“Se dimentico te, Gerusalemme, si paralizzi la mia mano; la mia lingua si incolli al palato se non sei il mio continuo pensiero, il colmo della mia gioia, Gerusalemme”.
– Sl 137:5,6, PdS.
A Gerusalemme le pietre degli imponenti blocchi del muro di cinta occidentale – che ancora rimane – dell’area dell’antico Tempio, parlano per chi sa udirne l’eco che esse conservano.
“Che gioia quando mi dissero:
‘Andremo alla casa del Signore!’.
E ora i nostri passi si fermano alle tue
porte, Gerusalemme.
Gerusalemme, città ben costruita,
raccolta entro le tue mura!
A te salgono le tribù,
le tribù del Signore.
Qui Israele deve lodare
il nome del Signore”.
– Sl 122:1-4, PdS.
Il nome di “Gerusalemme, la città santa” (Nee 11:1) è nella lingua della Bibbia ירוּשָׁלִָם (Yerushalàim). In Eb 7:2 si spiega che il significato della seconda parte del nome è “pace”: “Egli [“Melchisedec, re di Salem”, v. 1] è anzitutto, traducendo il suo nome, Re di giustizia; e poi anche re di Salem è [Σαλήμ (Salèm)] vale a dire Re di pace [εἰρήνη (eirène)]”. Il nome Σαλήμ (Salèm) è di origine ebraica; essendo fatto corrispondere al greco εἰρήνη (eirène), “pace”, esso fa riferimento all’ebraico shalòm (שלום), “pace”; corrisponde all’arabo salàm (سلام). La finale del nome ebraico pare una desinenza duale (-àim), il che ci porterebbe a darle il significato di “duplice pace”.
Salem è il nome più antico di Gerusalemme, menzionato in Gn 14:18, e usato anche dal salmista in Sl 76:2. Giuseppe Flavio dice che l’antico nome profano Salem (Σαλήμ, Salèm) fu mutano dal sacerdote Melchisedec in Ierusalèm (Ἰερουσαλήμ), parola che contiene l’aggettivo ἱερός (ieròs), “santo” (Giuseppe Flavio, De bello Iudaico VI,10,I). Tuttavia, non si comprende come l’aggettivo greco possa assomigliare tanto all’ebraico ירו (yerù), che è l’inizio della parola Yerushalàim, Gerusalemme. La logica fa protendere per un’assonanza greca nella traslitterazione e non per l’aggettivo.
Filone d’Alessandria dà al nome di Gerusalemme il significato di “visione di pace” (De Somn. II,250). I testi assiro-babilonesi (accadici) la chiamano Urusalim, “città di pace”. Nelle Scritture Greche è Ἰερουσαλήμ (Ierusalèm).
Nella Scrittura, Gerusalemme riceve diversi epiteti:
- “Città di Yhvh”. – Is 60:14.
- “Città del gran re” (Sl 48:2), appellativo usato anche da Yeshùa. – Mt 5:35.
- “Città della giustizia”. – Is 1:26.
- “Città fedele”. – Is 1:26.
- “Sion”. – Is 33:20.
- “Città santa” (Nee 11:1; Is 48:2;52:1), denominazione usata anche da Matteo in Mt 4:5. In lingua araba, Gerusalemme è ancora chiamata “la santa” (القُدس, al Quds).
Il monte Moria. “Salomone cominciò a costruire la casa del Signore[il Tempio] a Gerusalemme sul monte Moria” (2Cron 3:1). Sul monte Moriyàh (מֹּורִיָּה) fu eletto il grandioso Tempio di Gerusalemme. Il re Salomone iniziò a edificarlo nel 1014 a. E. V. (1Re 6:1). Questo monte era costituito da un’altura rocciosa che era stata acquistata da Davide (2Sam 24:16-25; 1Cron 21:15-28), padre di Salomone. Su questo monte, Abraamo tentò di sacrificare suo figlio Isacco e fu fermato da Dio prima che lo facesse (Gn 22:2,3,9-14). Non c’è “alcuna ragione per dubitare che il sacrificio di Abraamo abbia avuto luogo dove poi sarebbe sorta Gerusalemme, se non sul colle del Tempio” (J. D. Douglas, The Illustrated Bible Dictionary Vol. 2, 1980, pag. 1025); ciò è confermato anche da una tradizione ebraica molto antica (Antichità giudaiche, VII, 329-334). Al tempo abraamico il luogo era occupato semplicemente da un’aia (2Cron 3:1). Oggigiorno sul monte Moria si erge l’islamica Cupola della Roccia (in arabo Qubbat al-Sakhra), che secondo la tradizione islamica sorge nel luogo del tentato sacrificio di Isacco o Ismaele (le tradizioni islamiche sono pressoché divise in modo equo tra Isacco e Ismaele). Tuttavia, questa costruzione islamica non occupa l’area dell’antico Tempio, come comunemente si crede. Quell’area è libera, pronta ad accogliere la ricostruzione del Tempio, che i rabbini gerosolimitani stanno preparando.