Purtroppo, leggendo le traduzioni della Bibbia, s’incorre a volte in espressioni che sono ridicole. Vogliamo qui porre l’accento sul fatto che tali frasi bizzarre, astruse, stravaganti, bislacche, buffe e spesso assurde, non sono assolutamente parte della Sacra Scrittura. Esse sono la sortita, spesso la sparata, del traduttore.
Diamo di seguito degli scampoli di queste strambe e ridicole traduzioni, citando da TNM (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture), editata dalla Watchtower di Brooklyn (New York); evidenziamo con il corsivo, in queste citazioni, le parole strampalate. Per un raffronto, poniamo in grassetto la traduzione di altre versioni (in mancanza di specifica, s’intende citata NR, Nuova Riveduta) e in carattere rosso le nostre osservazioni.
“Nel giorno in cui ne mangerai positivamente morirai”. – Gn 2:17.
Che vuol dire “positivamente”?
“Quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”. – CEI.
“Se ne mangerai sarai destinato a morire!”. – TILC.
“Tu gli schiaccerai il calcagno”. – Gn 3:15.
“Tu la colpirai al calcagno”. !”. – TILC.
“Tu le ferirai il calcagno”.
“Uscì il primo tutto rosso come una veste ufficiale di pelo”. – Gn 25:25.
Quiאַדֶּרֶת שֵׂעָר (adèret seàr), “mantello di pelo” diventa stranamente “una veste ufficiale di pelo”. Temiamo che ciò riveli poca conoscenza dell’ebraico biblico. La parola אַדֶּרֶת (adèret) ha nella Bibbia tre significati:
- “Splendore”, come in Ez 17:8 dove si parla di “una vite maestosa”. – TNM.
- “Manto di gala”, come in Gna 3:6 in cui il re di Ninive si toglie il manto regale.
- Semplice e comune “mantello”, in genere di pelo, come in Zc 13:4 in cui si menziona proprio il “mantello di pelo [אַדֶּרֶת שֵׂעָר (adèret seàr)]”.
In verità, il “mantello di pelo” non era una veste ufficiale, ma semplicemente il modo in cui vestivano i profeti. Anche Giovanni il battezzatore “aveva un vestito di pelo” (Mt 3:4) e il fatto che avesse “una cintura di cuoio intorno ai fianchi” e si cibasse “di cavallette e di miele selvatico” (Ibidem) indica che il suo mantello aveva ben poco della veste ufficiale ma molto dell’abbigliamento rozzo tipico dei profeti.
Infine, mai la Bibbia paragonerebbe la pelle di Esaù a una veste regale, perché lo presenta come una persona molto grezza, un villano, un primitivo. Ben gli si addice, quindi, descriverlo coperto di peli come se avesse un mantello di pelo.
“Il primo che nacque era rosso e peloso come un mantello di pelo”.
“Espressione dell’uomo robusto con l’occhio non sigillato”. – Nm 24:3.
Di che mostro si tratta? Esistono forse, al contrario, degli ‘uomini corpulenti’ con ‘un occhio sigillato’, a parte quelli immaginari dei cartoni animati in stile horror?
“Così dice l’uomo che ha l’occhio aperto”.
“Uomo dallo sguardo penetrante”. TILC.
“Così dice l’uomo i cui occhi sono stati aperti”. – ND.
“Non si deve mettere addosso alla donna l’abbigliamento di un uomo robusto, né l’uomo robusto deve indossare il mantello di una donna”. – Dt 22:5.
Ma se l’uomo fosse mingherlino, allora si potrebbe?
“La donna non indosserà abiti da uomo, né l’uomo indosserà abiti da donna”. – ND.
“L’anima del mio signore sarà certamente avvolta nella borsa della vita”. – 1Sam 25:29.
Non sappiamo se gli editori di TNM siano consapevoli della grave responsabilità che si assumono nel caso una persona, leggendo la loro traduzione, decida di non aprire più la Bibbia.
