Dall’analisi dello scritto mattaico risulta che esso è stato scritto da un ebreo per ebrei.

  1. Vocabolario. Vi predominano espressioni semitiche: “Regno dei cieli” in cui “cieli” supplisce al nome di Dio da “non pronunciare invano” (Es 20:7); Lc – che scrive per ebrei e non ebrei – usa “regno di Dio”; la “città santa” sta per Gerusalemme (4:5;27:53); “rakà” (5:22), parola aramaica di disprezzo; carne e sangue (16:17); legare e sciogliere (16:19); “gheènna” (23:33). Tali nomi o espressioni non vengono spiegati: segno che i lettori erano ebrei; fanno eccezione solo “Emanuele” (1:23), “Golgothà” (27:33); “Elì”. – 27:46.
  2. La conoscenza degli usi e dei costumi ebraici viene supposta: l’offerta all’altare (5:23); i sacerdoti che lavorano di sabato (12:5); le abluzioni o lavaggi (15:2); le filatterie (23:5); le decime (23:23); i sepolcri imbiancati (23:15); il proselitismo farisaico (23:15). Anche questi sono chiari segni che i lettori erano ebrei. In più, la distinzione fra tribunale, sinedrio e gheènna era comprensibile solo presso gli ebrei (5:21,sgg.). L’espressione “generazione adultera” significa ‘infedele alla Legge ebraica’. Rivolgendosi ai giudei divenuti discepoli di Yeshùa, Matteo si augura che la fuga per l’incombente distruzione di Gerusalemme non avvenga “di sabato” (24:20). Mr 13:18 ha solo “d’inverno”; Lc 21:23 parla solo di “donne incinte”. Matteo riferisce pure la menzogna dei soldati riguardante il furto del cadavere di Yeshùa da parte dei discepoli, particolare che poteva essere noto solo agli ebrei: “Quella diceria è stata divulgata tra i giudei”. – 28:15.

   Una delle caratteristiche di Mt è l’amore per i numeri. Viene privilegiato specialmente il 7: la genealogia di Yeshùa (tre gruppi di 14 = tre gruppi di 7 per due); le richieste nella preghiera modello detta del Paternostro sono 7 (Mt 6:9-13), Lc ne ha sei (11:2-4); 7 parabole (13:1-50); 70 volte 7 (18:22); 7 “guai a voi” contro i farisei (23:13-36). Il numero 7 appare anche nei stette demòni che tornano (12:45), nei sette pani usati per la moltiplicazione e nei sette panieri avanzati (15:34,36;16:10). Sette sono le sezioni in cui si divide lo scritto mattaico. Nella Bibbia il 7 rappresenta un ciclo perfetto di eventi.

   Un’altra caratteristica di Matteo è il suo disinteresse per la geografia. Betlemme è citata, ma solo per mostrare l’adempimento della profezia di Michea (Mt 2:1-12); per la stessa ragione vi è narrata la fuga in Egitto e il ritorno di Yeshùa a Nazaret (2:22,sgg.). Lo stesso si dica per il passaggio di Yeshùa da Nazaret a Cafarnao, “ai confini di Zabulon e di Neftali”: tale particolare era nella profezia di Is 8:23;9:1 (Mt 4:13-16). Per la mancanza di precisione geografica in Matteo si confronti Mt con Mr:

 

Mt 15:21,29

Mr 7:24,31

“Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone”. “Gesù partì di là e se ne andò verso la regione di Tiro”.
“Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, se ne stava seduto lassù”. “Gesù partì di nuovo dalla regione di Tiro e, passando per Sidone, tornò verso il mar di Galilea attraversando il territorio della Decapoli”.

 

   Tuttavia Matteo ha conservato la cornice geografica di Mr, pur innestandovi le sue composizioni sistematiche.

   Anche la cronologia ha più un valore di collegamento che non di una storia reale: così in 4:12;8:1,sgg.,18;9:1,9,27;12:9,15,46;13:1.

   Lo scritto di Matteo sorse in un ambiente di giudei divenuti discepoli di Yeshùa che continuava a praticare la circoncisione, ad attenersi alle prescrizioni alimentari, a osservare il sabato, a mostrare un interesse sempre molto vivo per la Legge. Parla con venerazione dell’altare e del Tempio (5:23,sgg.;23:18), pur notando che Yeshùa è superiore al Tempio (12:6) e che alla Legge va aggiunto il modo nuovo di praticarla (5:21-6:18; “e io vi dico”). Presenta Yeshùa come colui che adempie la Legge che, di conseguenza, trova in lui il suo compimento. – 5:18,sgg.;23:3.