Il pensiero di Paolo – che a quel tempo veniva dettato a chi scriveva – si interrompe per l’improvviso apparire di una nuova idea, senza che la frase sia finita. Si tratta di un fatto che in grammatica si chiama anacoluto. “Per questo motivo io, Paolo, il prigioniero di Cristo Gesù per voi stranieri…” (Ef 3:1). Ciò non viene messo del tutto in risalto da NR; si veda infatti il collegamento tra il v. 1 e il v.2: |“per voi stranieri … Senza dubbio avete udito”|. In TNM si nota meglio: |“persone delle nazioni . . .  se, realmente, avete udito”|. Tuttavia, sembra che tale grafica di TNM non sia dovuta alla comprensione della presenza dell’anacoluto, quanto – purtroppo – al tentativo di aggiustare un testo che non viene ben compreso. Infatti, la particella γε (ghe) viene tradotta con “realmente”, così che chi legge ha l’impressione di cogliere un senso logico che il testo non ha, proprio perché Paolo interrompe il pensiero che fin lì aveva dettato. Oggi, forse, si cambierebbe foglio o si cancellerebbe la frase se si usa la scrittura elettronica. Ma a quel tempo il materiale su cui si scriveva era troppo prezioso perché andasse sprecato. Cogliamolo, allora, quest’anacoluto nel greco e in una traduzione italiana (per completezza uniamo TNM da cui apparirà il chiaro tentativo di rendere logico il testo, quasi a voler correggere Paolo e la Bibbia stessa.

Τούτου χάριν ἐγὼ Παῦλος ὁ δέσμιος τοῦ χριστοῦ Ἰησοῦ ὑπὲρ ὑμῶν τῶν ἐθνῶν

Tùto chàrin egò Pàulos o dèrmios tu christù Iesù üpèr ümòn ton ethnòn

Di ciò a causa io Paolo il prigioniero del consacrato Yeshùa per voi i pagani

εἴ γε ἠκούσατε τὴν οἰκονομίαν τῆς χάριτος τοῦ θεοῦ τῆς δοθείσης μοι εἰς ὑμᾶς

èi ghe ekùsate ten oikonomìan tes chàritos tu theù tes dothèises moi èis ümàs

se già udiste della amministrazione della grazia del Dio della data a me per voi

(Ef 3:1,2, traduzione letterale dal greco)

Per questo motivo io, Paolo, prigioniero a causa del consacrato Yeshùa,

a favore di voi pagani,

per … ah, già!, è vero, voi avete udito che

mi fu dato di amministrare la grazia di Dio per voi

(Ef 3:1,2, Dia; traduzione libera dal greco)

“A motivo di ciò io, Paolo, prigioniero di Cristo Gesù a favore vostro, persone delle nazioni . . . se, realmente, avete udito della gestione dell’immeritata benignità di Dio che mi fu data in vista di voi”.

(Ef 3:1,2, TNM)

   Cerchiamo di seguire i pensieri di Paolo. Occorre, per questo, stabilire il contesto.

Contesto (riassunto)

Ricordate che è per la bontà di Dio che siete salvati, non per meriti vostri. Quindi, non vantatevi. Piuttosto pensate che Dio ci ha creati e ci ha uniti a Yeshùa per compiere le opere buone che egli aveva preparato per noi.

2:8-10

Ricordatevi che non siete ebrei e che eravate estranei al popolo santo, senza Dio ed esclusi dalle promesse divine. Ora, invece, grazie a Yeshùa che fa da paciere, siete diventati parte del popolo di Dio. Yeshùa dei due popoli nemici ne ha fatto uno unito. E non solo questo. Ci ha messo anche tutti in pace con Dio.

2:11-18

Di conseguenza voi pure, insieme agli ebrei, ora appartenete al popolo e alla famiglia di Dio. Siete voi pure pietre viventi di quell’edificio che ha per fondamento gli apostoli e per pietra angolare Yeshùa. Quell’edificio che si fa Tempio in cui Dio stesso abita in spirito.