“La vita del mio signore sarà custodita nello scrigno dei viventi”.
“La vita del mio signore sarà custodita nello scrigno della vita”. – ND.
“Espressione dell’uomo robusto che fu levato in alto”. – 2Sam 23:1.
Chissà che peso, ad alzarlo.
“Parola dell’uomo che fu elevato ad alta dignità”.
“Profezia dell’uomo reso grande”. – TILC.
“Egli ebbe timore. Di conseguenza si levò e se ne andava per la sua anima e giunse a Beer-Seba”. – 1Re 19:3.
Ma che vorrà mai dire questa frase assurda?
“Si alzò, e se ne andò per salvarsi la vita; giunse a Beer-Sceba”.
“Si levò e se ne andò per mettersi in salvo. Giunse a Beer-Sceba”. – ND.
“La notte che qualcuno disse: ‘È stato concepito un uomo robusto!’”. – Gb 3:3.
Possibile che già al concepimento si sapesse che sarebbe stato forte e vigoroso?
“La notte in cui si disse: «È stato concepito un maschio!»”.
“Non è stata strappata dentro di loro la loro corda di tenda?”. – Gb 4:21.
Bisogna leggere più volte per credere che sia scritto proprio così. Eppure, le traveggole sono escluse: è scritto davvero così!
“La corda della loro tenda è strappata”.
“Il filo della loro vita viene spezzato”. – TILC.
“Colui che pone in luogo alto quelli che sono bassi”. – Gb 5:11.
È comica la scena in cui i bassi di statura sono posti in luoghi alti. La Bibbia però non dice così e non andrebbe ridicolizzata come fa questa traduzione.
“Che innalza quelli che erano abbassati”.
“Innalza gli umili”. – TILC.
“Esse sono come infermità nel mio cibo”. – Gb 6:7.
Ma che mai vuol dire infermità nel cibo? Presenza d’infezioni, di agenti patogeni?
“È per me come un cibo ripugnante”.
“Mi dà nausea qualsiasi cibo”. – TILC.
“Quando lavavo i miei passi nel burro, e la roccia mi versava ruscelli d’olio”. – Gb 29:6.
Nel burro? A quanto pare, questo prodotto (che ha bisogno di circa 15 °C per burrificare) è sorto in regioni settentrionali. Israele è notoriamente un paese caldo. Ippocrate attribuisce l’origine della parola agli sciiti; Plinio fa una descrizione dei suoi processi di produzione attribuendoli a regioni settentrionali, processi sconosciuti nelle regioni mediterranee (di cui Israele fa parte). In ogni caso, la parola che la Bibbia usa è חֵמָה (khemàh), un termine ben poco utilizzato, più propriamente חֶמְאָה khemàh), presente in 2Sam 17:29 in cui TNM si ostina a tradurre “burro”. Si tratta di “panna”, di una crema: “Sbattendo il latte ne esce la panna [חֶמְאָה (khemàh)]”. – Pr 30:33, CEI.
La “roccia” allude alla materia con cui erano fatte macine del frantoio!
“Quando mi lavavo in piedi nel latte”. – CEI.
“C’era una grande abbondanza di latte, l’olio scorreva a fiumi dai miei frantoi”. – TILC.
“La mia mano baciava la mia bocca”. – Gb 31:27.
Assurdo, insensato e ridicolo (per non dire aberrante).
“La mia bocca ha posato un bacio sulla mano”.
“Non ho mai adorato gli astri” (questo il significato vero della frase, perché mandare un bacio con la mano a un idolo era una pratica pagana; cfr. 1Re 19:18; Os 13:2.). – TILC.
“Ecco, tutte queste cose le compie Dio, due volte, tre volte, nel caso di un uomo robusto”. – Gb 33:29.
“Due volte, tre volte, nel caso di un uomo robusto” perché, pesando di più, occorre più sforzo?
