“Ci ha eletti […] avendoci predestinati” (Ef 1:4,5). Da queste parole i calvinisti e la Chiesa dei Fratelli (seguendo l’interpretazione di Agostino) non si limitano a dedurre la conseguenza logica che i credenti sono tali senza alcun merito loro, ma per puro dono divino. Essi deducono anche – loro – che i credenti sarebbero predestinati, che Dio li sceglierebbe perché diventino figli e condannerebbe gli altri. Questa idea di predestinazione (come viene intesa dalle religioni) è semplicemente assurda e cozza contro l’evidenza biblica che sostiene la libertà umana.

   A prima vista, però, questo della predestinazione sembrerebbe davvero il pensiero di Paolo. Ma questo pensiero va integrato con quanto lo stesso Paolo dice altrove. In Rm si usa un altro verbo: “preconoscere”. Vediamo i testi in due diverse versioni. Iniziamo con NR:

Ef 1:4,5

“Ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà”.

Rm 8:29,30

“Quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati”.

(NR)

   Il pensiero è ora più chiaro. Dio, nella sua onniscienza, ha preconosciuto come le singole persone si comporteranno nella loro vita, sapendo così come ciascuno corrisponda alla sua grazia oppure no. Poté così eleggere coloro che sapeva avrebbero risposto al suo richiamo. In tal modo poté predestinarli alla gloria. Sarebbe come se un padre, conoscendo molto bene le attitudini dei suoi figli, ne avviasse uno a fare l’ingegnere, un altro a fare il medico e un altro ancora a fare l’operaio. L’esempio è misero, anche se può dare un’idea; ma è misero perché qui si tratta di un padre umano che vede solo le attitudini, mentre Dio non vede solo le attitudini, ma sa. Questo concetto può essere alquanto difficile da capire. Le persone tendono a scambiare la preconoscenza di Dio con il destino. Ma un altro esempio – questa volta biblico – può aiutarci a comprendere. Si tratta di Caino e Abele, i due famosi fratelli. Tutti sanno quanto Caino odiasse Abele, fino al punto di volerlo uccidere (cosa che poi fece). Anche Adamo, Eva e altri – osservando il comportamento di Caino – potevano prevedere che prima o poi sarebbe finita male. Non fanno stupore, quindi, le parole che Dio rivolse a Caino: “Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!” (Gn 4:6,7). Quello che già altri intuivano su Caino è qui esposto in modo chiaro anche da Dio. Dio però è Dio. Sebbene si limitasse a dirgli quelle parole, Dio sapeva come sarebbe andata a finire. Dio è Dio. Dio sa. E sa tutto.

“Signore, tu mi scruti e mi conosci;

mi siedo e mi alzo e tu lo sai.

Da lontano conosci i miei progetti:

ti accorgi se cammino o se mi fermo,

ti è noto ogni mio passo.

Non ho ancora aperto bocca

E già sai quel che voglio dire.

Mi sei alle spalle, mi stai di fronte;

Metti la mano su di me!

E’ stupenda per me la tua conoscenza;

è al di là di ogni mia comprensione.

Come andare lontano da te,

come sfuggire al tuo sguardo?

Non ero ancora nato e già mi vedevi.

Nel tuo libro erano scritti i miei giorni,

fissati ancora prima di esistere”.

Sl 139:1-7,16, PdS.

   Tutto ciò non ha nulla a che fare con la predestinazione comunemente intesa. Ci sono cose che accadono sotto i nostri occhi e, mentre accadono, un momento prima dell’epilogo, noi sappiamo con matematica certezza come andrà a finire (siano esse semplici avvenimenti quotidiani o eventi tragici). In certi casi noi sappiamo, magari solo alcuni secondi o istanti prima, cosa accadrà. E lo sappiamo con assoluta certezza. Se ci cade un bicchiere di mano, ancor prima di vederlo infrangersi a terra, già un solo istante prima sappiamo che s’infrangerà. Questa previsione certa è possibile non solo perché la cosa accade sotto i nostri occhi e, a causa della legge di causa ed effetto, sappiamo come andrà a finire, ma perché l’intervallo tra causa (la caduta del bicchiere) e l’effetto (la sua rottura a terra) è troppo breve perché possano intervenire cambiamenti. Diverso il caso di un bicchiere che cada da un punto più alto: qualcosa o qualcuno potrebbe inaspettatamente intervenire per impedirne la caduta a terra. Ora, il nostro trascorrere del tempo (la nostra temporalità) è molto veloce rispetto all’eternità del tempo fermo e immobile in cui Dio dimora. “Per il Signore, lo spazio di un giorno è come mille anni e mille anni sono come un giorno solo” (2Pt 3:8, PdS). Perciò ciò che accade sulla terra nel corso di millenni, davanti a Dio accade in un momento. Si veda al riguardo l’Excursus 1 – Cos’è il tempo?

