoli. Come le altre opere profetiche, Ez non è un’unità organica, ma raccoglie vari oracoli composti nel corso della vita del profeta. L’autore ha l’abitudine di datare la loro origine, così che le sue profezie decorrono dal 594/593 al 573 a. E. V..
Dobbiamo ritenere che Ezechiele stesso abbia raccolto il complesso dei suoi scritti prima in gruppi e poi in un lavoro più completo. Le date, infatti, dovettero essere apposte ai diversi oracoli al momento del loro raggruppamento, perché hanno un carattere personale costante, come in Ez 26:1: “L’anno undicesimo, il primo giorno del mese, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:”. E così sempre:
“Il trentesimo anno, il quinto giorno del quarto mese, mentre mi trovavo presso il fiume Chebar, fra i deportati, i cieli si aprirono, e io ebbi delle visioni divine” |
1:1 |
“Il sesto anno, il quinto giorno del sesto mese, mentre stavo seduto in casa mia e gli anziani di Giuda erano seduti in mia presenza, la mano del Signore, di Dio, cadde su di me” |
8:1 |
“Il settimo anno, il decimo giorno del quinto mese, alcuni anziani d’Israele vennero a consultare il Signore e si sedettero davanti a me. La parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:” |
20:1,2 |
“La parola del Signore mi fu rivolta il nono anno, il decimo mese, il decimo giorno del mese, in questi termini:” |
24:1 |
“L’anno undicesimo, il primo giorno del mese, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:” |
26:1 |
“L’anno decimo, il decimo mese, il dodicesimo giorno del mese, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:” |
29:1 |
“Il ventisettesimo anno, il primo mese, il primo giorno del mese, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:” |
29:17 |
“L’anno undicesimo, il primo mese, il settimo giorno del mese, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:” |
30:20 |
“L’anno undicesimo, il terzo mese, il primo giorno del mese, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:” |
31:1 |
“L’anno dodicesimo, il dodicesimo mese, il primo giorno del mese, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:” |
32:1 |
“Il dodicesimo anno, il quindicesimo giorno del mese, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:” |
32:17 |
“L’anno venticinquesimo della nostra deportazione, al principio dell’anno, il decimo giorno del mese, quattordici anni dopo la presa della città, in quello stesso giorno, la mano del Signore fu sopra di me” |
40:1 |
Il punto di partenza delle date è invariabilmente quello della sua deportazione, con due elementi sincronistici:
Elementi sincronistici |
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“Il trentesimo anno, il quinto giorno del quarto mese, mentre mi trovavo presso il fiume Chebar, fra i deportati, i cieli si aprirono, e io ebbi delle visioni divine. Il quinto giorno del mese (era il quinto anno della deportazione del re Ioiachin), la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele” |
1:1-3 |
“L’anno venticinquesimo della nostra deportazione, al principio dell’anno, il decimo giorno del mese, quattordici anni dopo la presa della città, in quello stesso giorno, la mano del Signore fu sopra di me” |
40:1 |
Questo conferma l’autenticità delle profezie raccolte nel libro di Ezechiele.
I dubbi sollevati da alcuni studiosi, sia del 19° secolo sia del 20° e in questo inizio del 21°, sono solo dubbi. Non sono giudicati meritevoli di discussione. Questo a dire della gran parte degli stessi esegeti. Tuttavia, qualcosa merita di essere citato per confutarlo.
In Ez 11:10;14:21,22;21:33 il Bertholet pensa vi siano delle aggiunte posteriori che il profeta stesso avrebbe introdotto per conformarsi alla realtà storica successiva. Allo stesso modo, lo stesso studioso giudica interpolata la descrizione del commercio di Tiro (Ez 27:1-25), poiché si tratta di un brano in prosa in un brano di altissima poesia (NR propone tutto il cap. 27 in poesia, TNM lo mette tutto in prosa, PdS distingue i brani in prosa da quelli in poesia).
Nei primi casi la congettura non trova conferma. L’unica conferma che potrebbe esserci sarebbe una chiara diversità di motivi stilistici o letterari rispetto al contesto. Cosa che non c’è. Gli esegeti non trovano diversità.
Per ciò che riguarda l’ultimo caso, non è necessario pensare subito a un’interpolazione (fatta poi dallo stesso Ezechiele!). Si può trattare benissimo di una particolarità letteraria di Ezechiele. Non è questa l’unica volta che un componimento poetico è interrotto da brani prosaici. Questi potevano introdursi con lo scopo di creare varietà e anche per dare riposo alla voce, mutando tono e sostituendo al canto un recitativo. Questo accadeva quando il profeta cantava i suoi oracoli nelle piazze: “E dovranno innalzare su di te [Tiro] un canto funebre”, “Innalza riguardo a Tiro un canto funebre”, “innalzeranno certamente un canto funebre e su di te canteranno:” [segue il canto]. – Ez 26:17;27:2,32 TNM.
Più di Geremia, Ezechiele risente del decadimento nazionale. Su di lui gravano le condizioni penose dell’esilio, poco propizie alle ricerche letterarie. Lo stile è spesso cadente, minuzioso e meticoloso nelle descrizioni. Alla pura e vivace vena di Isaia si sostituisce spesso la prosa e una maggiore abbondanza di azioni allegoriche. Tuttavia, i componimenti poetici sono da ritenersi più numerosi di quanto non appaia nelle versioni anche moderne della Bibbia. Se il traduttore non è un esperto conoscitore, dato il guasto del testo e la frequente libertà del metro poetico, non sa riconoscere la poesia. Si veda, ad esempio, la TNM che in tutti i 48 capitoli non riconosce un solo brano in poesia e mette tutto in prosa.
Comunque, non mancano in Ez le composizioni letterariamente degne, per vigoria di forma e per grandiosità di concetti, che appartengono al periodo classico della letteratura ebraica.