“Dio fa tutto questo per l’uomo, lo fa in continuazione”. – TILC.
“Ecco, tutto questo Dio lo fa due, tre volte, all’uomo”.
“Quale uomo robusto è come Giobbe”. – Gb 34:7.
Tanto robusto, Giobbe non doveva essere, perché satana “colpì Giobbe con foruncoli maligni dalla pianta del piede alla sommità del capo. Ed egli si prendeva un frammento di terracotta per grattarsi; e sedeva in mezzo alla cenere” (2:7,8, TNM). Lui stesso disse di sé: “Sono nauseato della mia vita” (10:1). In più, non mangiava (6:7). Doveva essere perciò molto deperito, altro che “robusto”, per di più al punto di vantarlo come insuperabile.
“Chi è come Giobbe”. – ND.
“L’uragano viene dalla stanza interna”. – Gb 37:9.
Altro che spifferi d’aria! La parola ebraica חֶדֶר (khèder) indica:
- Una “camera”, come in Gn 43:30 in cui Giuseppe entra nella sua “camera” per piangere senza farsi vedere.
- Una “camera da letto”, come in 2Sam 4:7 in cui “Boset era steso sul letto nella sua camera”.
- Metaforicamente, il “soggiorno dei morti”, come in Pr 7:27 in cui si parla di scendere “nelle camere della morte”. – CEI.
- Infine, indica i luoghi posti in basso: il meridione, come qui in Gb 37:9 e in Gb 9:9 in cui sono menzionate le “regioni del cielo australe”. Indica anche il ventre, come in Pr 18:8 in cui si parla delle “parti più interne del ventre [חַדְרֵי־בָטֶן (khadrè-vàten), “camere del ventre”]” (TNM). Ora, scambiare quest’ultima espressione per “stanza interna” denota, oltre al ridicolo, la poca familiarità del traduttore con il testo biblico.
“Dal sud viene l’uragano”.
“La tempesta esce dal suo nascondiglio”. – TILC.
“Tutta la notte faccio nuotare il mio letto”. – Sl 6:6.
Siamo qui all’assurdo più illogico, in questa immagine demenziale e psicopatica.
“Ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio”. – CEI, v. 7.
“Mi trovo in un mare di lacrime”. – TILC, v. 7.
“Felice è l’uomo robusto che si rifugia in lui”. – Sl 34:8.
E le persone esili, poverine? E le donne? La parola ebraica גבר (ghèver), oltre a significare “uomo forte/potente”, significa anche “ognuno” e “chi”, applicandosi quindi a tutti gli esseri umani. – Dizionario di ebraico e aramaico biblici, a cura di J. A, Soggin.
“Beato l’uomo [גבר (ghèver), “ognuno”] che confida in lui”.
“L’insegnante [מֹורֶה (morèh)] si avvolge pure di benedizioni”. – Sl 84:6; nel Testo Masoretico è al v. 7.
Il termine ebraico מֹורֶה (morèh) ha due significati:
- “Insegnante/maestro”, come in Gb 36:22: “Chi è un insegnante simile a lui?”. – TNM.
- “Prime piogge”, come in Gle 2:23 in cui la stessa TNM traduce l’ebraico מֹורֶה (morèh) con “pioggia autunnale”.
Ora, che cosa c’entra mai l'”insegnante” nell’ambiente arido di cui qui si parla? Il v. intero dice:
“Quando attraversano la valle di Baka, la trasformano in luogo di sorgenti, e la prima pioggia la ricopre di benedizioni”. – ND.
È assolutamente evidente che qui מֹורֶה (morèh) significa “pioggia autunnale” e non “insegnante”. Le prime piogge autunnali – dice il testo biblico – sono una benedizione per l’arida valle di Baca, valle che per TNM è “delle macchie di baca”, termine sconosciuto con cui si vuol forse indicare il bagolaro, un grande albero spontaneo (la cui corteccia ricorda quella del faggio) che cresce in zone aride, menzionato in 2Sam 5:23 in cui NR lo identifica come gelso e ND e CEI come balsamo. È menzionato anche in 1Cron 14:14 in cui NR lo pene come gelso.