2:19-22

“Per questo motivo io, Paolo, il prigioniero di Cristo Gesù per voi stranieri …”

3:1 (NR)

   Cosa stava per dire Paolo quando gli venne in mente una nuova idea e s’interruppe ? Esaminando l’argomento che stava trattando lì, in quel punto di Ef, notiamo che il suo discorso non è specifico per la congregazione cui scriveva. Non sappiamo neppure con certezza se fosse quella di Efeso o quella di Laodicea. Forse si trattava perfino di una lettera circolare. Comunque, l’argomentazione che Paolo fa fino alla fine del cap. 2 di Ef non è nuova. La troviamo anche altrove. La troviamo in Col 1. Ci sarà molto utile vedere i paralleli:

Col 1:21-25

Ef 2:11-3:1

“In realtà, voi che una volta eravate esclusi e nemici perché la vostra mente era [rivolta] alle opere malvage*, egli vi ha ora riconciliati di nuovo mediante il corpo carnale di lui per mezzo della [sua] morte, per presentarvi santi e senza difetto e non esposti a nessuna accusa dinanzi a sé, purché, naturalmente, rimaniate nella fede, stabiliti sul fondamento e saldi e non essendo smossi dalla speranza di quella buona notizia che avete udito, […]. Io sono divenuto ministro di questa [congregazione] secondo la gestione di Dio che mi fu affidata nel vostro interesse” “Continuate a rammentare che una volta voi eravate persone delle nazioni […], che in quel particolare tempo eravate senza Cristo, esclusi dallo stato d’Israele ed estranei ai patti della promessa [..]  voi che una volta eravate lontani, vi siete avvicinati mediante il sangue del Cristo. […] Per mezzo della sua carne ha abolito l’inimicizia, […]. E venne e dichiarò la buona notizia della pace a voi, […] Certamente, perciò, voi non siete più estranei e residenti forestieri, ma siete concittadini dei santi e membri della casa di Dio, e siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti** […]..A motivo di ciò io, Paolo, prigioniero di Cristo Gesù a favore vostro, persone delle nazioni . . .”

* “Malvage” anziché “malvagie” è un errore di grammatica fatto dalla traduzione (TNM)

** Il testo greco dice: “degli apostoli e profeti”.

   Quello che si nota qui è il filo del ragionamento che Paolo fa ai pagani divenuti credenti. In pratica, sintetizzando, sta dicendo (sia ai colossesi sia agli efesini): Voi che eravate estranei e tagliati fuori da Israele, ora siete ammessi grazie a Yeshùa; avete accettato la buona notizia e siete stabiliti sul giusto fondamento. Dopo di ciò parla del suo apostolato, della sua missione. Uno schema ancor più sintetico rende chiare le tappe dei pensieri che Paolo stava esprimendo:

Col

Ef

1:21-23

Come pagani eravate esclusi da Israele.Yeshùa vi ha riconciliati.

Avete accettato la buona notizia.

Ora anche voi siete santi.

2:11-22

(interruzione)

3:1

1:24-27

Missione di Paolo: far conoscere il progetto segreto di Dio riguardo all’ammissione dei pagani.

3:2-7

Se esaminiamo più a fondo i due testi (Col ed Ef), scopriamo che in Ef manca un concetto presente in Col.

Col 1:21-25

Ef 2:11-3:2

“[…] voi che una volta eravate esclusi e nemici […]egli vi ha ora riconciliati di nuovo mediante il corpo carnale di lui per mezzo della [sua] morte, per presentarvi santi e senza difetto e non esposti a nessuna accusa dinanzi a sé, purché, naturalmente, rimaniate nella fede, stabiliti sul fondamento e saldi e non essendo smossi dalla speranza di quella buona notizia che avete udito, […]. “[…] una volta voi eravate persone delle nazioni […] esclusi dallo stato d’Israele ed estranei ai patti della promessa [..]  vi siete avvicinati mediante il sangue del Cristo. […] Per mezzo della sua carne ha abolito l’inimicizia, […]. E venne e dichiarò la buona notizia della pace a voi, […] siete concittadini dei santi […] edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti […]. [interruzione]
Io sono divenuto ministro” [la] gestione dell’immeritata benignità di Dio che mi fu data”

   Manca un punto, in Ef, ed è il concetto espresso in Col 1:23: “Purché, naturalmente, rimaniate nella fede”. E qui formuliamo un’ipotesi. Perché d’ipotesi si tratta, per di più non formulata da alcuno studioso.

   L’interruzione di Paolo in Ef avviene nel passaggio tra l’aver rivelato il “mistero” di Dio (accogliere i pagani) e il far riferimento alla sua missione, affidatagli da Dio, al riguardo. È in questo passaggio che Paolo s’interrompe, prima di riferirsi, in Ef (come aveva fatto in Col), alla sua missione.