    Quando noi sappiamo che una certa conseguenza si verificherà da lì a poco, non stiamo limitando la libertà di nessuno. Meno che mai stiamo predestinando qualcosa. Ora, se una persona può conoscere in anticipo (cose alla portata della sua limitatezza, ovviamente), cosa mai può Dio? “È stupenda per me la tua conoscenza; è al di là di ogni mia comprensione”. La libertà individuale non è toccata: “Se non ti volgi per fare il bene, il peccato è in agguato all’ingresso, e la sua brama è verso di te; e tu, da parte tua, lo dominerai?”. – Gn 4:7, TNM.

   Questo concetto pare non sia compreso dal direttivo dei Testimoni di Geova. Se da un estremo ci sono le religioni che parlano di predestinazione (intendendo – male – con questo termine che Dio stabilisce tutto in anticipo, punto e basta), dall’altro estremo ci sono i dirigenti dei Testimoni di Geova. Pare che anch’essi rientrino nella categoria che non riesce a uscire dall’equazione, sbagliata, onniscienza = predestinazione. È per questa equazione errata che, non potendo ovviamente accettare la predestinazione, devono negare l’onniscienza divina.  Essi ragionano, anzi argomentano: “Dio ha già previsto le scelte che farete nella vita? Alcuni che sostengono la dottrina della predestinazione insistono che la risposta sia sì. Tuttavia un’idea del genere sminuisce la sapienza di Geova, perché fa pensare che non possa controllare la propria capacità di scrutare il futuro. Facciamo un esempio. Se aveste una bellissima voce, non avreste altra alternativa che cantare in continuazione? È assurdo! Similmente Geova pur avendo la capacità di preconoscere il futuro, non la usa sempre. Se lo facesse calpesterebbe il nostro libero arbitrio, un dono prezioso che non ci toglierà mai” (Accostiamoci a Geova, cap. 17, pag. 176, § 21). Eccoci: “Alcuni che sostengono la dottrina della predestinazione” (Ibidem); non si riesce a uscire dall’equazione, pare. Ma, non accettandola in quei termini (e giustamente), anziché capirla nel senso che Paolo le dà, la rifiutano arrivando perfino a negare che Dio possa conoscere il futuro. Le affermazioni del direttivo americano rasentano la bestemmia (essendo irrispettose verso l’Onnipotente): “Geova pur avendo la capacità di preconoscere il futuro, non la usa sempre” (Ibidem). Vorremo davvero evitare il sarcasmo, per cui lo diciamo con amarezza: forse aveva ragione chi ha definito i Testimoni di Geova come “coloro che dicono a Dio cosa deve fare”. In verità, ciò che manca al direttivo americano dei Testimoni di Geova è la comprensione di cosa sia davvero il tempo. Si veda al riguardo l’Excursus 1, intitolato Che cos’è il tempo?

   “Chi ha conosciuto la mente di Geova, così da poterlo istruire?” (1Cor 2:16, TNM). “Chi ha conosciuto la mente di Geova, o chi è divenuto suo consigliere?” (Rm 11:34, TNM). “Il suo intendimento è oltre ogni dire” (Sl 147:5, TNM). “Non hai saputo o non hai udito? Geova, il Creatore delle estremità della terra, è Dio a tempo indefinito. […] Il suo intendimento è imperscrutabile” (Is 40:28, TNM). “O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio!” (Rm 11:33, TNM). Occorre essere modesti, più che modesti. Stiamo parlando di Dio. “Non c’è creazione che non sia manifesta alla sua vista, ma tutte le cose sono nude e apertamente esposte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto”. – Eb 4:13, TNM.