Comunque, che mai vuol dire che un insegnante si avvolga di benedizioni?! Davvero il traduttore denota scarsissima conoscenza dell’ebraico, non sapendo distinguere un significato dall’altro.
“La pioggia d’autunno la ricopre di benedizioni”.
“Legate la processione festiva con rami”. – Sl 118:27.
Come si fa a legare una processione con dei rami? Siamo qui al parossismo. Il verbo ebraico אסר (asàr) significa sì “legare” ma anche nel senso di prendere un impegno, come in Nm 30:3 in cui la stessa TNM interpreta legarsi “con un voto di astinenza”. Qui poi la Bibbia dice אִסְרוּ־חַג (isrù-khag), letteralmente “ordinate-festa”, quindi la “processione” – per di più “festiva” – non c’entra nulla. Letteralmente, il testo dice: “Ordinate-festa con rami frondosi fino a corni di altare”. La disposizione è di abbellire la festa ornandone il luogo con fronde fino ai lati dell’altare. Non mancano i traduttori che intendono letteralmente “legare” e traducono: “Legate la vittima della solennità” (NR), tuttavia il testo originale ha חַג (khag), “festa”, non vittima. Martin (anno 1744) ha: “Liez avec des cordes la bête du sacrifice”, ma il testo biblico non parla di corde ma di “rami”, non di bestia ma di “festa”, e il sacrificio è un inserimento di Martin. La LXX (qui in 117:27) traduce: συστήσασθε ἑορτὴν ἐν τοῖς πυκάζουσιν (süstèsasthe eortèn en tòis pükàzusin), “riunite festa con le fronde”, in cui appare l’idea di tenere insieme (riunire) o confinare la festa dentro un cordone di fronde. La splendida PdS forse qui vola un po’ troppo di fantasia traducendo: “Danzate e stringetevi in cerchio”.
In ogni caso, legare “la processione festiva con rami” è un assurdo.
“Ordinate il corteo con rami frondosi”. – CEI, qui in 117:27.
“L’anima generosa sarà essa stessa resa grassa, e chi innaffia liberalmente [altri] sarà anche lui liberalmente innaffiato”. – Pr 11:25.
Qui il testo biblico intende dire che la persona prodiga avrà successo e chi disseta sarà dissetato. Goffa e grottesca la traduzione che ne fa TNM.
“La persona benefica avrà successo e chi disseta sarà dissetato”. – CEI.
“L’anima di chi lavora duramente ha lavorato duramente per lui, perché la sua bocca ha fatto duramente pressione su di lui”. – Pr 16:26.
Leggendo questo capolavoro di giri di parole, chi sospetterebbe mai che qui la Bibbia stia solo dicendo che la fame spinge a lavorare?
“La fame del lavoratore lavora per lui, perché la sua bocca lo stimola”.
“Chi è malvagio prenderà perfino un regalo dal seno per piegare i sentieri del giudizio”. – Pr 17:23.
Incomprensibile. La Bibbia qui intende dire che il disonesto accetta un regalo (oggi si direbbe una bustarella), che qualcuno ha nascosto tra le pieghe del vestito, per corromperlo.
“L’empio accetta regali di nascosto per pervertire le vie della giustizia”.
“Il malvagio accetta denaro di nascosto per far deviare il corso della giustizia”. – TILC.
“Un uomo affila la faccia di un altro”. – Pr 27:17.
Ma chi parlerebbe mai così? È linguaggio da dementi.
“Un uomo ne forbisce un altro”.
“L’uomo si affina nei rapporti con gli altri”. – TILC.
“Chi confida in Geova sarà reso grasso”. – Pr 28:25.
Per dire che confidando in Dio si avrà successo, qui viene creata un’immagine grottesca e sgradita (in particolare alle donne).