   Paolo stava già per parlare della sua missione per dire agli efesini qualcosa: “A motivo di ciò io, Paolo, prigioniero di Cristo Gesù a favore vostro, persone delle nazioni . . .” (Ef 3:1). E qui s’interrompe. Cosa stava per dire, e perché si interrompe?

   Ecco la nostra ipotesi. Quello che stava per dire lo scopriamo quando riprende il discorso, dopo aver detto quello che gli era venuto in mente nel momento in cui si era interrotto. Ecco come riprende il suo discorso: “Io, perciò, prigioniero nel Signore, vi supplico di camminare in modo degno della chiamata con la quale foste chiamati” (Ef 4:1, TNM). Paolo stava per dire quello che ancora non aveva detto. Si tratta di quel concetto presente in Col 1:23 e che finora mancava in Ef.

“Se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato” Col 1:23
“Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta” Ef 4:1

   Che questa fosse la ripresa del suo discorso (e quindi quello che stava per dire prima, quando si era interrotto), è ancora più chiaro nel testo greco di Ef 4:1:

Παρακαλῶ οὖν ὑμᾶς ἐγὼ ὁ δέσμιος ἐν κυρίῳ

Parakalò un ümàs egò o dèsmios en kürìo

Esorto dunque voi io il prigioniero in signore

   Si paragoni con la frase parallela in Ef 3:1:

ἐγὼ Παῦλος ὁ δέσμιος τοῦ χριστοῦ

egò Pàulos o dèsmios tu christù

io Paolo il prigioniero del consacrato

   In 3:1 Paolo sta introducendo le sue credenziali di ministro del mistero di Dio a favore dei pagani per … esortarli a comportarsi degnamente (si interrompe prima di dirlo). Quando in 4:1 riprende poi il discorso per dirlo, dice οὖν (un), “dunque”. L’avverbio congiunzione un (οὖν) si usa frequentemente per indicare la connessione con il discorso precedente e riprenderlo dopo un’interruzione. Lo facciamo anche noi in italiano quando, dopo aver divagato, riprendiamo il filo: ‘Dunque, come dicevo …’. Il “dunque” qui non va riferito a quello detto appena poco prima. Infatti, in 3:1 Paolo non dice “dunque”, sebbene abbia appena finito di dire che i pagani sono stati ammessi. Anche in 4:1 ha già detto la stessa cosa, unendo poi una preghiera di ringraziamento. Ma, detto questo, in 4:1 riprende il discorso interrotto in 3:1, per cui dice “dunque”. In senso è: ‘Dunque, come dicevo …’.

   Quale idea, allora, lo aveva fatto interrompere? Esaminiamo bene il testo nel punto in cui s’interrompe (Ef 3:1,2):

Τούτου χάριν ἐγὼ Παῦλος ὁ δέσμιος τοῦ χριστοῦ Ἰησοῦ ὑπὲρ ὑμῶν τῶν ἐθνῶν εἴ

Tuto chàrin egò Pàulos o dèsmios tu christù üpèr ümòn ton ethnòn èi

Di questo a causa io Paolo il prigioniero del consacrato per voi i pagani èi

     Quell’εἴ (èi) è il punto dell’interruzione. In se stesso èi significa “se”. È così che lo intende TNM. Ma se fosse un “se”, dove sarebbe l’interruzione? Il discorso filerebbe lo stesso, anche senza interruzione. Proviamo a togliere i tre punti sospensivi (. . .) che TNM mette per indicare l’interruzione: “A motivo di ciò io, Paolo, prigioniero di Cristo Gesù a favore vostro, persone delle nazioni, se, realmente, avete udito della gestione dell’immeritata benignità di Dio che mi fu data in vista di voi” (Ef 3:1,2, TNM). L’interruzione non appare. Il discorso fila, sebbene nello strano italiano (che nessuno parla) che TNM usa sempre. Quell’èi, quindi, se viene preso per “se” non produce la diversità che invece dovrebbe notarsi per l’interruzione paolina.

   Ma se non è un “se”, cosa potrebbe essere quell’εἴ (èi)? Forse l’inizio di una parola interrotta? Questa possibilità è suggerita dal confronto tra Ef 3:2 e Col 1:25:

“Io sono divenuto ministro di questa [congregazione] secondo la gestione di Dio che mi fu affidata εἰς ὑμᾶς [èis ümàs, “nel vostro interesse”; greco: “per voi”] per predicare pienamente la parola di Dio”

Col 1:25

“Io, Paolo, prigioniero di Cristo Gesù ὑπὲρ [üpèr, “a favore”] vostro, persone delle nazioni, εἴ [èi]” . . .

