Il contributo dato da Ezechiele all’aspettazione messianica è inferiore a quello di Isaia, ma rimane notevole l’idea di un “residuo” o “rimanente” della nazione che sfuggirà allo sterminio del popolo e diventerà il ceppo del popolo santo dei tempi futuri:
“Ma ecco, ne scamperà un residuo, dei figli e delle figlie, che saranno condotti fuori, che giungeranno a voi, e di cui vedrete la condotta e le azioni; allora vi consolerete del male che io faccio venire su Gerusalemme, di tutto quello che faccio venire su di lei. Essi vi consoleranno quando vedrete la loro condotta e le loro azioni, e riconoscerete che, non senza ragione, io faccio quello che faccio contro di lei, dice Dio, il Signore”. – Ez 14:22,23.
Similmente, è ripresa la tradizione di Is 11 del rampollo della stirpe di Isai che perpetuerà con un eterno meraviglioso destino la dinastia davidica:
“Così dice Dio, il Signore: Ma io prenderò l’alta vetta del cedro e la porrò in terra; dai più alti dei suoi giovani rami strapperò un tenero ramoscello e lo pianterò sopra un monte alto, elevato. Lo pianterò sull’alto monte d’Israele; esso metterà rami, porterà frutto, e diventerà un cedro magnifico. Gli uccelli di ogni specie si rifugeranno sotto di lui; troveranno rifugio all’ombra dei suoi rami. Tutti gli alberi della campagna sapranno che io, il Signore, ho abbassato l’albero che era su in alto, ho innalzato l’albero che era giù in basso, ho fatto seccare l’albero verde, e ho fatto germogliare l’albero secco. Io, il Signore, l’ho detto e lo farò”. – Ez 17:22-24.
Il “monte alto, elevato” richiama Isaia e Michea:
Is 2:2-4 |
Mic 4:1-3 |
“Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa del Signore si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno a esso. Molti popoli vi accorreranno, e diranno:‘Venite, saliamo al monte del Signore,
alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri’. Da Sion, infatti, uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra”. |
“Ma negli ultimi tempi, il monte della casa del Signore sarà posto in cima ai monti e si eleverà al di sopra delle colline e i popoli affluiranno ad esso. Verranno molte nazioni e diranno: ‘Venite, saliamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe; egli c’insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri!’. Poiché da Sion uscirà la legge, da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra molti popoli, arbitro fra nazioni potenti e lontane. Dalle loro spade fabbricheranno vòmeri, dalle loro lance, ròncole; una nazione non alzerà più la spada contro l’altra e non impareranno più la guerra”. |
L’universalità del regno è simboleggiata dagli uccelli di ogni specie che faranno il nido sul cedro: “Diventerà un cedro magnifico. Gli uccelli di ogni specie si rifugeranno sotto di lui; troveranno rifugio all’ombra dei suoi rami” (Ez 17:23). “L’Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole” (Dn 4:17). Anche Yeshùa utilizzerà l’immagine del grande albero e degli uccelli: “Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi; ma, quand’è cresciuto, è maggiore degli ortaggi e diventa un albero; tanto che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami”. – Mt 13:31,32.
Le profezie della terza parte, scritte all’indomani del disastro della patria, hanno una forma più direttamente nazionale. Israele – cioè le tribù dei due regni – si radunerà sotto un unico pastore: “Porrò sopra di esse [le pecore del Signore] un solo pastore che le pascolerà: il mio servo Davide; egli le pascolerà, egli sarà il loro pastore” (Ez 34:23). Israele però dovrà essere purificata prima di entrare nella sua terra:
“Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni. Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri, sarete il mio popolo, e io sarò il vostro Dio. Io vi libererò da tutte le vostre impurità”. – Ez 36:24-29.
Qui si richiama nella sostanza l’importante profezia di Geremia che oppone all’alleanza antica la predizione di un’alleanza nuova:
“’Ecco, i giorni vengono’, dice il Signore, ‘in cui io farò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che feci con i loro padri il giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese d’Egitto: patto che essi violarono, sebbene io fossi loro signore’, dice il Signore; ‘ma questo è il patto che farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni’, dice il Siognore: ‘io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo’”. – Ger 31:31-33.
Negli ultimi capitoli (40-48) molti critici vedono una descrizione apocalittica unita a un disegno ideale della legislazione futura. Secondo questi studiosi Ezechiele sarebbe stato – con questi capitoli e con quelli che si riferiscono all’invasione e alla distruzione delle schiere di Gog (Ez 38 e 39) – il precursore degli scritti apocalittici che fioriranno nel 3° secolo a. E. V. in terra palestinese, estendendosi fino al tempo della prima congregazione dei discepoli di Yeshùa. Sempre secondo questi studiosi a Ezechiele si dovrebbe il primo saggio di quelle ricostruzioni legali, formate a mente libera, che avrebbero poi trovato sbocco nel Pentateuco. Ma questo è del tutto assurdo, poiché i primi cinque libri della Bibbia (Pentateuco) erano già stati scritti secoli e secoli prima. A volte gli studiosi sembrano essere presi da incredibili raptus.
Occorre evidenziare che il simbolismo è una caratteristica di tutta l’attività letteraria e profetica di Ezechiele. Ci sono elementi che hanno esclusivo valore simbolico. Come l’acqua che sgorga dal Tempio di Dio e feconda la terra palestinese risanando il Mar Morto. Più che predire una realtà futura, Ezechiele vuol qui esprimere dei concetti.
La previsione di particolari architettonici e delle misure, l’accuratezza delle leggi sacerdotali e cultuali non devono creare illusioni: quella meticolosità fa parte dello stile di Ezechiele che descrive con uguale accuratezza i cherubini apparsigli, proprio come inserisce nella magnifica allegoria di Tiro l’indicazione di diversi paesi trafficanti con la città fenicia e delle merci scambiate.
Si potrebbe dire che Ezechiele abbia ereditato sin dall’infanzia le sue preoccupazioni culturali: “Io non mi sono mai contaminato; dalla mia infanzia a ora” (Ez 4:14). Era di stirpe sacerdotale: la gioia delle funzioni nel Tempio, vissute nella sua giovinezza, riviveva spontaneamente nell’aspettazione del futuro.
La prevalenza dell’individualismo spirituale e lo sviluppo della retribuzione individuale d’oltre tomba, più che creazione di Ezechiele è un prodotto delle circostanze e frutto d’ispirazione. Disseminati per tutta la terra, lontani duemila miglia dalla patria, i deportati in Babilonia non potevano essere responsabili dei traviamenti di quanti erano rimasti in Palestina. La solidarietà nazionale era momentaneamente spezzata: “Quando io dirò all’empio: ‘Certo morirai!’, se tu non l’avverti, e non parli per avvertire quell’empio di abbandonare la sua via malvagia, e salvargli così la vita, quell’empio morirà per la sua iniquità; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. Ma, se tu avverti l’empio, ed egli non si ritira dalla sua empietà e dalla sua via malvagia, egli morirà per la sua iniquità, ma tu avrai salvato te stesso. Quando un giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, se io gli pongo davanti una qualche occasione di caduta, egli morirà, perché tu non l’avrai avvertito; morirà per il suo peccato, e le cose giuste che avrà fatte non saranno più ricordate; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano”. – Ez 3:18-20.