“Chi confida nell’Eterno prospererà”. – ND.
“È meglio una manciata di riposo che una doppia manciata di duro lavoro”. – Ec 4:6.
Qui si prendono lucciole per lanterne. Il testo biblico dice:
טֹוב מְלֹא כַף נָחַת מִמְּלֹא חָפְנַיִם עָמָל
tov melò chaf nòkhat mimlò khafnàym amàl
meglio riempire [il] palmo [con] riposo che riempire due palmi [con] affanno
Non ci capisce da dove sia stata presa la “manciata”; e poi, che mai sarebbero “una manciata di riposo” e “una doppia manciata di duro lavoro”? Incomprensibile.
“Vale più una mano piena, con riposo, che entrambe le mani piene, con travaglio”.
“Vale di più godersi un po’ di riposo, accontentandosi di poco, che lavorare tanto per niente!”. – TILC.
“Il tuo palato come il miglior vino che va giù diritto per il mio caro, scorrendo con dolcezza sulle labbra di quelli che dormono”. – Cant 7:9.
Immagine stranissima questa in cui il vino scorre “sulle labbra di quelli che dormono”. Ma che vuol dire? Ma davvero la Scrittura dice così? Certo che no. La Bibbia (nel Testo Masoretico è al v. 10) dice:
דֹּובֵב שִׂפְתֵי יְשֵׁנִים
dovèv siftè yshenìym
stillante [sulle] labbra [e sui] denti
Perfino nell’ebraico moderno, parlato oggigiorno in Israele, “denti” di dice שיניים (shynìym). Qui la parola יְשֵׁנִים (yshnìym) va ovviamente letta שנים (shynìym), tant’è vero che LXX traduce ὀδοῦσιν (odùsin), “denti”. Evidentemente, la parola ebraica è stata scambiata per yashèn (ישן), “addormentato”, presente nella forma femminile יְשֵׁנָה (yshenàh) in 5:2. Perché allora non assumerla addirittura come “vecchio” o come “morto”, giacché ha anche questi significati? – Cfr. Is 22:11, Lv 25:22, Dn 12;2, in cui appare yashèn/yashàn (ישן).
“Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti!”. – CEI, qui al v. 10.
“Le ‘case dell’anima’”. – Is 3.20.
Si tratta forse delle boccette dei profumi oppure di una specie di medaglione. Chi mai lo sospetterebbe leggendo “case dell’anima”? Così paiono urne funerarie. Giacché TNM ha la pretesa di essere tradotta in italiano moderno e comprensibile, sfidiamo qualsiasi donna testimone di Geova a usare questa espressione al posto di “boccette di profumi”. Siamo più che certi che sarebbe presa per matta.
“Boccette di profumi”. – CEI.
“Vasetti di profumo”.
“Non ha ritirato la mano dall’inghiottire. E causa lutto a baluardo e mura”. – Lam 2:8.
La prima frase, con fatica, un po’ si riesce a capirla; una persona normale direbbe: “Non ha smesso d’inghiottire”. La frase qui si riferisce a Dio che “non smetterà di distruggere” (TILC), che “non ha ritirato la mano, prima d’averli distrutti” (NR). Ma la seconda frase che mai significa? Pare una citazione da un versetto ermetico di Nostradamus. Si è storditi dalla confusione mentale che suscita: “E causa lutto a baluardo e mura”. Causare mura è già di per sé incomprensibile, ma causare “lutto a baluardo” che diamine vorrà dire? Il finale del versetto, nella traduzione, aumenta l’incomprensione: “Sono svaniti insieme”. Leggere tutto il versetto non aiuta, anzi:
“Geova ha pensato di ridurre in rovina le mura della figlia di Sion.
Ha steso la corda per misurare. Non ha ritirato la mano dall’inghiottire.
E causa lutto a baluardo e mura. Sono svaniti insieme”. – TNM.