Ef 3:1,2

. . . [interruzione].

Ef 3:2-21

“Io, perciò, prigioniero nel Signore, vi supplico di camminare in modo degno”

Ef 4:1

(TNM)

     L’εἴ (èi) di Ef 3:2 potrebbe essere un εἰς (èis) interrotto. È, infatti, proprio qui che Paolo s’interrompe. Se fosse un èis interrotto, Paolo stava per dire: ‘Per …’. Per cosa? Probabilmente quello che troviamo in Col 1:25: “Per voi”, che TNM traduce con “nel vostro interesse”. Che questa – “per voi” – sia la sfumatura giusta del significato di èis in Ef 2:1 (se è vero che Paolo stava per dire èis), come lo è in Col 1:25, sarebbe indicato dal confronto con l’altro “per” usato poco prima (ὑπὲρ, üpèr, “a favore”).

   Se così fosse, avremmo questa ricostruzione:

Tentativo di ricostruzione di Ef 3:1,2

“Io, Paolo, prigioniero di Cristo Gesù ὑπὲρ [üpèr, “a favore”] vostro, persone delle nazioni,” nel vostro interesse εἴ  > εἰς [èi diventa èis] “vi supplico di camminare in modo degno” *

* Quest’ultima frase virgolettata è presa da 4:1, dove Paolo riprende il discorso interrotto in 3:1.

   Questo stava per dire, ma Paolo s’interrompe con γε (ghe): “Ah, già!”, che TNM scambia per “se, realmente”, unendo insieme εἴ γε (èi ghe) nella sua interpretazione. Paolo inserisce quindi l’idea per cui si era interrotto. E l’idea la sappiamo, dato che è lì, in Ef 3:2 e seguenti. Dopo essersi interrotto, dice “Ah, già, è vero!” (v. 2), “avete udito della gestione dell’immeritata benignità di Dio che mi fu data in vista di voi, che alla maniera di una rivelazione mi fu fatto conoscere il sacro segreto, come già scrissi in breve. Per questo voi, leggendo ciò, potete rendervi conto della mia comprensione del sacro segreto del Cristo. In altre generazioni questo [segreto] non fu fatto conoscere ai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti mediante lo spirito, cioè che persone delle nazioni sarebbero state coeredi e membra dello stesso corpo e partecipi con noi della promessa unitamente a Cristo Gesù per mezzo della buona notizia. Io ne divenni ministro secondo il gratuito dono dell’immeritata benignità di Dio che mi fu dato secondo il modo in cui opera la sua potenza”. – Ef 3:2-7, TNM.

   Paolo s’interrompe dunque perché si ricorda che gli efesini hanno già udito della missione a lui affidata. Ma non ne aveva già parlato loro? Sì, ne aveva già parlato, ma Paolo spiega: “Come già scrissi in breve” (Ef 3:3). Paolo s’interrompe per dilungarsi meglio su quello che aveva accennato prima “in breve”. Si tratta del “mistero” di Dio, che ora spiega con dovizia: “Potete rendervi conto della mia comprensione del sacro segreto del Cristo. In altre generazioni questo [segreto] non fu fatto conoscere ai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti mediante lo spirito, cioè che persone delle nazioni sarebbero state coeredi e membra dello stesso corpo e partecipi con noi della promessa unitamente a Cristo Gesù per mezzo della buona notizia. Io ne divenni ministro secondo il gratuito dono dell’immeritata benignità di Dio che mi fu dato secondo il modo in cui opera la sua potenza”. – Ef 3:4-7, TNM.

   Perché ciò che dice in 3:4-7 era per Paolo tanto importante, fino al punto di interrompersi per inserirlo? A Paolo premeva la salvezza di quelle persone, di quei pagani convertiti. “Vi supplico” – dice Paolo – “Vi supplico di camminare in modo degno della chiamata” (4:1). Per dare più forza al  suo appello egli presenta le credenziali del suo ministero, vuole che gli efesini si rendano conto che la sua missione gli è stata assegnata da Dio. Se capiscono che a lui Dio ha rivelato il “mistero”, il segreto nascosto di Dio, che così da vicino li riguarda, ebbene – se si rendono conto di tutto questo -, prenderanno più a cuore la sua sentita esortazione: “Vi supplico di camminare in modo degno della chiamata”. – 4:1.