“Il Signore ha deciso di distruggere le mura di Gerusalemme. Non smetterà di distruggere finché tutto non sarà livellato. Ha coperto di lutto torri e mura, che sono crollate”. – TILC.
“Il Signore ha deciso di demolire le mura della figlia di Sion; egli ha steso la corda per le misure, non ritrarrà la mano dalla distruzione; ha reso desolati bastione e baluardo; ambedue sono in rovina”. – CEI.
“Il mio medesimo occhio è stato versato e non avrà posa, così che non ci sono pause”. – Lam 3:49.
TNM è nota, oltre che per le stravaganze che stiamo vedendo, anche per i lunghi e inutili giri di parole. Si noti: “medesimo occhio”; ma non si poteva dire “occhio” e basta, come fa la Bibbia? “Non avrà posa, così che non ci sono pause” è dispersivo, oltre a essere una tautologia: “Non avrà posa” esclude già di per sé che “non ci sono pause”. Certo, possiamo anche dire “conduttore di greggi in transito” per dire “pecoraio”, ma non è ridicolo? E poi, che mai vorrà dire “il mio medesimo occhio è stato versato”?!
“Il mio occhio piange senza sosta”. – CEI.
“Torrenti di lacrime scendono dai miei occhi”. – TILC, qui al v. 48.
“Siamo stati inseguiti fin sopra il nostro collo”. – Lam 5:5.
Fa ridere, vero? Perfino Diodati, una traduzione italiana edita nel 1607 (ripetiamo: 1607, più di quattrocento anni or sono) è più comprensibile, traducendo: “Noi abbiam sofferta persecuzione sopra il nostro collo”.
“Con il giogo sul collo, siamo inseguiti”.
“I nostri persecutori ci sono addosso”. – TILC.
“In mezzo a[gli] anni oh portala in vita! In mezzo a[gli] anni voglia tu farla conoscere”. – Ab 3:2.
“In mezzo agli anni”: ma chi mai parla o parlerebbe così?
“Nel corso degli anni falla conoscere!”.
L’angelo Gabriele fa visita a Miryàm per annunciarle la nascita di Yeshùa. “Quando fu entrato da lei, le disse: ‘Buon giorno’”. – Lc 1:28.
Davvero anacronistico questo saluto. Il testo biblico ha χαῖρε (chàire), “rallègrati!”.
“Entrando da lei, disse: ‘Ti saluto’”. – CEI.
A conclusione di questo campionario, citiamo le parole dell’editore nel presentare la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture. Parole che, dopo aver letto gli esempi riportati, non sono meno esilaranti degli esempi stessi.
“È una grandissima responsabilità tradurre le Sacre Scritture dalle lingue originali — ebraico, aramaico e greco — in lingua moderna . . . [I traduttori] Si sentono responsabili anche verso gli attenti lettori che fanno affidamento su una traduzione”. – Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, Prefazione, pag. 3.
“Questa edizione riveduta 1987 della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture dà un notevole contributo all’accurata conoscenza biblica . . . Nella Traduzione del Nuovo Mondo si è cercato di cogliere l’autorevolezza, il vigore, il dinamismo e la franchezza delle Scritture Ebraiche e Greche originali e di esprimere queste caratteristiche in italiano moderno [sic]. Non si è fatto ricorso a parafrasi delle Scritture [sic] . . . Abbiamo evitato di prenderci delle libertà col testo [sic] . . . Questo ha impedito di cedere alla tentazione di far dire al personaggio o allo scrittore originale quello che si pensa avrebbe dovuto dire [sic] . . . a volte è necessario aggiungere altre parole per rendere la vivacità, le immagini mentali e la drammaticità dell’azione . . . È nostro desiderio che ciascun lettore, valendosi appieno delle varie caratteristiche di questa edizione delle Sacre Scritture, sia aiutato ad acquistare un’accurata conoscenza della verità e a comprendere più chiaramente” [sic]. – Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, Introduzione, pag. 6, 7, 11.